Anno 8 - N. 22/ 2009


OGGI come IERI

CIOCCOLATO dolce consolazione?

Un periodo di stress ci porta a preferire certi cibi? l'umore ci sembra più sollevato e più appagato al gusto di certi alimenti? spesso pensiamo di "aver bisogno di"?

di Ambra Morelli




Una delle caratteristiche che distingue l'uomo dagli animali è la particolare capacità di adattamento che lo rende, in un certo qual modo, indipendente dall'ambiente. Questa condizione è molto evidente nel comportamento alimentare e nella scelta degli alimenti che ognuno di noi fa. Questa condizione ci ha allontanato molto dalla naturale capacità a nutrirsi che l'uomo aveva agli albori della sua storia da quelle che attualmente ha, ci ha separato nettamente, cioè, dalla scelta puramente istintiva determinata dal bisogno energetico e biologico dei primi esseri umani che abitavano le caverne, rispetto a quelle mirate, precise, culturali, imprescindibili e, talvolta, irrinunciabili che l'uomo moderno fa.
Un periodo di stress ci porta a preferire certi cibi? l'umore ci sembra più sollevato e più appagato al gusto di certi alimenti? spesso pensiamo di "aver bisogno di"? Ma c'è veramente una corrispondenza tra consumo di determinati alimenti e stato d'animo, tra particolari cibi e recupero della serenità? O forse è più vero che diverse situazioni emotive ci spingono maggiormente verso specifiche scelte alimentari? E poi, le capacità cognitive sono influenzate, migliorate dal consumo di determinati cibi?
In sostanza, ha più potere il cioccolato o una mela sull'umore?
Non si può, dimenticare l'aspetto emozionale che i cibi hanno sul tono dell'umore delle persone, quella sorta di condizionamento psicologico, ricordo di qualcosa che ha dato loro piacere in certe circostanze e che si ripete al consumo dello stesso alimento. Non solo sensibilità particolare: sembra, infatti, ci sia anche una componente ereditaria nel complesso meccanismo di scelta.
Quindi, cognitività e memorie ancestrali fissate nelle cellule, formalizzano l'opzione: è grande la variabilità che incide e tra le variabili agisce l'interattività, quindi l'ambiente e l'uomo che interagiscono e intersecano le loro azioni e le loro reazioni. Il comportamento alimentare è infatti individuale sia si tratti dei bisogni psicologici/edonistici, sia dei bisogni biologici.
La preferenza per il gusto dolce, si sa, è connaturata all'essere umano. I primi uomini ricercavano cibi dolci come la frutta. In seguito, il desiderio per il gusto dolce portò, ad "isolare" lo zucchero producendolo dalla canna da zucchero o dalla barbabietola che divenne pertanto disponibile come additivo per dolcificare altri cibi con gusti meno desiderabili, continuando così a mantenere ed intensificare l'innata inclinazione. Le ingerenze culturali nella selezione del cibo hanno rielaborato e sviluppato sistemi diversi di apprezzamento degli alimenti influenzando le nostre istintive predisposizioni e influenzato le nostre credenze. Tuttavia le scelte alimentari sono fatte sui tipi di alimenti che attualmente si consumano ecco che allora latte, cioccolato, carboidrati, alimenti con diversi gradi di sapore dolce, sono considerati oggi la via più diretta alla "gratificazione" e motivo di consolazione: questo vale soprattutto per le donne perché gli uomini sono maggiormente coinvolti da alimenti di gusto salato: pane, pasta, pizza.



Il livello di buon umore può anche dipendere dal senso di stanchezza accumulata nella giornata che a sua volta può giovarsi dall'apporto di nutrienti diversi quali, anche se non i soli, i carboidrati. Quindi l'idea che il dolce consoli e migliori lo stato d'animo è più dovuto al folclore, alla nostra immaginazione che elabora strategie compensatorie allo stress che alla realtà delle cose. Quando si parla di cioccolato, questa sensazione di benessere è supportata, in modo più verosimile, dalla chimica poiché, contenendo anche sostanze ad azione neurofarmacologica, porta ad un veloce miglioramento dell'umore. Nei confronti del cioccolato questo effetto è notorio, e può arrivare, curiosamente, fino ad una sensazione di vera e propria necessità.

