Anno 6 - N. 18/ 2007


“…alla tua anima musicale che si rivela nelle sinfonie mormorate delicatamente dai tuoi perfetti motori”.

GIUSEPPE E VINCENZO LANCIA inventori e pionieri

Dalla carne in scatola alla prestigiosa casa automobilistica Giuseppe vincerà una gara d’appalto per le forniture di carne in scatola e brodo concentrato agli eserciti Piemontese, Inglese e Francese impegnati nella guerra di Crimea. Vincenzo, poco incline allo studio ma appassionato di meccanica, fonda nel 1906, a soli venticinque anni, la Lancia.

di Giuliano Tessera



L'Alfa 12 HP (198) La prima vettura di casa Lancia


Giuseppe Lancia
La famiglia Lancia è originaria di Fobello che sorge a 900 metri sul livello del mare (come attesta una lapide posta sul frontale del municipio), nella valle percorsa dal torrente Mastallone, una valle laterale della Valsesia. Agli inizi dell'Ottocento le risorse naturali sono ancora insufficienti e i trentaseimila abitanti della vallata sono spesso costretti alla via dell'emigrazione anche nelle Americhe, ma è a Torino che i Lancia andranno a cercare fortuna.
Il nonno di Vincenzo Lancia, pioniere dell'automobile, fondatore dell'omonima casa automobilistica, aveva raggiunto Torino per esercitare il mestiere del salsicciaio e macellaio, ma i suoi tre negozi, forse a causa di una concorrenza spietata, erano stati costretti alla chiusura.
Toccherà così al figlio Giuseppe rilevarne le attività e sfidare la sorte. Giuseppe Lancia era nato a Fobello nel 1822, ma era cresciuto a Torino e fin da piccolo aveva lavorato coi fratelli come salsamentario e "a far candele". Il giovane Giuseppe studierà in un Istituto Tecnico, rivelando una straordinaria passione per la meccanica e per le invenzioni che applicherà, diciamo, così, al lavoro che svolgeva, il salumiere appunto.
Costruirà infatti una macchina per insaccare la carne suina, velocizzando i procedimenti per la preparazione dei salami. Sarà un successo e la macchina verrà prodotta in 30000 esemplari e venduta anche in Francia. La quantità e la qualità dei prodotti gli permetteranno in breve tempo di potersi fregiare dell'ambito titolo di "fornitore della Real Casa".
Lo spirito creativo di Giuseppe Lancia non si fermerà qui, infatti si metterà a produrre su larga scala cibi conservati sempre con invenzioni e brevetti mirati al perfezionamento dei processi per l'insaccatura dei salumi, per la cottura delle carni in scatola, per il confezionamento di dadi per brodo.
Il sistema Lancia per la conservazione delle carni in scatola otterrà così l'attestazione del prodotto da parte di Sua Maestà Vittorio Emanuele II, del Ministero della Guerra e del Governo Spagnolo.
Riuscirà in tal modo a vincere una gara d'appalto per le forniture di carne in scatola e brodo concentrato agli eserciti Piemontese, Inglese e Francese impegnati nella guerra di Crimea.
Nel 1865 inizierà una stretta collaborazione con Francesco Cirio (anche lui piemontese di Nizza Monferrato, commerciante di prodotti agricoli e primo "inscatolatore" di pomodori e piselli) per la creazione, a Firenze, di una "Fabbrica per il Ghiaccio Artificiale" che vedrà però la luce a Palermo.
Giuseppe Lancia acquisisce una dimensione sempre più internazionale: viaggerà moltissimo in Francia, Inghilterra, Serbia, Romania e poi oltre Atlantico per soddisfare le richieste di vari governi sudamericani. Nel 1872 a Milano con il fratello Vincenzo e il socio Olivieri costituisce una società per l'importazione di carni dall'Argentina in Europa conservate in celle frigorifere. Il Governo Argentino gli conferirà una medaglia d'oro con la dicitura "A los benefactores de la Humanidad".
È ormai un industriale di primo piano, frequentatore della Casa Reale e amico e compagno di caccia di Vittorio Emanuele II.
Lo stabilimento Lancia di Torino verrà visitato nel 1870 da Federico di Prussia e, nel 1876, le sue scatolette sfameranno l'esercito prussiano, così come quello spagnolo di stanza a Cuba (1 milione di pezzi) nonché la marina francese.
Nel 1875 si sposa con Marianna Orgiazzi e da questo matrimonio nasceranno 5 figli, tra cui nel 1881, proprio a Fobello, Vincenzo.
Nello stabilimento di Torino e in quello militare di Casaralta, Bologna, verranno prodotte 5/6000 scatole da 1,5 Kg. al giorno e ogni mese oltre mille capi di bestiame saranno macellati.
Tutto ormai, oltre alla carne, verrà messo in scatola: verdure, zamponi, mortadelle anche frutta. Si produrranno anche gallette di sopravvivenza, le odierne "razioni K".
Nel 1891 scrive anche il "Manuale del Macellaio e Pizzicagnolo", una vera e propria Bibbia illustrata relativa al settore.
Giuseppe Lancia, non appena l'attività intensa glielo permetteva, tornerà sempre alla sua Fobello, profondendo sempre "forze e sostanze". Il Cavalier Giuseppe Lancia morirà nel 1919 di "spagnola".

