Anno 8 - N. 24/ 2009


OGGI come IERI

L’ORTO - TERAPIA

"Un giardino dove uno può entrare e dimenticare il mondo intero, non può essere fatto in una settimana, non in un mese, non in un anno. Deve essere organizzato, atteso e amato finché sia".

di Ambra Morelli



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Tutto un mondo è racchiuso in questo piccolo pezzo di terra: il lavoro e la gratificazione dei suoi frutti, la storia e la cultura della conoscenza millenaria, il senso della vita dato dal crescere e maturare delle piante, il senso del tempo favorito dalla stagionalità. Tutto questo ed altro ancora si trova in quell'angolo di terreno che è l'orto. Facendo debite considerazioni sulla semplicità di questo luogo, si riescono a trovare grandi qualità che, per la consuetudine di considerarle abituali passano spesso inosservate o, quantomeno, se ne perde un po' l'importanza.
Tra i terreni coltivati, unitamente ai giardini, l'orto è l'unico che ha bisogno della cura continua dell'uomo e siccome ogni stagione ha i propri caratteristici prodotti, non è mai senza frutto, particolare questo che ha dato un forte contribuito al sostentamento delle famiglie che vivevano di questa produzione e non solo in tempi remoti visto che oggi, in fondo, non è molto diverso.
L'orto ci insegna a vivere perché, come il giardino, impone l'attesa. Ci insegna a saper aspettare… e quanto è difficile "attendere" oggi, avere la pazienza di aspettare i tempi necessari perché le cose siano! Anche per questo l'orto riesce a ricreare un rapporto con la natura che è condizione sempre più distante dalla vita che mediamente conduciamo, più attenta e propensa alla velocità degli avanzamenti tecnologici che ai ritmi naturali della vita.

L'orto è anche un hobby, cioè un modo piacevole di passare il tempo e non è solo, come tipicamente ci si aspetta, per gli anziani anzi, piace molto ai giovani e, per i molto-giovani, i bambini, diventa addirittura "materia di studio" a scuola. Non è raro infatti, trovare un angolo del giardino scolastico con piccole coltivazioni di ortaggi. Non è la prima esperienza di questo tipo, già esisteva anche nelle scuole, diciamo che ultimamente è più di tendenza, e spesso, accompagnato dal consumo dei frutti prodotti in loco. Per questo motivo è considerato un momento educativo anche rispetto alla corretta alimentazione, lo scopo è di far conoscere, e quindi apprezzare, le verdure ad "utenti", i bambini per l'appunto, noti denigratori del gusto dei vegetali.