Secondo un recentissimo, anche se non molto significativo per numerosità, studio randomizzato, il cioccolato è risultato più efficace nell'elevare il tono dell'umore. Molte ricerche, del resto, evidenziano questa sensazione anche dopo il consumo di carboidrati a dimostrare che lo stato d'animo e le capacità cognitive siano influenzate positivamente dagli zuccheri. Se così è, si tratta, comunque, di un miglioramento tanto immediato quanto rapido: passa subito. Al contrario, le stesse ricerche dimostrano che una riduzione dei carboidrati nella dieta porta ad un peggioramento dell'umore. Tutto ciò trova una spiegazione più legata ai livelli di glicemia e come conseguenza dell'indice glicemico, che al piacere del palato e allo stato di benessere che ne consegue. Ma non solo, entrano in gioco l'aumento dei livelli cerebrali di serotonina, e, più semplicemente, aumenta la disponibilità di glucosio a livello cerebrale.
Mangiare i cibi preferiti stimola il rilascio di endorfine che innalzano il tono dell'umore. Molti altri elementi partecipano e intersecano le loro azioni per il raggiungimento di questo risultato: spesso nelle donne le voglie alimentari scaturiscono dallo stato d'animo del momento, dalla noia, dallo stress, mentre gli uomini dichiarano apertamente che sono dovute alla fame. Le donne rispetto agli uomini, sono più portate ad avere sensi di colpa dopo aver mangiato un cibo gradito per aver, quindi, "ceduto alla tentazione". Cibo cardine di questo sentimento è, guarda caso, sempre il cioccolato che, considerato particolarmente vietato per l'intenso piacere che dà, genera la voglia sempre più forte di mangiarne. Un alimento appetibile come questo, scatena in chi lo consuma un conflitto tra la necessità di non esagerare per non ingrassare, e la voglia di mangiarne secondo desiderio. Questa sorta di dipendenza trova anche una sua definizione: "cioccolismo", sorta di "food craving", di irresistibile richiamo a consumare un certo cibo. Queste voglie sono più frequenti per il cioccolato, in assoluto l'alimento più richiesto, ma anche per alimenti ricchi in grassi e zuccheri o carboidrati. Rispetto a determinati alimenti o bevande, inoltre, ci si aspetta una reazione conseguente predeterminata, per esempio, "bevo caffè e non dormo", quando in realtà la sensibilità, la risposta alla caffeina in questo caso, è individuale e pertanto diversa da persona a persona, quindi la validità non può essere uguale automaticamente per tutti. Lo stesso accade con l'assunzione di carboidrati ai quali si attribuisce un effetto rilassante che spinge, secondo alcune persone, fino alla sonnolenza. Il risultato sembra essere maggiore quando si unisce al consumo di una fonte di carboidrati il latte caldo, altro alimento al cui contenuto di caseina, si attribuisce un effetto calmante. Le scelte di cibi che ognuno di noi fa si rifanno a meccanismi molto complessi tra cui appetito, emozioni, esperienze personali, circostanze sociali, regolazioni metaboliche, molteplicità di reazioni con un intenso impatto sul nostro stato d'animo che può essere talvolta grandemente positivo con effetto massimizzato sul tono dell'umore, ma il senso di colpa o di rimorso che si può provare subito dopo aver consumato, magari una buona dose del nostro cibo "consolazione", come si può risolvere? Probabilmente se mangiare è uno dei piacere della vita e mangiare i cibi preferiti può stimolare il rilascio di endorfine che esaltano l'umore, allora concedersi talvolta, senza colpevolizzarsi, i cibi più graditi, consentirebbe di portare al massimo la felicità. Probabilmente si può godere degli aspetti edonistici del cibo semplicemente alternando le occasioni di consumo, mangiandone liberamente e considerando che i comportamenti alimentari sani, possono portare a non aver bisogno di dover eccedere nella quantità di cibi ritenuti fortemente gratificanti, per esserne appagati.