IL MIRACOLO DEGLI STALLONI BIANCHI

La serie di fortuite e tragiche coincidenze che hanno consentito alla razza Lipizzana di sopravvivere alla seconda guerra mondiale.





  Delle fotografie famose di Patton, prima della sua morte, avvenuta in Germania a seguito di un incidente d’auto c’è né una che lo ritrae a Salisburgo, in Austria, su un cavallo bianco. Un magnifico stallone Lipizzano di nome Favory Africa. Il lipizzano era stato scelto da Adolf Hitler, come un regalo per l'imperatore Hirohito del Giappone.

Immagine a lato:

Il Gen. George S. Patton Jr. in sella a Favory Africa






di  Rodolfo Lorenzini


La storia del cavallo lipizzano è stata lunga e densa di vicissitudini, spesso così gravi da mettere a serio repentaglio la sopravvivenza stessa della razza; ma la grande passione per questi cavalli, coltivata nei secoli, e la consapevolezza dell’importanza di tramandare nel tempo un valore senza tempo ha, per fortuna, conservato fino a noi un bene inestimabile. Facendo si che, pur nei momenti cruciali della guerra, uomini che avevano combattuto in campo avverso fossero uniti perché questi animali avessero un destino positivo.
Il Generale Patton non è stato comunque il primo a salvare i lipizzani dai pericoli della guerra.
In particolare già durante gli anni fra il 1797 e il 1815 Lipizza fu colpita da una prima serie d’incidenti e devastazioni. Il 22 marzo del 1797 l’allevamento, che al tempo contava più di trecento cavalli, si trova per la prima volta in fuga, dall'armata di Napoleone, che avanzava presso il Veneto verso la Carniola e la zona stiriana. L’allevamento fu trasferito a Székesfehérvar in Ungheria con una marcia forzata di 40 giorni. Dopo l'accordo di Campoformio, del 17 ottobre 1797, i cavalli tornarono a Lipizza.
Poco dopo, nel 1802, la scuderia fu colpita da un terremoto, che oltre a distruggere alcuni edifici, causò la perdita di alcuni animali di razza.
Nel 1805 i cavalli sono stati spostati di nuovo in Slavonia, e nel 1806 a Karad, un villaggio ungherese con una popolazione inferiore a 4.000 abitanti.
Dopo la sottoscrizione del trattato di pace di Schönbrun nel 1809, la città di Trieste e la Carnia passarono sotto la Francia, evento che costrinse l'imperatore di ordinare all’allevamento, che ormai contava 286 cavalli, un secondo spostamento da Lipizza verso Peczko, nei pressi di Mesöhegyesa, in Ungheria. I cavalli giungono a destinazione il 27 giugno 1809 e vi resteranno fino al 1815.
Al tempo dell’occupazione francese, a causa di numerose epidemie, l’allevamento si riduce drasticamente di numero. Ed è durante le guerre napoleoniche, che i libri degli alberi genealogici dei cavalli, assieme a tutta la corrispondente documentazione, vengono persi.
Nell’anno 1811 il maresciallo Marmont da in appalto la tenuta di Lipizza. Il paesaggio di Lipizza viene per la prima volta quasi completamente distrutto a causa dello sfruttamento smisurato della terra e l'eccessivo taglio degli alberi.
Dopo la battaglia di Leipzig (16 - 18 ottobre 1813) e la conferenza di Vienna (dal novembre 1814 al 9 giugno 1815) per la seconda volta Lipizza appartiene all'impero Austro-Ungarico. L’allevamento torna a Lipizza, dove saranno ricostruite le stalle danneggiate, gli edifici restanti e sarà rinnovato il paesaggio che era ormai del tutto distrutto.