E sarà il figlio Vincenzo a scrivere un'altra importante "storia".


Vincenzo Lancia

Le cronache riferiscono che nel 1881, anno di nascita di Vincenzo Lancia, si registrò in Varallo e nei paesi circostanti, quindi anche a Fobello, una scossa di terremoto, per qualcuno segno premonitore di ciò che Vincenzo riuscirà a realizzare.
Il padre, Giuseppe, lo avrebbe visto volentieri avvocato, ma Vincenzo tutto voleva fare tranne che dedicarsi agli studi. Sin dalle scuole elementari vive i banchi e i muri come un luogo di reclusione. Gli è vicino di banco Fausto Carello che diventerà uno dei più prestigiosi produttori di fanali, fari e trombe per auto, col quale stringerà un'amicizia per la vita.
Vincenzo è curioso, si inventa e costruisce i suoi giochi come mulini e turbine che sperimenta nel torrente.
Non si parla di studiare nemmeno alla Scuola Tecnica, dove con l'inseparabile Carello proverà, con disappunto del padre, la bocciatura. Fausto finisce in una officina dove si costruiscono fanali per carrozze e Vincenzo pur di non andare a scuola vi si reca, spesso, per costruire con l'amico qualche nuovo gioco meccanico. Per Vincenzo, "Censin" come veniva chiamato, si aprono le porte del collegio di Varallo, dove è accolto come "torinese", cioè un estraneo dai suoi compagni.
Nel cortile della casa di Torino il padre di Vincenzo ha affittato dei locali ai fratelli Ceirano che hanno allestito una fabbrica di biciclette dal nome anglosassone "Welleyes", probabilmente per assecondare certe mode esterofile, comunque per attrarre clienti. È in questo cortile che "Censin" ha imparato a volteggiare sulle due ruote e questa abilità pratica acquisita stupirà i compagni di collegio che ne saranno conquistati.
I Ceirano apprezzano la passione per la meccanica del giovane Vincenzo e, alla fine, anche il padre deve arrendersi e lasciare che il figlio segua la "sua" strada. Comunque, poiché Vincenzo un pò (poco) ha studiato, viene assunto dai Ceirano come contabile. Professione che non eserciterà mai.
Nel 1899 la "Ceirano & C" mette in produzione una piccola vetturetta Welleyes con motore a scoppio a due posti. E ciò non può che far piacere al giovane Lancia.
Sulla vetturetta però si erano posati occhi lungimiranti, anche quelli di Giovanni Agnelli e di alcuni "clienti speciali” del Caffè Burello di Torino. In tal modo, con una offerta di 30 mila lire tutti gli impianti e i brevetti della Welleyes vengono rilevati. Nasceva la Fabbrica Italiana Automobili Torino, poi FIAT, che incorporava l'azienda e il personale quindi anche Lancia, l'ing. Faccioli progettista della società e Felice Nazzaro che sarà collaudatore e pilota con Vincenzo Lancia appunto.
Nei primi anni di vita la FIAT è presente nelle competizioni automobilistiche. Al volante dei "bolidi" troviamo Nazzaro e Lancia, il primo "stilista " del volante, il secondo impetuoso, veloce, ma soggetto a disavventure meccaniche.
Vincenzo Lancia pignolo ed esigente sul lavoro è invece gioviale e aperto alle amicizie conviviali nel tempo libero. Amante della musica lirica, ama, oltre alla cucina, in particolare Wagner.
Nei 1906 diventa costruttore e con l'amico Claudio Fogolin, il 29 novembre, fonda la Lancia.
Vincenzo Lancia ha 25 anni. Per creare la società che porta il suo nome ha raccolto, col collega Fogolin, 50 mila lire. Tutti i loro risparmi. Le idee e le innovazioni tecniche che apporterà saranno senza prezzo.
Sin dall'inizio infatti, le sue vetture desteranno ammirazione per le innumerevoli soluzioni tecniche. Il primo modello 12/24 Hp nel 1907, che verrà poi ribattezzato Alpha nel 1919, (sarà suo fratello professore di lettere antiche a suggerire di battezzare i modelli con lettere dell'alfabeto greco, tradizione che perdura sino ad oggi), già stupisce per la velocità di rotazione del motore -1800 giri al minuto- e per l'assale straordinario realizzato in metalloscalzolato anziché pieno aumentando così la leggerezza e la velocità senza pregiudicare la resistenza torsionale.
Nel 1913 la Theta presenta in Europa il primo impianto elettrico integrato nella vettura. Nel 1918 viene brevettato un prototipo di motore a otto cilindri a V di 45 gradi e un altro propulsore a 12 cilindri, a V stretto, di soli 22 gradi.
Una soluzione che arriverà sino alla Fulvia coupè 3 nel 1976.
Nei saloni di Londra e di Parigi del 1919 viene presentato un motore Lancia impressionante: un basamento fuso in un solo blocco e albero a gomiti con 12 manovelle, 6 delle quali angolate di 40 gradi rispetto alle altre. Non verrà mai prodotto in serie per ragioni di mercato e fiscali, ma l'accoglienza è a dir poco entusiastica.
Nel 1921 la Trikappa: un modello elitario di alto profilo per la Marca, che propone, prima al mondo, un motore 8 cilindri a V stretto.
È però la Lambda che si presenta come la più rivoluzionaria della autovetture anticipando alcune svolte tecniche fondamentali nell'evoluzione dell'automobile: la scocca portante, le sospensioni anteriori a ruote indipendenti, il tunnel della trasmissione realizzato all'interno della struttura stessa della scocca portante oltre il primo motore al mondo a 4 cilindri a V stretto.
Basterebbero queste note per descrivere una parabola ascendente straordinaria per delineare una casa automobilistica caratterizzata da sempre da soluzioni tecniche originali, materiali e finiture di pregio, classe, lusso e prestazioni d'avanguardia.
Ancora qualche esempio.
Nel 1933 con l'Augusta, prima vettura al mondo con l'intera carrozzeria portante, nasce la dinastia delle piccole Lancia, quelle dell'Ardea, dell'Appia, della Fulvia, della Delta, fino alle recente Ypsilon. Piccole nelle dimensioni, ma grandi per innovazioni, eleganza, confort e prestigio, come testimoniano i "lancisti" di tutto il mondo.
L'Aprilia, concepita alla fine del '34, studiata coi docenti del Politecnico di Torino, è un'altra auto rivoluzionaria. Nel 1970 verrà sottoposta alle prove nella galleria del vento della Pininfarina, che evidenziarono un CX di soli 0,47. Le sospensioni sono indipendenti su tutte le ruote. Raggiunge i 125 km. orari, che in origine sono 130, ritenuti eccessivi. Vincenzo Lancia vuole provare il prototipo definitivo e, alla fine esclamerà: "Che automobile magnifica!". Verrà presentata nel '36 ai saloni di Londra e di Parigi e accolta con entusiasmo. Prima che inizi la commercializzazione, Vincenzo Lancia è stroncato da un attacco di cuore il 15 febbraio 1937. Non ha ancora 56 anni.
La storia della Lancia, tuttavia non finirà con la morte del suo straordinario fondatore; proseguirà con la moglie, il figlio, per arrivare sino a noi. Questa, però, è ancora un'altra storia.