Frutto della conoscenza del territorio, la coltivazione di ortaggi adatti all'alimentazione umana, è stata il risultato di un lungo apprendistato determinato dall'osservazione delle piante che crescevano spontaneamente e dalla conoscenza diretta della coltura, dai bisogni della comunità, dalla stagionalità.
Nel Medioevo il giardino, o l'orto, era presente capillarmente perché situato nei pressi dell'abitazione, era un pezzo di terreno sempre recintato e diviso all'interno in zone di produzione di diverse varietà di piante, dagli ortaggi alle piante aromatiche, alle piante medicinali, ai fiori per l'altare. Spesso nei documenti antichi si citano vendite, donazioni o scambi di terreni destinati all'orto a riprova dell'importanza di questo appezzamento di terreno per tutti i ceti sociali. Infatti gli orti dei contadini non erano soggetti a decima da parte del proprietario delle terre, signore o monastero che fosse, né a canoni d'affitto: ogni orto produceva, generalmente, ortaggi in abbondanza e pertanto le produzioni, erano a completa disposizione del colono: se ciò che se ne ricavava era in maggiore quantità rispetto al bisogno famigliare, si poteva vendere ricavandone così degli utili. Motivo in più perché i vegetali fossero considerati di primaria importanza nell'economia domestica e nell'alimentazione dell'epoca.
La cura dell'orto era fondamentale perché si otteneva qualità di cibo basilare per la famiglia, o la comunità, ma non era importante solo per questo: infatti nella porzione di terreno denominata "’orto dei semplici", si coltivavano erbe con caratteristiche curative, le erbe medicinali di cui i monasteri fecero arte.
L'esistenza dell'orto ebbe particolare importanza nella cultura monastica legato proprio alla regola che imponeva per i monaci un'alimentazione frugale, basata soprattutto sul consumo di ortaggi e legumi, ma di rilievo economico legato al bisogno di autosufficienza del monastero: nella regola di San Benedetto infatti è obbligatorio per ogni cenobio. La sua presenza era una caratteristica dei monasteri anche perché luogo dove il monaco poteva, pur svolgendo lavori manuali, mantenere il raccoglimento della sua spiritualità. Le conoscenze botaniche ed agricole empiriche diventarono consuetudini da tramandare e i monasteri furono anello importante nella salvaguardia di queste conoscenze. L'orto sembra caduto un po' in disuso nell'attualità delle persone che vivono in città mentre rimane fortemente ancorato alla tradizione appena si lasciano i confini cittadini, ma molti sono i motivi del suo recupero. L'orto ha una funzione sociale, attorno ad esso si crea e si ricrea cultura, lavoro, interesse, salute! Ultimamente, la popolarità dell'orto ha raggiunto persino l'America che ne ha fatto un motto, una campagna operativa. Il problema della salute dei cittadini è stato senz'altro ben interpretato dalla First Lady statunitense che con gestualità clamorosa, ha fatto del roseto del giardino della Casa Bianca un orticello dove cresceranno broccoli, zucchine e quant'altro, questo come esplicito messaggio verso un modo di condurre la propria alimentazione più salutare, cercando di rubare "l'attenzione" a tutta quella miriade di junk-food che, nella traduzione italiana di "cibo-spazzatura", ben sintetizza questa espressione di allarme sociale verso i negativi cambiamenti alimentari, tanto rapidi quanto malefici, e verso un miglioramento della sicurezza alimentare in tutto il suo più ampio spettro di significati.
In America, l'idea dell'orto si è diffusa nei "community garden", o orti comunitari di quartiere che, oltre a donare un po' di verde in mezzo alle città, forniscono frutta e verdura fresche perché prodotti localmente: avanzatissimo modo americano di pensare, in un Paese in cui, soprattutto nelle città, si consuma abitualmente ogni cibo già pronto e confezionato e la produzione locale, potremmo dire oggi " a chilometro zero", è quasi fantascienza.

Per noi europei, l'orto è tradizionale e ancora rimane ben saldo nelle nostre usanze. Milano poi, nonostante la forte propensione a riempire tutti gli spazi cittadini con palazzi e grattacieli, non si è mai scordata degli orti.
Il comune infatti mette da sempre a disposizione per i cittadini appezzamenti di terreno organizzati da coltivare e sono moltissime le persone, pensionati soprattutto ma non solo loro, che hanno a disposizione un po' di terreno per questo scopo. Attualmente sono più di 400 gli orti comunali, ripartiti in sette zone della città. Il tema dell'orto, quindi della produzione locale di alimenti, sarà anche uno dei temi della prossima esposizione mondiale Expo 2015 a Milano. Poi ci sono gli "orti didattici", che sull'onda degli "school gardens" americani, integrano la "materia" nel curriculum scolastico come metodo di educazione alimentare e di conoscenza di un mondo spesso, per i bambini, sconosciuto. Attraverso l'orto, i bambini, imparano inoltre la storia, l'economia, la poesia, l'ecosistema. La valenza di questa modalità educativa non sta solo nel poter mangiare gli ortaggi prodotti, nel conoscerli e quindi meglio apprezzarli nella propria dieta quotidiana, ma anche nel contatto con la terra, nella meraviglia della crescita della piantina, e nel saper curare in modo quotidiano, quasi in un allenamento giornaliero, ciò che più ci interessa, non da ultimo, nel saper attendere un risultato. Dice un proverbio cinese "Un giardino dove uno può entrare e dimenticare il mondo intero, non può essere fatto in una settimana, non in un mese, non in un anno. Deve essere organizzato, atteso e amato finché sia". E su questi ultimi punti si basa anche un altro aspetto dell'orto moderno cioè la terapia orticolturale, come benefico effetto del paesaggio verde sull'individuo che regala percezioni sensoriali che non sempre hanno la possibilità di esprimersi, ridando il senso del tempo dato dall'evolversi delle stagioni dei suoi prodotti e anche il senso dello spazio, spazio vitale per le piante e spazio vitale per l'uomo.