Quale Francigena per il terzo millennio?

Grandi movimenti di uomini e pellegrini che hanno lasciato tracce indelebili sul territorio. Chiese, castelli, mansiones, spedali, conventi, che testimoniano ancora oggi una storia viva che continua





  Il fenomeno Francigena è comunque fortemente connesso al significato che Roma assume come fulcro della cristianità ed in particolare al fenomeno dei pellegrinaggi su grande scala a partire dalla istituzione del Giubileo nel 1300






di  Rodolfo Lorenzini*


Oggi con il termine Francigena si possono considerare quei percorsi e quelle viabilità che, per circa 10 secoli, sono stati la base degli spostamenti in direzione nord – sud con destinazione Roma di quei viaggiatori che dall’Europa nord occidentale avevano come meta la città eterna.

E’ sufficiente consultare pochi testi scientifici sulla Francigena per comprendere che più che di Francigena sarebbe oggi opportuno discutere di itinerari francigeni, in senso lato, considerando che i percorsi e la viabilità nel corso dei vari secoli oltre che risentire dei cambiamenti storici, politici, economici erano fortemente influenzati dalle stagioni, dal clima, dalla possibilità di essere ospitati e dalle motivazioni che inducevano il viaggiatore a mettersi in cammino.

Il fenomeno Francigena è comunque fortemente connesso al significato che Roma assume come fulcro della cristianità ed in particolare al fenomeno dei pellegrinaggi su grande scala a partire dalla istituzione del Giubileo nel 1300.

Questi grandi movimenti di uomini e pellegrini hanno lasciato tracce indelebili sul territorio. Chiese, castelli, mansiones, spedali, conventi, che testimoniano ancora oggi una storia viva che continua.

Ma se nel corso d’uso la Francigena si è evoluta nei suoi specifici percorsi a seconda delle necessità contingenti, che senso ha oggi rimanere vincolati ad uno solo di quegli itinerari?


Percorso francigeno presso San Giovenale a Blera




Questa considerazione non è di poco conto. Un gruppo di Comuni si è costituito da vari anni in un associazione denominata dei “Comuni della Via Francigena” prendendo come riferimento l’itinerario che Sigerico Vescovo di Canterbury ha compiuto attorno all’anno 1000 per raggiungere Roma e che ha descritto in un preciso diario.

1000 anni fa Sigerico percorse strade che poi già 100, 200, 300 anni dopo sono state abbandonate e sostituite da una viabilità più consona alle necessità dei contemporanei.

Rimanere oggi filologicamente vincolati a quell’itinerario per scopi diversi da quelli storiografici è molto limitante. Perché la base del percorso Francigeno non era un infrastruttura costituita ad hoc, ma erano già a quei tempi le vestigia della viabilità in parte Romana ed in parte longobarda. Con una novità. Che il percorso di avvicinamento sfruttava tutte le viabilità possibili in funzione dei punti sosta e di ricovero per il viaggio.

Da qui discutere quale Francigena sia quella giusta per il 3° millennio non è irrilevante o secondario.

La Francigena o meglio gli itinerari Francigeni stanno per essere riconosciuti come il secondo percorso culturale Europeo. E se è ipotizzabile che anche nei territori italiani accada quello che è accaduto con il primo percorso, che è quello di Santiago di Compostela è molto probabile che il termine Francigena diventi un marchio di richiamo internazionale che significhi pellegrinaggi, spiritualità, turismo verde.

La Francigena moderna sarà quindi una infrastruttura a supporto dello sviluppo di economie legate al turismo sostenibile. Proprio perché il target del prodotto “turismo sostenibile” significa turismo attivo, culturale, verde non possiamo pensare che siano utilizzabili quei percorsi, che pur descritti 1000 anni fa, in dieci secoli hanno avuto uno sviluppo che ne ha determinato la quasi totale cementificazione ed asfaltatura .

Ritorniamo inoltre al motivo di viaggio. Il pellegrinaggio.

Il pellegrino moderno è chi vuole veramente mettersi in cammino, ma anche mettersi in gioco alla scoperta e al ritrovamento di se stesso e di un rapporto con la sua spiritualità e con la natura. Al pellegrino del 3° millennio non si possono offrire “remake” di ciò che era il pellegrinare di 10 secoli fa. Il pellegrino moderno vuole compiere il suo viaggio, vuole raggiungere la meta ma non vuole essere ingabbiato in schematismi logistici ridicoli ed assurdi. Vuol aprire le sue strade, vuole trovare il suo percorso. E non può far altro che cercarlo nel verde del paesaggio; un verde sempre più chiuso, difficile, inospitale dove non c’è spazio per il prossimo. Ma questi pellegrini saranno quindi anche coloro grazie ai quali nuove strade si apriranno. Nuovi percorsi Francigeni, quelli più dimenticati, saranno riscoperti, riaperti e riutilizzati.

Questa è la vera sfida. Chi sarà in grado di raccoglierla vivrà veramente nello spirito dei pellegrini Francigeni per la sopravvivenza reale e la continuità della Francigena, la via che si rinnova.

*Associazione dei Cavalieri Pellegrini d’Europa