La documentazione e le iconografie pervenute da Manfredi Lancia, pronipote di Giuseppe Lancia, così come la collaborazione puntuale e precisa di Antonio Cantù, "fobollese" di adozione, hanno reso possibile la realizzazione di questo articolo.

Due innovatori del xx secolo
Vincenzo Lancia e Arturo Toscanini

Il 4 Ottobre 2007 è stata inaugurata a Torino la mostra itinerante "Viva Toscanini, Maestro del Tempo" un evento di richiamo internazionale sponsorizzato dalla Lancia che ha voluto in tal modo ricordare il 70° anniversario della scomparsa di Vincenzo Lancia. Toscanini e Lancia hanno avuto più punti in comune.
La musica e le automobili innanzitutto.
Il pubblico ha potuto ammirare una Lancia Aprilia e una Lancia Astura, della collezione Lancia utilizzate dal Maestro Toscanini che ebbe modo di dichiarare: "Pare che si scivoli sulla strada come se non ci fossero buche; si viaggia comodi e tranquilli e in silenzio perché il motore si sente appena, è un bisbiglio, un pianissimo con la sordina". Quando Vincenzo Lancia venne nominato consigliere d'amministrazione del Teatro Regio di Torino, nella motivazione ritroviamo queste parole del presidente Gioacchino Forzano: "…alla tua anima musicale che si rivela nelle sinfonie mormorate delicatamente dai tuoi perfetti motori".