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Roma Terminus Itineris
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Il convegno organizzato dal Comune di Roma in collaborazione con l’Associazione Europea dei Comuni sulla Via Francigena ha visto la nutrita partecipazioni di politici quali: Valter Veltroni, Sindaco di Roma, Piero Marrazzo, Presidente della Giunta della Regione Lazio e di personalità quali il Sig. Michel Thomas Penette dell’Istituto degli Itinerari Culturali del Consiglio d’Europa, Harry Cragg Presidente del City Council – Canterbury, On.le Massimo Tedeschi Presidente dell’Associazione Europea dei Comuni sulla Via Francigena e Mons. Liberio Andreatta Amministratore delegato dell’Opera Romana Pellegrinaggi. Scopo del convegno quello di sottolineare l’attualità del percorso francigeno sia nelle sue valenze culturali di percorso unificante culture, popolazioni, aree cosi diverse d’Europa sia perché attraverso la Francigena ed i percorsi francigeni vi sono stati nei secoli veri e propri flussi di pellegrini che si recavano a Roma sede e simbolo della cristianità
Immagine a lato: Al Sindaco Veltroni nell’augurio che intervenga nel ripristinare le aree di accesso alla città, chiusura che lede diritti secolari di passaggio |
Si è svolto a Roma il 20 dicembre 2005 presso la sala della Promoteca in Campidoglio il convegno “Roma terminus itineris: sottotitolo Roma e Lazio percorso finale dell’antico Cammino Europeo della Via Francigena”.
Ad oggi ancora le tappe intermedie non si conoscono. Sia perché non è riproponibile il percorso di Sigerico Vescovo di Canterbury che, attorno al mille annotò in un diario il suo viaggio a Roma non sapendo che 10 secoli dopo quella sua singolare esperienza sarebbe divenuta l’elemento aggregante dell’Associazione Europea dei Comuni sulla Via Francigena. Infatti il percorso che aveva dalla Val d’Orcia in poi come base la vecchia Cassia Romana é oggi asfaltato e pericoloso. Vuoi perché in barba alle bandiere del turismo verde sventolate da Enti quali Comuni, Comunità Montane, Province, Parchi Regionali sono venute meno le vie di accesso “verde” intese come strade di campagna adatte a chi vuole usare la mobilità verde (a piedi, in bicicletta ed a cavallo) per recarsi nella città eterna. Una vera e propria contraddizione. Si annuncia che sono stati stanziati globalmente 1 milione ed 800 mila euro per cominciare a promuovere questo progetto e si assiste, spesso senza muovere un dito, alla chiusura di tutte le vie di accesso che non siano asfaltate alla città eterna. Ma, come è già stato eminentemente sottolineato in un convegno alcuni anni fa, Roma merita ancora l’appellativo di Centro della Cristianità? O questo “Roma terminus itineris” è meglio pragmaticamente riferirlo alla fine del buon senso e di quella cultura civica che ha visto nel garantire il diritto di passaggio le basi dei diritti millenari di tutte le popolazioni? Purtroppo si ha la sensazione di assistere ad uno scambio che, da una parte porta alla perimetrazione di aree parcali, anche urbane, senza che ve ne sia la reale fruibilità pubblica e dall’altra parte il permissivismo di lasciar chiudere queste aree in modo da renderle inaccessibili ledendo diritti secolari di passaggio. Un esempio: Via di Valle Vescovo, una delle ultime strade verdi che consentivano l’accesso a Roma dal versante nord, dalla vecchia Veientana per intenderci, è stata chiusa. Alla interpellanza della Società Italiana del Cavallo e dell’Ambiente Onlus il Comune di Roma ha risposto che non sa se quella era una strada pubblica. Ma allora come mai il confine del Parco di Vejo arriva proprio ai bordi di questa strada che per circa 2 km è stata chiusa tra due cancelli? Misteri della fede. O della Politica? Roma Terminus Itineris caro Sindaco Veltroni. Ci auguriamo un Suo intervento.
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