Anno 8 - N. 24/ 2009
Estensi - tra brigantaggio e "Delizie"
[...] Pasi poteva vedere di persona l'intero apparato delle "delizie" nel loro massimo fulgore dove sobrie ed eleganti architetture si alternavano a giardini, corsi d'acqua, sculture, animali e vegetazioni esotiche.
di Giuliano Tessera
Niccolò III d'Este
(Ferrara, 1383 - 1441)
Abbiamo già avuto modo di imbatterci negli Estensi quando ci siamo messi sulle tracce della Via Bibulca (vedi EOS, n°.15, "La via Bibulca - tra storia e leggende -") "iniqua via" come ben presto Ludovico Ariosto ebbe modo di scoprire durante l'incarico ricevuto da Alfonso I d'Este, Commissario della Garfagnana, dal febbraio 1522 alla fine di maggio 1525. L'Ariosto, che aveva lasciato a malincuore le sue "tanto amate ottave" a Ferrara, fu coinvolto nella piaga endemica del banditismo che infestava tutta la zona e che, con tutta una serie di "gride" tentò di combattere arrivando addirittura a sospettare gli stessi estensi di connivenza…
Le Delizie estensi invece, "paesaggi come collezioni" come ben dice Enrica Domenicali (Servizio cultura, Progetto Castello e Delizie) riprendendo la lettera dedicatoria di Marco Antonio Pasi, ingegnere e geografo di casa d'Este (1571) al duca Alfonso II d'Este si legge: "...coloro che mireranno la mia cosmografia, è bellissimi et inespugnabili forti, fortezze, castelli, Roche Cittadelle, cavamenti, pescagioni; Palazzi e Citade, et altre simili cose da piacere ad ognuno con meraviglia grande, conosceranno pur anco di quanta lode siano meritevoli i fondatori d'esse …".
E Pasi poteva vedere di persona l'intero apparato delle "delizie" nel loro massimo fulgore dove sobrie ed eleganti architetture si alternavano a giardini, corsi d'acqua, sculture, animali e vegetazioni esotiche.
In tal modo le "Delizie", suscitando stupore e ammirazione, svolgevano contemporaneamente funzioni di rappresentanza e anche di monitoraggio idrico e militare: un mirabile apparato che facendo perno sulla meraviglia conduceva alla conoscenza.
La carta del Pasi aveva per gli estensi un immenso valore anche dopo il 1589 quando tutta l'area ferrarese divenne dominio diretto della Santa Sede. La mappa (m. 3,22 x 2,06) custodita presso l'Archivio di Stato di Modena, ha contribuito a far diventare "Ferrara città del Rinascimento e il suo delta del Po, patrimonio dell'Unesco”.
Le Delizie estensi costituiscono originariamente un insieme di 19 ville, casini di caccia, dimore estive posizionati nel territorio ferrarese e rodigino, fatti edificare dagli estensi dalla fine del '300 sino alla metà del '500. Canali e vie d'acqua le collegavano con Ferrara: ne derivava un mosaico di incomparabile bellezza.
Le 11 Delizie ancora esistenti
- Delizia di Schifanoia a Ferrara
- Delizia di Belriguardo a Voghiera
- Delizia di Copparo a Copparo
- Delizia del Verginese a Portomaggiore
- Castello di Mesola a Mesola
- Delizia di Fossa d'Albero
- Delizia di Benvignante
- Delizia dei Bagni Ducali
- Delizia della Diamantina
- Villa della Mensa
- Delizia di Scortichino
Non esistono più le seguenti 9 Delizie:
- Delizia di Bellombra o Corbula inferiore
- Delizia di Ostellano
- Delizia di Consandolo
- Delizia di Montesanto
- Castello di Porto a Portomaggiore
- Delizia Le Casette
- Delizia di Migliaro
- Delizia di Quartesana
- Delizia di Francolino
Due illustri Delizie
Palazzo Schifanoia
(n. a. che schiva la noia) a Ferrara.
È soprattutto famoso per gli affreschi del Salone dei Mesi, tra i più importanti parietali importanti del Quattrocento italiano. è opera collettiva progettata da Cosmè Tura, dall'astrologo Pellegrino Prisciani nonché dai pittori ferraresi come Francesco del Cossa e Ercole de' Roberti. È forse la Delizia più nota e ammirata.
Delizia di Berliguardo
È situata a circa 15 Km. da Ferrara ed è soprannominata la Versailles degli estensi.
Era residenza estiva voluta da Niccolò III d'Este risalente al 1435. Fu frequentata sovente da Lucrezia Borgia, seconda moglie, dopo Anna Sforza, di Alfonso I, sopra menzionato.
Fu sede prescelta anche da Torquato Tasso e divenne anche luogo di ambientazione dell'opera teatrale di J.W. von Goethe, “Torquato Tasso”.
Quando gli estensi furono costretti a lasciare Ferrara nel 1598, Belriguardo, oggi frazionata in abitazioni private, decadde irrimediabilmente.
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