Anno 6 - N. 18/ 2007
“... Sia Béjart sia Versace furono da quel momento
compagni di strada di Dionysos...”.
MAURICE BÉJART ricorda GIANNI VERSACE
Il coreografo gli dedica, alla Scala di Milano il 15 luglio del 2007,
un balletto dal titolo “Grazie Gianni con amore”.
di di Annamaria Caputo
Erano gli anni nei quali emergeva il grande sistema della Moda italiana: in una straordinaria fioritura di talenti vengono fondati i grandi marchi che porteranno la nostra Moda in tutto il Mondo.
È in questo panorama particolare, dove Milano nel volgere di poche stagioni diventa una tappa obbligata del circuito internazionale della moda, che bisogna inserire il fenomeno Versace, che definisco così, non soltanto per l’eccezionale e indomabile creatività di Gianni, ma anche per la sua immediatezza nel comunicare con società dalle culture diverse, in apparenza molto lontane da quella occidentale.
Solo con questa attrazione reciproca – che testimonia come la creatività pura sia un linguaggio universale – si può spiegare la rapida diffusione dello stile Versace.
Uno stile che voglio riassumere con queste parole, non ricordo chi le abbia scritte :
“Le ragioni del successo di Gianni Versace sono legate al suo appeal universalmente riconosciuto.
L’approccio di Gianni Versace alla moda è un’alchimia inaspettata di tributi alle arti ed alla storia del costume. Uno stile unico e facilmente identificabile, ricco e lussuoso, che per definire il presente, rende omaggio al passato proiettandolo nel futuro.”
È nota la grande passione di Gianni Versace per il teatro: amava creare il “costume” per il teatro come per la vita di ogni giorno. La sua visione della vita quotidiana era spettacolare, quasi fosse stata progettata per la ribalta.
Il grande amore per il teatro dipendeva in parte dal fatto che realizzare costumi per l’opera o per il balletto voleva anche dire confrontarsi con altri creativi, con persone geniali ma, soprattutto, non dover frenare o limitare la propria fantasia.
Gianni Versace ha creato i suoi “costumi” come se passerella, concerto rock, opera, serata di gala, balletto ed Hollywood costituissero un percorso ininterrotto: curiosità ed istinto hanno sempre guidato il suo lavoro.
Il successo di questa combinazione unica di elementi porta quella immediatezza che è caratteristica della storia Versace. Già nel 1977 il New York Times lo inseriva nel selezionatissimo elenco dei veri creatori. Ogni dieci anni, scriveva, nasce un genio: Chanel, Dior, Balenciaga, Yves Saint-Laurent e Gianni Versace.
Gianni inizia la sua collaborazione con il Teatro alla Scala nel 1982 e disegna i costumi per il balletto “Josephlegende” di Richard Strauss con la scenografia del pittore Luigi Veronesi. Nel 1983 crea i costumi per il balletto di Gustav Mahler “Lieb und Leid”. Nel 1984 realizza per la Scala i costumi del “Don Pasquale” di Donizetti e del balletto “Dionysos” diretto da Maurice Béjart.
Nel gennaio 1987 Bob Wilson mette in scena per la Scala “Salomè” di Richard Strauss e nel maggio 1989 il “Doktor Faust” ed in entrambi i casi chiede allo stilista di disegnarne i costumi. Con Bob Wilson, grande regista d’avanguardia, Gianni Versace sperimenta un modo totalmente nuovo di porgere un racconto, di descrivere e far vivere la realtà stravolgendola e dandone molteplici interpretazioni. Anche il loro modo di raffrontarsi era una ricerca complessa, intrigante, stimolante ma dove tutto era pensato e provato con un preciso programma.
Nel 1988 disegna gli abiti di scena dell’ultimo recital di Zizi Jeanmaire ed i costumi del balletto “Java Forever”.
Nel 1990 è la volta di “Capriccio” di Richard Strauss con John Cox per l’inaugurazione della stagione teatrale dell’Opera di San Francisco. Nel 1991 William Forsythe mette in scena i suoi balletti allo Statische Buhnen di Francoforte con i costumi di Versace. Nel 1995 prima mondiale al Kennedy Center di Washington D.C. del nuovo spettacolo dell’American Ballet Theatre “How near Heaven” della coreografa Twyla Tharp; costumi, una volta ancora, di Versace.
A proposito dell’incontro fra moda e teatro, Patrizia Cucco che per anni è stata assistente di Gianni Versace, mi diceva che durante l’allestimento dello spettacolo “Souvenir de Léningrad” ci si avvalse di una grande, storica sartoria teatrale: la sartoria Tirelli. In quell’occasione Gianni Versace incontrò il grande costumista italiano Piero Tosi, famoso per la sua collaborazione con Visconti, da Senso al Gattopardo ad una indimenticabile Traviata. Tosi gli disse: “Come mi piacerebbe fare un film contemporaneo con i tuoi abiti” ed aggiunse “Non fare il costumista, è un lavoro in cui non si crea, ma si rifà il passato”. Gianni raccolse il messaggio e cercò sempre di creare abiti che si ispirassero alla tradizione ma rivisti in chiave attuale: vedi gli usi del colore, le tecnologie avanzate utilizzate e gli accorgimenti moderni. I suoi costumi, anche se disegnati per personaggi e situazioni del passato, sono sempre stati tesi verso il futuro: maglia di metallo, motivi optical, ricami audaci, asimmetrie, rispecchiavano sempre il gusto del tempo ed un grande rispetto, oltre ad un vero e proprio culto per il corpo, sia maschile sia femminile, che risultava sempre e comunque esaltato e valorizzato.
