Anno 6 - N. 17/ 2007


Mente e Corpo

È la mente un prodotto del cervello?

Le proprietà essenziali della primitiva materia vivente Per i filosofi dell’età classica greco-romana Mente e Corpo erano concepiti come entità separate... l’autore che distingue nettamente le due entità è Cartesio, nel 1600.

di Vittorio Macchi




Sul numero 7 (2004) di questa Rivista è stato pubblicato un interessante articolo di M. Tiengo, Professore Emerito di Fisiopatologia e Terapia del dolore, dell’Università di Milano, col titolo “Il dolore e la coscienza”.
In esso l’illustre Autore, partendo dalla percezione del dolore, passa a trattare dei rapporti tra cervello e mente, argomento assai discusso in innumerevoli lavori sia da filosofi che da neuroscienziati. L’Autore ne fa ampia citazione e riferisce della diatriba tra gli scrittori definiti dualisti, per i quali Mente e Corpo appartengono a due entità diverse e gli unicisti, per i quali l’attività psichica non è che una delle espressioni funzionali della materia organica.
Per i filosofi dell’età classica greco-romana Mente e Corpo erano concepiti come entità separate. Ippocrate dice che “la mente è nel corpo” senza però approfondire l’argomento. L’Autore che distingue nettamente le due entità è Cartesio, nel 1600. Egli parla di “res extensa” intendendo la materia suscettibile di spiegazione fisica e di “res cogitans” come cosa inaccessibile mediante l’indagine scientifica. Nell’articolo citato Tiengo riassume ampiamente una pubblicazione del 1994 di Damasio: “Descartes error”(1), in cui vien fatta una critica severa, talora feroce, del filosofo francese, per il suo dualismo. Non va però dimenticato che Cartesio al suo tempo fu un innovatore. Basandosi sulle cognizioni scientifiche dell’epoca, fu l’esponente di maggior spicco del Razionalismo filosofico e scientifico, in quanto cerca di spiegare le attività organiche coi criteri della meccanica. Concepisce il corpo umano come una macchina azionata dal calore diffuso del sangue. Chissà se fra quattrocento anni gli scienziati, forti delle loro scoperte, leggendo i nostri attuali scritti non si trattengano da un sorriso di commiserazione per la nostra ignoranza.
La tesi unicista ebbe praticamente inizio con la fondamentale opera di Charles Darwin nel 1859, “Sull’origine della specie per selezione naturale”.
Se la teoria evoluzionista trovò notevole difficoltà ad affermarsi, la teoria della contemporanea formazione e sviluppo dell’attività cerebrale non fu accettata neppure da qualcuno de

suoi pi stretti collaboratori. Passò alla storia il profondo disaccordo che Darwin ebbe con Alfred Russel Wallace, suo amico e cooperatore, poiché questi nel 1869, in una pubblicazione, pur aderendo alla teoria evoluzionistica per gli organismi viventi, sostenne l’opinione che tale tesi non era applicabile al cervello e alle attività mentali.
Non è mia intenzione intervenire nella disputa che tuttora divide gli autori che si sono occupati della materia, ma mi sembra interessante far notare come, rifacendosi alle teorie attualmente più probabili sull’origine del fenomeno Vita, l’attività metabolica instauratasi sia inscindibile dalla percezione e quindi da una primordiale attività psichica.
A suo tempo l’aveva già detto la Bibbia. Dio al primo giorno creò il Cielo e la Terra, in seguito la Luce e l’Acqua, poi il Mondo Vegetale e
quello Animale, per ultimo l’Uomo.

