Anno 6 - N. 16/ 2007


SCIENCE CENTER

Concetti, modelli, esperienze

Musei scientifici interattivi, in altri termini dei non-musei, dove è proibito non toccare. i visitatori possono realizzare direttamente esperimenti scientifici con strumenti chiamati exhibit hsands-on, apparati meccanici, elettronici multimediali che mettono in scena fenomeni naturali o anche concetti e teorie su cui il visitatore può, anzi deve, mettere le mani per coglierne autonomamente il significato

di  Giuliano Tessera




È ancora oggi importante, per progettare e realizzare uno Science Center in Italia, fare riferimento a una ricerca promossa dalla Provincia di Torino e realizzata dalla Fondazione Giovanni Agnelli all’inizio degli anni 2000, aggiornata al 2004: “L’esperienza internazionale degli Science Center – Concetti, Modelli, Esperienze” di Simona Bodo e Marco Demarie.
È una indagine su dodici esperienze significative “per innovazione, longevità, originalità, efficacia, successo di pubblico”. Nell’ambiziosa ma chiara premessa all’ampia panoramica vengono poste alcune domande centrali: che cosa sono gli Science Center, come funzionano, a quali bisogni intendono rispondere e quali sono le condizioni del loro successo?
I Science Center, musei scientifici interattivi, in altri termini dei non-musei, dove è proibito non toccare, sono nati nella loro forma attuale negli anni ’60, per lo più nei confini statunitensi che hanno poi travalicato estendendosi in Europa e nel mondo e solo limitatamente anche in Italia.
Non possiedono né espongono collezioni, bensì offrono una gamma più o meno ampia e differenziata di spazi e attività per la comunicazione e la didattica delle scienze. I visitatori possono realizzare direttamente esperimenti scientifici con strumenti chiamati exhibit hands-on, apparati meccanici, elettronici multimediali che mettono in scena fenomeni naturali o anche concetti e teorie su cui il visitatore può, anzi deve, mettere le mani per coglierne autonomamente il significato.
Antesignano di questi exhibit hands-on è stato il “Light island” (Isola della luce) dell’Exploratorium di San Francisco, riprodotto poi in innumerevoli Science Center di tutto il mondo. Il visitatore non è obbligato ad assumere un unico comportamento né percorrere un unico percorso, ma utilizzando lenti concave o convesse può far convergere o divergere fasci di luce paralleli o far variare i colori a seconda dei filtri utilizzati, dedicando il tempo che crede, da solo o in compagnia e se crede, può approfondire e formalizzare l’argomento. Il visitatore diventa così protagonista di esperienze e scoperte. Ma per creare tutto ciò è necessario costruire un ambiente favorevole a questo tipo di apprendimento, dove il visitatore, bambino, giovane o adulto che sia, si senta a proprio agio, libero di seguire le proprie spinte e di esplorare il mondo naturale motivato, prima di tutto, dal piacere della scoperta… In quest’ambito si possono anche vivere delle emozioni, si accumulano dettagli, piccoli e veloci, e si possono nel contempo anche registrare informazioni e nozioni per giungere anche a un sapere stabile purché prima e dopo altre esperienze intervengano, la scuola, altri media, le esperienze quotidiane etc.
I Science Center non sostituiscono pertanto la scuola, né sopperiscono la carenza di laboratori scientifici, né devono farlo anche per non creare facili alibi per giustificarne le insufficienze, ma devono contribuire a creare e stimolare la curiosità e la passione per le scienze spesso, almeno nel nostro paese, molto carenti e mal supportate.
I musei della scienza tradizionali, che ebbero il loro culmine nella seconda metà dell’800 e inizio del ‘900 offrivano al visitatore collezioni di oggetti di valore storico anche rari, materiale documentario, schede, cataloghi. Nel clima positivistico dell’epoca veniva sottolineato più l’aspetto tecnico che quello scientifico e l’architettura e l’organizzazione erano funzionali a questo modello.
Ormai da molti decenni non si costruisce più questo tipo di musei e alcuni dei più famosi come il Museo della Scienza e della Tecnica Leonardo da Vinci di Milano, il Deutsche Museum di Monaco, il Museo della Scienza e della Tecnica di Praga espongono collezioni o cercano di aggiornarsi con vari "exhibits" o con servizi aggiuntivi.
Il Conservatoire des arts et metiers di Parigi, il Technisches Museum di Vienna hanno proceduto ad alcune modifiche e aggiornamenti pur mantenendo intatti i propri patrimoni. Oggi, di fronte all’esplosione degli Science Center si tende più che a una contrapposizione ad una sorta di collaborazione tra il vecchio e il nuovo modello.
Va anche aggiunto per altro che la nuova tipologia di musei scientifici ha lontane origini già dall’età illuministica. Si ricordi a questo proposito l’operato culturale e didattico di Faraday le Conferenze del venerdì, le conferenze di Natale… oltre alle numerose dimostrazioni al pubblico effettuate da scienziati e divulgatori, già nel 1700.
L’Exploratorium di San Francisco fondato da Frank Oppenhaimer nel 1969 è, come si diceva, il prototipo di tutti gli Science Center. Ha realizzato numerosi exibits scientifici interattivi, apparati che sfruttano il gioco e la curiosità per mettere in evidenza un fenomeno scientifico e ha prodotto un enorme materiale didattico distribuito su larga scala dedicando alla formazione degli insegnanti, ad esempio, sino all’85% del proprio budget. Nella ricerca indicata in apertura una tabella riassume le cifre, assolute, relative all’affluenza nei 12 Science Center per anno riferite ai primi anni novanta: si va pertanto dal 3.903.000 della Cite’ des Sciences e de l’Industrie di Parigi, ai 556.000 dell’Exploratorium di San Francisco, ai 260.000 di Heureka di Helsinki, ai 408.706 del Cosmocaixa di Barcellona, ai 210.000 della Città della Scienza di Napoli e così via.
In genere tali cifre sono riferite a scolaresche di scuole di ogni ordine e grado per lo più dal lunedì al venerdì, mentre negli week-end sono gli adulti e prevalentemente le famiglie al completo che fanno questa opzione.
I tempi di progettazione e realizzazione di tali strutture si attestano mediamente sugli 8/10 anni, con eccezioni attorno ai 2/3 anni. Le superfici interessate variano attorno ai mq 5/10000 tra spazi interni ed esterni.
Molto interessanti, in merito ai bilanci di ciascuna entità, sono quelle relative ai “servizi interni” offerti, quindi non solo i tikets di ingresso, ma anche quelli legati alla ristorazione e agli shop center etc.
Da un punto di vista quantitativo gli addetti in pianta stabile variano dai 60 agli 80 mediamente, mentre la tipologia varia a seconda delle opzioni di indirizzo e di metodi scelte da ogni realtà.
È pertanto questo un punto che merita una disàmina più precisa e approfondita unitamente alla necessaria riflessione sui costi (e ricavi) necessaria per la messa in cantiere di una attività simile.