Vorrei ora parlare del suo sodalizio con Maurice Béjart e dell’emozione vissuta il 15 Luglio 2007, Teatro alla Scala, assistendo al balletto “Grazie Gianni con amore” col Béjart Ballet Lausanne, coreografie di Maurice Béjart.
Gianni diceva “con Maurice sarò sempre pronto a ricominciare” e quando al Teatro alla Scala si è alzato il sipario sul balletto che Maurice Béjart gli ha dedicato Gianni era lì con la sua immagine, con i suoi abiti, la sua creatività che improvvisamente riviveva, grazie al grande amico ed ai suoi ballerini. È stata per tutti i presenti una emozione indescrivibile, se ne percepivano i palpiti.
Gianni Versace e Maurice Béjart si incontrano nel 1984. Riporto poche righe dalla prefazione di Mario Pasi al volume dedicato al balletto in ricordo di Gianni, parole che descrivono l’essenza di questo connubio: “Béjart il coreografo del “secolo della danza” inizia un viaggio specialissimo in compagnia di un re della moda, di un uomo che aveva deciso di imbarcarsi su un vascello alato per lasciare di sé una immagine diversa, fatta con i tessuti del pensiero. […]. Sia Béjart sia Versace furono da quel momento compagni di strada di Dionisos, e trovarono nel lavoro comune quell’ordine speciale fatto di sacrificio, dedizione, cura del bello, che avrebbe potuto deliziare anche il rigoroso Apollo...
...Dieci anni fa, la storia si concluse “Barocco Bel canto” a Boboli, nel giugno 1997, poi l’ultimo saluto ma doveva essere un arrivederci”.
Maurice Béjart con poche e significative parole rispecchia mirabilmente la personalità e l’essere di Gianni Versace, che così descrive: cuce… strappa… ricostruisce… rifinisce… guarda… ricomincia…. aggiunge… sopprime… mi ascolta, indovina il mio pensiero… lo precede… cuce di nuovo, costruttore orafo, pittore di miniature e gigante dell’affresco.
Ama troppo la vita per non preferire il teatro a tutto, persino alla moda! A costo di trasportare il teatro nella strada, negli aeroporti, nei ristoranti, nella vita di ognuno e di ognuna e fare di ogni donna la Garbo e di ogni ragazzo James Dean. Ama i miti; al pari di Malraux “è la mitomania che l’interessa”, in ciò che essa ha di eterno, mentre la vita quotidiana è ad ogni momento una Mort subite, in quanto ciò che è nuovo è per forza fuori moda domani, ma ciò che è bello resta bello, come la famosa centenaria del dramma di Mishima, che a chi le parla della bellezza dichiara “Una donna bella è sempre bella”.
Gianni sempre pronto a rimettersi in discussione, forza e agilità, decisione e libertà, precisione e generosità”.
Nel vedere Maurice Béjart in scena appoggiato ad una sbarra e trasportato dai suoi ballerini mi viene il classico groppo in gola, ma forse di questo non dovrei parlare anche se penso sia fantastico che un uomo reagisca in questo modo alla malattia e provi un così intenso desiderio di trasmettere al pubblico i magici successi vissuti con un amico : Dionysos per il Teatro alla Scala nel 1984, Malraux, ou la metamorphose des dieux al Cirque Royal di Bruxelles nel 1986, Souvenir de Léningrad a fine ‘87 per il Théâtre de Beaulieu di Losanna, Patrice Chéreau (devenu danseur) règle la rencontre de Mishima et d’Eva Peròn nel 1988 al Cirque Royal di Bruxelles per citarne alcuni e poi:
Ballet du XXème Siècle
Fiche signalétique
Elégie pour elle, L…aile!
Chaka
Pyramide - El Nour
La mort subite
Sissi, impératrice anarchiste
Le presbytère n’a rien perdu de son char-
me, ni le jardin de son éclat
Barocco – Bel canto
Il giorno dopo leggo i giornali, parlano della sfilata all’ingresso e nel foyer della Scala, le sue modelle, le fantastiche donne da lui lanciate, sempre affascinanti in abiti di “quel periodo”, inatteso omaggio a Gianni. Piazza della Scala impazzita. Tranvieri fermi ma non troppo infastiditi dalla folla di uomini, donne, anziani, bambini, stranieri che ammiravano la parata di stelle. Fotografi all’assalto, tutto regolare come ai tempi delle sue sfilate.