Secondo la teoria dell’Evoluzione ogni cosa deriva da una modificazione della precedente, a cominciare dalla grande esplosione del Big-Bang, con una successione pressoché analoga a quella indicata dalla Bibbia. Quindi la materia dei primi organismi viventi deriva da quella inorganica. All’inizio dell’Ottocento aveva fatto meraviglia il fatto che i chimici, partendo da elementi semplici, erano riusciti a sintetizzare l’urea, sostanza organica, dimostrando così che le pietre fondamentali costituenti i due mondi, organico ed inorganico, sono identiche.
Per quanto ci consta, ai giorni nostri, sul nostro pianeta la trasformazione della materia inorganica all’organica avviene quotidianamente su vastissima scala ad opera del Cloroplasto, il microscopico organulo contenente clorofilla di esclusiva pertinenza del mondo vegetale, per mezzo del quale avviene la Fotosintesi clorofilliana. È noto che questa attua la scissione dell’Anidride Carbonica (CO2) in Ossigeno e Carbonio, per azione dell’energia solare, ma l’attività più importante è la trasformazione del Carbonio. Questo elemento, nel mondo inorganico esiste allo stato puro come carbonfossile, grafite e diamante, oppure legato all’Ossigeno come nell’Anidride Carbonica e nei Carbonati o all’Idrogeno negli Idrocarburi (metano, petrolio).
Per azione della luce nel processo della fotosintesi, il Carbonio acquista una potenzialità fisico-chimica eccezionale tale da legarsi con doppi o tripli legami e in forme cicliche con molti elementi, ma soprattutto con l’Idrogeno, l’Ossigeno e l’Azoto, che sono quelli essenziali per la vita. Il processo di fotosintesi, studiato su minuscole alghe, è velocissimo: basta l’illuminarle per millesimi di secondo, per constatare la liberazione di ossigeno e la formazione di molecole dovute alla combinazione del carbonio con l’Idrogeno e l’Ossigeno. Questi processi, in determinate condizioni di umidità e di temperatura, evolvono e si complicano sempre più differenziandosi a formare gli innumerevoli composti per gli organismi viventi.
Il cloroplasto è un organulo complicato contenente enzimi che sono composti assai sofisticati del Carbonio. Certamente nell’evoluzione debbono essere esistiti precedenti meccanismi più semplici. Una riprova si è avuta quando nel 1997 sono stati scoperti nel mare, a 3.650 m. di profondità, organismi di forma tubolare, viventi in acque termali con temperatura superiore ai 100°C. Poiché a tale profondità non esiste luce il loro metabolismo deve essere basato sulla primitiva energia sprigionatasi dal Big-Bang o, più probabilmente, da energie di origine vulcanica. Inoltre il loro metabolismo è indipendente dall’Ossigeno.
Comunque, sia che la scintilla della Vita sul nostro pianeta si sia accesa nella profondità degli oceani, per essere poi alimentata dalla luce, sia che sia giunta dagli spazi stellari trasportata da un meteorite, la prima fase di un organismo non può essere consistita che dal formarsi di grandi molecole atte a dividersi in due parti uguali. Per procedere ad una nuova suddivisione esse debbono “nutrirsi”, vale a dire incamerare dell’altro materiale adatto, il che può essere attuato solo con una capacità di discernimento e di captazione. Queste due facoltà, assieme a quella di replicarsi, costituiscono le tre peculiarità che distinguono l’organismo dalla semplice molecola chimica.
In fondo si tratta solo di potenziamento e di un particolare coordinamento, per opera dell’energia solare, delle normali forze elettro-chimiche in gioco nelle combinazioni dei composti per gli elementi nel mondo inorganico.
Solo dopo miliardi di duplicazioni, dopo che si è formata una membrana di separazione dell’interno della cellula dall’ambiente circostante e dopo che si è andato distinguendo il materiale genetico, vale a dire combinazioni atte a trasmettere i caratteri acquisiti, sorgerà la necessità di scambiarsi tra due cellule tale materiale. Si istituirà così la riproduzione sessuata tanto importante per la differenziazione delle specie.
Indubbiamente il composto chimico primitivo ha acquistato dall’energia solare la possibilità di percezioni che possono già essere distinte tra due categorie: una darà origine al sistema nervoso inconscio, l’altra atta ai rapporti con l’ambiente, svilupperà gli organi di senso. I dati provenienti dall’esterno verranno analizzati ed utilizzati per opportune reazioni dal Sistema Nervoso Centrale.
L’ammissione che l’intelligenza e le altre funzioni psichiche sono intimamente collegate alla Materia non è facilmente accettata dalla nostra cultura millenaria. Anche il sapere che la materia è nobilitata dall’energia del Sole non ci appaga perché, dopo Einstein, l’energia va interpretata come un aspetto della materia stessa.
Se facciamo caso, però, molte delle capacità del Cervello le troviamo in nuce già negli aggeggi costruiti dall’Uomo, sfruttando proprietà della materia. Così è per l’intelligenza di tipo matematico poiché nulla ci vieta di pensare che anche il cervello operi con meccanismi simili ai chips basati sul silicio, che sono impiegati nei nostri calcolatori. Anche questi possono impiegare energia solare e funzionano in modo assai più veloce di quanto sappia fare il nostro sistema nervoso. Per quanto riguarda poi la capacità mnemonica non fa più meraviglia considerando la memoria dei computer. Per la comprensione di altre facoltà psichiche ci sono di aiuto le conoscenze di alcune caratteristiche fisiche della materia. Così è per la musica, basata su Ritmo e Melodia. Nella Natura tutto è ritmo, basta pensare all’emissione di particelle del quarzo ad intervalli di tempo così precisi, da essere alla base della costruzione dei più perfetti orologi. Il piacere che provoca la Melodia è comprensibile sapendo che i suoni che la compongono hanno lunghezza d’onda fra loro proporzionali, in modo da potersi fondere. Anche per l’Estetica si può pensare ad un fenomeno analogo: la visione per i colori ed anche la proporzione delle linee è sempre basata su lunghezze d’onda compatibili. Quanto all’Etica si può prospettare che alla sua origine vi sia la Memoria ad aver selezionato le circostanze in cui era più utile reprimere l’immediato interesse egoistico a favore della famiglia e del gruppo sociale.
Più difficile è rendersi conto di altre proprietà della psiche, quali l’Emozione, la Fantasia, con la quale prospettare teorie, ma soprattutto la Coscienza e l’autocoscienza che è la coscienza di avere coscienza. Per queste superiori facoltà alcuni neuroscienziati, tra cui il Premio Nobel Gerald Edelman, nel suoi libro intitolato “Più alto del Cielo”, per indicare la complessità del cervello, ricorrono a teorie basate sul formarsi di innumerevoli circuiti che, mediante fenomeni elettrici e sostanze neurotrasmettitrici, collegano fra loro vari gruppi dei miliardi di cellule nervose (2). Speriamo che la Neuro-scienza, in continuo progresso, ci permetta di avere ulteriori delucidazioni.
Gli studi sperimentali e le teorie su questi basate ci forniscono dei tasselli sempre più precisi sul come avvengono o potrebbero avvenire i fenomeni, ma non sul perché. Se si tien mente che il nostro cervello, base di ogni ragionamento, è pur sempre espressione della Materia-Energia, non ci è dato di conoscere l’ipotetica esistenza di qualcosa di extra-sensoriale.
Questo ci fa sperare che il nostro passaggio terreno non sia effimero, speranza su cui è basata la religione.