PROSSIMAMENTE ANCHE A MILANO

Il TASM s.p.a., Tutela Ambientale Sud Milanese, ente pubblico preposto in particolare alla depurazione e alla tutela del patrimonio idrico del territorio di competenza, ha varato un progetto ambizioso e difficile che richiederà tempo, lavoro e investimenti considerevoli: progettare e realizzare, su un’area di proprietà dell’hinterland milanese, uno Science Center totalmente dedicato all’acqua, nelle sue svariate forme e manifestazioni.
In una superficie di circa 10000 mq, di cui 5000 coperti, si potranno realizzare almeno un centinaio di esperimenti sull’acqua per un pubblico di ogni età guidato da tutors provenienti dalle più importanti università milanesi.
Un apposito comitato scientifico e tecnico proveniente dalla Bicocca e dal Politecnico di Milano garantirà la scientificità del progetto, mentre strettissima sarà la collaborazione con alcune delle più prestigiose realtà museali europee che permetterà di inserire questa operazione in un circuito internazionale. Proficui contatti sono infatti già stati stabiliti con l’Experimentarium di Copenaghen, il Cosmocaixa di Barcellona (premio Award 2006 tra tutti gli Science Center d’Europa), la Citè de la Science di Parigi e il Museo A come Ambiente di Torino.
Parte integrante del futuro comitato tecnico/scientifico sarà costituita da docenti esperti in discipline scientifiche provenienti da scuole di ogni ordine e grado, nonché i rappresentanti di tutti quei servizi che renderanno il “LIDA”, Laboratorio Internazionale dell’Acqua, una realtà viva ed operante per tutto il territorio e non solo.
Prenderà vita così una realtà in certo senso unica nel suo genere, anche perché parte integrante degli exhibits sarà un modernissimo impianto di depurazione vero, operante realmente sul territorio. Molte esperienze e simulazioni quindi, ma anche una vera e propria realtà produttiva disponibile per venir conosciuta.
Un modo questo, ci si augura, per far conoscere, apprezzare, risparmiare e amare l’acqua, sorgente di vita.