Alla Messa del 16 luglio la famiglia, i suoi collaboratori e gli amici erano presenti ed all’uscita ho visto Susy Menkes, la voce della moda che tutti venerano e che gli stilisti emergenti temono.
Il 20 novembre Maurice si addormentava a Losanna e raggiungeva nel Giardino di Dionysos il grande amico Gianni per continuare con lui un colloquio mai sospeso malgrado la separazione voluta dal destino.
è difficile trascorrere dodici anni vicino ad una persona di spiccata vivacità intellettuale associata ad una fantasia senza limiti, senza riportarne un ricordo molto vivo anche per una persona come me, in fondo distante da una attività stilistica così prepotente come quella di Gianni Versace. Il mio contatto con lui era soprattutto rivolto a problemi di ordine legale e promozionale: ma debbo riconoscere che anche in questo settore, forse per lui un poco noioso e nel quale avevo ampia delega, la sua valutazione degli obbiettivi era sempre ben centrata e spesso, per me, di utile e intelligente guida. Ricorderò sempre l’interesse con il quale ascoltava piani di lavoro, con osservazioni acute, ma accettando talora dibattiti dei quali riconosceva la giustezza e la fattibilità “sul campo”. Ed erano occasioni, non di raro, per vedere nascere, sotto i nostri occhi, spunti geniali ed al contempo pratici. Tanto che ogni colloquio con lui, fonte di trepida attesa, si risolveva in un vero piacere nonché fonte di gratificazione per il sobrio assenso, e per me fonte di soddisfazione per il riconoscimento convinto di settimane, talora mesi, di viaggi e di lavoro assiduo ed impegnativo. Ho sempre considerato Gianni un Maestro del lavoro nella sua eccezione più ampia. Tutto ciò, ancora oggi che nominalmente non ne faccio più parte, mi fa sentire nei confronti dell’Azienda e dei suoi collaboratori, donne ed uomini, affettivamente ed orgogliosamente legata e certa che il nome Versace continuerà a mantenere ed accrescere nel mondo l’immagine dell’Italia “creativa”.
RICORDO DI GIANNI VERSACE
Di Donatella Versace, di Allegra Versace, di Santo Versace e del Gruppo Versace credo si sappia quasi tutto dalla stampa.
Sono entrata nel Gruppo Versace nel 1985 ed ho lasciato la Società nel luglio 2005. Rapportavo al Dr. Santo Versace e con la collaborazione dell’avvocato Maurizio Bozzato mi sono occupata degli aspetti legali ed operativi inerenti ai contratti di franchising e di produzione. Dal 1987 sono stata responsabile dello sviluppo dei mercati asiatici ma non desidero annoiarvi con la storia dei miei venti anni in Versace.
Mi è stato chiesto di ricordare le mie esperienze nel mondo della moda. Manco da questo mondo da oltre due anni ed esserne assente per un periodo così lungo è essere “out”: pertanto esitavo a scrivere questo articolo, ma recentemente un evento al Teatro alla Scala ha risvegliato in me affetti e ricordi di questo importante periodo della mia vita.
La Versace ha iniziato la propria attività nel 1978 e nel 1985 era agli inizi della sua fase espansiva: ho così vissuto la parte più coinvolgente ed appagante della sua storia:
- Sfilate con modelle che hanno fatto epoca e magnifici servizi fotografici: Avedon, Newton, Penn, Weber, Barbieri, Gastel e molti altri.
- Mostre come “L’Abito per Pensare” al Castello Sforzesco, la cui versione aggiornata è stata presentata in Giappone al Kobe City Museum; la mostra a Londra “Versace Teatro” al Royal College of Art; mostre a New York, Chicago, Monaco, Berlino ed in molti altri musei nel mondo.
- Riconoscimenti: il 24 gennaio del 1986 il Presidente della Repubblica conferisce a Gianni Versace il titolo di “Commendatore della Repubblica”, il 22 ottobre a Parigi Jacques Chirac assegna allo stilista la “Grande Medaille en Vermeil de la Ville de Paris”. I premi si susseguono ma non desidero trascrivervi un elenco di riconoscimenti.
Erano gli anni nei quali emergeva il grande sistema della moda italiana. Senza disconoscere l’apporto dato sin dagli anni Cinquanta dai creatori di Alta Moda, fu chiaro quasi all’improvviso che parlare di moda significava parlare di quella reale, effettiva, che ha un suo peso determinante sul mercato e sul costume: il prêt-à-porter, capace di rappresentare con la sua forza espressiva un aspetto dell’epoca in cui viviamo.
Certamente la mia è stata una esperienza eccezionale, vissuta a fianco di un Uomo e di una équipe straordinari e, per molti aspetti, irripetibile.
La mia posizione di persona non coinvolta nella routine, sia pur creativa e di alto livello, mi ha concesso il privilegio di essere al contempo una collaboratrice attenta di un mondo straordinario, esaltante oltre che unico.
Gianni Versace ed il suo eccezionale team mi resteranno sempre nel ricordo ma soprattutto nel cuore.
Per questo molto volentieri ho raccolto l’invito a parlarne.
a.m.c.
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