Il Colonnello Podhajsky e il Gen. Patton




Quando l'Italia entrò in guerra, il 18 maggio 1915, l'imperatore diede a Lipizza l'immediato ordine di ritiro. Seguì il quarto esodo dell’allevamento e l'ultimo treno partì il 29 maggio 1915. I puledri e le cavalle furono trasferiti a Lussemburgo, nelle vicinanze di Vienna, mentre 137 stalloni furono spostati a Kladrub.
Alla fine della Prima Guerra Mondiale, la repubblica Ceca, che fu istituita proprio in questo periodo, trattenne tutti i cavalli di Lipizza e nel frattempo la commissione internazionale trattò la spartizione dell’allevamento - collocato a Lussemburgo – ed il suo ritorno a Lipizza, che nel contempo era divenuta territorio italiano. Dopo lunghe trattative, tornano a Lipizza 109 esemplari (2 stalloni, 42 cavalle e 65 puledri); in altre parole i rappresentanti di tutte le sei linee classiche e tredici delle allora note stirpi classiche (mancavano le rappresentanti delle stirpi Gidrane, 1841 e Rava, 1755). Gli Italiani cominciarono così il ripristino dell'allevamento a Lipizza. All'Italia fu inoltre consegnata la seconda edizione dei libri degli alberi genealogici dei cavalli, che erano custoditi sin dal 1819 a Hofburg, nei pressi di Vienna.
Dopo la capitolazione dell'Italia dell’8 settembre, i tedeschi occuparono il territorio triestino e la costa adriatica venne aggiunta al III Reich. Il Carso diventò lo scenario degli attacchi partigiani su Trieste e il 12 ottobre 1943 l'armata tedesca ritirò tutti i 179 cavalli (6 stalloni, 54 puledre e 119 puledri nati fra il 1940 e il 1943) per mandarli, assieme ai corrispondenti libri, a Hostau nei Sudeti in territorio Ceco. Lo stato maggiore tedesco concentrò ad Hostau altri 108 esemplari da Piber (2 stalloni, 36 puledre e 70 puledri), il centro di allevamento austriaco, e numerosi altri esemplari dai paesi occupati.
Dopo la conferenza di Jalta (nel febbraio 1945) la repubblica Ceca entrò sotto l'influenza sovietica. Con la ritirata della guarnigione tedesca, il popolo trasmigrato fu lasciato nella povertà e alla devastazione post-bellica: ciò mise in pericolo anche le antiche scuderie dei lipizzani e soprattutto i cavalli che potevano essere utilizzati per scopi alimentari.
Inoltre va ricordato che, all'inizio del 1945, Vienna era sotto i bombardamenti alleati. Il colonnello Alois Podjahsky, capo della Scuola di equitazione spagnola di Vienna, temeva per l’incolumità dei preziosi Stalloni lipizzani e ne aveva disposto il trasferimento in treno fino a San Martino in Alta Austria, a 200 chilometri da Vienna. Ma anche qui il foraggio era scarso ed profughi affamati tentavano di rubare i cavalli per mangiarli.
Qui il colonnello e gli stalloni furono riconosciuti da ufficiali delle forze armate americane che erano comandate da Patton. Patton e Podhajsky erano amici di vecchia data, avendo partecipato alle manifestazioni equestri dei Giochi Olimpici del 1912 a Stoccolma in Svezia.
Podhajsky mostrò i cavalli in esibizione al Sottosegretario alla guerra Robert Patterson, ed al generale Patton il giorno successivo. Patterson e Patton furono così impressionati dalle prestazioni degli “stalloni bianchi” che fu promesso un interessamento per proteggere e salvare non solo i cavalli di San Martino, ma anche tutti quelli che costituivano la “Razza” e che erano stati concentrati dai tedeschi ad Hostau in Cecoslovacchia.
Le forze americane erano venute a conoscenza della posizione dei cavalli ad Hostau attraverso il colonnello Reed direttore dei servizi segreti.

Il salvataggio dei cavalli da parte degli americani




A questo punto entrò in gioco l’uomo del destino: il generale Patton.
Il colonnello Reed, suggerì al generale Patton un’operazione militare veloce per la liberazione dei cavalli. Ma a seguito dei problemi già causati da Patton con la sua avanzata troppo rapida rispetto a quella degli alleati sovietici, il comando generale americano si rifiutò di approvare l'operazione sul territorio che già apparteneva all'Armata Rossa. Il generale Patton assunse allora autonomamente l'iniziativa e il 28 aprile 1945 gli Americani diedero il via ad un'operazione delicata, durante la quale trasportarono i cavalli nella zona di protezione delle forze alleate (il capitano Steward, uno dei protagonisti nonché figlio di senatore, descrive in modo molto specifico l'intera operazione in una lettera datata il 12 maggio 1945). Solo dopo pochi giorni, il 7 maggio 1945, il colonnello Podhajsky, capo della Scuola Spagnola d’equitazione, richiese al generale Patton di proteggere i puledri, che erano stati in precedenza trasferiti da Vienna a San Martino.
Di fatto anche per la notevole passione dei tedeschi che avevano accudito i cavalli con professionalità più che una azione bellica, secondo il colonnello Reed “la consegna era "più una festa che una operazione militare, ed i tedeschi hanno preparato una guardia d’onore per le truppe americane che erano venute a salvare i cavalli dall’arrivo dei russi.


E' stato in questo momento che i governi russo e ceco hanno richiesto il possesso dei cavalli; per evitare il peggio, i Lipizzani sono stati rapidamente spostati oltre il confine in Germania e poco dopo, sono stati restituiti al controllo del colonnello Podhajsky a Linz.
Dopo il ritiro delle truppe alleate, nel 1947, Lipizza divenne territorio della Repubblica federativa della Jugoslavia. Le furono assegnati 11 cavalli dell’allevamento che fu sequestrato dai tedeschi durante la guerra. I libri degli alberi genealogici dei cavalli e 80 cavalli (5 stalloni, 42 puledre e 33 puledri), che vennero sequestrati ai Tedeschi durante la guerra, vennero assegnati il 18 novembre 1947 all'Italia.
Delle fotografie famose di Patton, prima della sua morte, avvenuta in Germania a seguito di un incidente d’auto c’è né una che lo ritrae a Salisburgo, in Austria, su un cavallo bianco. Un magnifico stallone Lipizzano di nome Favory Africa. Il lipizzano era stato scelto da Adolf Hitler, come un regalo per l'imperatore Hirohito del Giappone.
In apprezzamento di coinvolgimento personale del Gen. Patton, a nome della scuola di equitazione spagnola, gli austriaci, gli regalarono un cavallo bianco di nome Pluto XX e 12 fattrici, che sono state inviate negli Stati Uniti a Fort Riley.