Anno 6 - N. 17/ 2007


Patagonia argentina

CESARE CIPOLLETTI: ingegnere dei due mondi

di Carlo Orlandini




Nella Patagonia argentina c’è una città che si chiama Cipolletti, in onore di Cesare Cipolletti, grande ingegnere idraulico italiano.
A Roma, invece, sulle mura dell’Ospedale Fatebenefratelli c’è una lapide che recita: Cesare Cipolletti – nato in Roma – il dì 11 Novembre 1843 - ingegnere idraulico insigne – studiò la navigabilità del Tevere – e con geniali realizzazioni – tenne alto in Argentina il nome dell’Italia. Nei pressi della casa natale - il Comune di Roma pose – MCMXLVIII.
La nascita dell’ingegnere è registrata nello Stato delle Anime della Parrocchia di San Bartolomeo all’Isola ed il relativo atto è conservato nel Vicariato Episcopale di Roma (Tabularium Vicariatus Urbis), dato che ai tempi esisteva ancora lo Stato Pontificio.
Cipolletti si laureò a Roma e tra i suoi primi lavori si segnala per l’acquedotto di Firenze e quello di Vicenza. Viene poi a Milano, dove gli venne affidata la direzione delle opere sul canale Villoresi, lungo 84 chilometri. Compie poi altri lavori a sud del Lago Maggiore.
Queste opere ne fecero crescere rapidamente la fama in Italia e all’estero.
Nel 1884 vinse il Premio Kramer dell’Istituto Lombardo di Scienze Lettere e Arti su il modo di provvedere alla città di Milano la forza motrice necessaria al suo sviluppo industriale. Tale studio rivela in Cipolletti qualità e doti da precursore dell’uso dell’energia idroelettrica.
Sempre a quegli anni risale l’invenzione di un sistema per misurare esattamente il volume dell’acqua che scorre sul profilo di un’opera particolare, noto nel mondo come “Matarazzo Cipolletti” (Cipolletti Weir).
Nel corso degli anni ’80 del XIX secolo in Argentina la provincia di Mendoza, sita a Ovest di Buenos Aires e zona tra le più ricche del Paese, era in forte sviluppo. Il Governatore all’epoca era don Elias Villanueva.
Di fronte all’esigenza di fornire un sufficiente volume idrico per lo sviluppo agricolo del paese ed un sistema di opere capace di contenerne la portata, Villanueva diede incarico all’ambasciatore argentino a Parigi di cercare in Europa il miglior ingegnere idraulico. Così, tra i molti, venne scelto Cesare Cipolletti, che nel 1888 si imbarcò per il Sud America. Aveva 45 anni e si mise all’opera per regolare il corso del Rio Mendoza e del Rio Tunuyán.
Cipolletti costruì le prime grandi dighe in Argentina: la prima (che oggi porta il suo nome) sul fiume Mendoza, lunga 300 metri e l’altra sul Rio Tunuyán, lunga 250 metri.
Lavorò poi all’acquedotto di Mendoza e alla difesa della città dalle alluvioni.
Nel 1898, il Generale Roca, divenuto Presidente dell’Argentina, decretò di affidare all’ingegner Cipolletti l’incarico di studiare il problema delle inondazioni che flagellavano la rinomata regione argentina della Patagonia. Infatti, il lato occidentale della regione è costituito dalla Cordigliera delle Ande, lungo il cui crinale scorre il confine con il Cile.
Sul lato orientale, invece, vi sono molti e grandi laghi ai piedi delle montagne e fiumi che scorrono imponenti verso l’Atlantico.
Lo studio preliminare venne compiuto in pochi mesi e, contemporaneamente, nel 1899 la ferrovia arrivò a Neuquén dopo 1.200 chilometri di binari da Buenos Aires. Il generale Roca, per l’inaugurazione, volle andare a Neuquén ma non poté raggiungerla per via di una delle solite inondazioni. Si fermò pertanto nei dintorni e predisse che la valle del Rio Negro, una volta domate le alluvioni e resa fertile, sarebbe diventata come quella del Nilo. E così è stato.
Il progetto di Cipolletti, sulla natura e sistemazione di tutto il bacino dalle Ande alla Confluenza, destò entusiasmo, perplessità, contrarietà e rivalità. A questo punto lasciò l’Argentina e nel 1900 tornò in Italia con la famiglia, a Roma, ove compì lo studio per la navigabilità del Tevere.
Nel 1906 Vittorio Emanuele III, dopo aver visto le opere del Canale Villoresi e di Vizzola Ticino, gli conferì l’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro. Nello stesso anno Cipolletti partecipò all’Esposizione Internazionale di Milano dove ricevette il Gran Premio per lo studio delle sistemazioni sui fiumi Rio Negro e Colorado. Conquistò poi il primo premio al concorso internazionale di Ingegneria e Navigazione de l’Aia, dove ricevette il titolo di Maestro.
Nel 1907, al termine della crisi economica e delle dispute confinarie col Cile, il Governo Argentino, persuaso della bontà delle sue proposte sui fiumi della Patagonia, lo richiamò per realizzare le opere dello studio di otto anni prima.
Si imbarcò a Genova il 18 gennaio con la moglie Iole Grassi e i quattro figli, ma non tornò mai più nel Paese amato perché durante la traversata morì per un’infezione epatica.
Le sue spoglie riposano ora a Mendoza, dove gli è stato eretto un bel monumento, mentre un altro è stato elevato nella città che ne porta il nome.
Il Governo argentino affidò poi la continuazione delle opere in Patagonia all’ingegnere italiano Decio Severini, che fu nominato direttore generale per l’irrigazione.