Anno 3 - N. 8 / 2004


JOHANNES BRAHMS e l’“Akademische Festouvertüre” op. 80

TEMPUS EST JUCUNDUM (CANTIONES PROFANAE)

In tutta Europa il Gaudeamus igitur diventò l’inno degli studenti universitari, l’inno di generazionI che hanno fatto la storia della cultura umanistica.

di Giulio Cesare Maggi



Ritratto di Johannes Brahms all'età di venti anni.


Gaudeamus igitur
Iuvenes dum sumus
Post iucundam iuventutem
Post molestam senectutem
Nos habebit humus

cantavano gioiosamente gli studenti delle celebri Università germaniche, eredi oramai stanziali di quei clerici vagantes medioevali le cui cantiones profanae Carl Orff ha raccolto e musicato nei suoi Carmina Burana.
Non sempre allegre, in verità, come ad esempio questa pensosa, dedicata alla Fortuna Imperatrix mundi

O Fortuna
velut luna,
statu variabili
semper crescit
aut decrescit

e spesso grassocce

Si puer cum puella
moraret in cellula
felix coniunctio

tutte in un latino così trasparente da non richiedere traduzione.
Tenute vive molte, altre aggiunte nel corso dei secoli, esse hanno da sempre costituito un patrimonio della goliardia germanica. Quegli studenti, rissosi e burloni, erano amanti del buon vino – più che non della cervogia alemanna – e ne godevano dai loro Römer, i classici bicchieri da vino bianco, il cui nome ricorda quello dei coloni romani che piantarono le loro viti lungo il Reno e la Mosella.
Spesso, eccitati dal vino, per futili motivi di donne questi studenti dal berretto con visiera cerata, si sfidavano a duello, magari solo per procurarsi la mensur, il tipico sfregio al volto che avrebbe poi garantito del loro coraggio. Erano poi, una volta laureati, professionisti e letterati di alto profilo, Professori o Privatdozent nelle stesse Università delle quali erano stati vivacissimi clerici.
Nutriti di dottrina da grandi Maestri, dobbiamo a loro nel campo letterario la pubblicazione dei classici – la famosa Bibliotheca Scriptorum Graecorum et Romanorum – piuttosto che l’interpretazione dei codici arabi, nelle prestigiose edizioni Teubner e Tauchnitz.
Un filone di studio mai interrotto neppure in tempi oscuri da parte di studiosi che possiamo considerare veri e propri epigoni di quei monaci degli scriptoria medioevali ai quali tanto dobbiamo per l’eredità dei manoscritti classici che i grandi Principi-vescovi ed i grandi mecenati dell’epoca avevano raccolto nelle loro straordinarie biblioteche: basti pensare ai Fugger di Augsburg o alla Bibliotheca Palatina dei Principi elettori della Renania-Palatinato.
Ma ora perché proibirsi di essere i legittimi eredi dei clerici, con il loro amore per le donne, per il vino, per il buon vivere e per le loro cantiones?
All’Università di Breslavia ed ai suoi studenti, Johannes Brahms dedicò nel 1880 l’opus 80 o Akademische Festouvertüre in do maggiore, ricca di toni allegri e talora maestosi: per motivi non chiariti, in seguito egli chiamò questo pezzo musicale “Janitscharen ouvertüre” (ouverture dei Giannizzeri).
Secondo Claude Rostand, Brahms aveva un’opinione riduttiva del termine “accademico”, intendendo che esso indicava semplicemente un’opera relativa all’ambiente universitario.
L’ouverture in realtà non ha affatto un’impronta accademica di tipo rituale, ma si ispira piuttosto alle canzoni con le quali gli studenti dell’Università di Ulm e di Göttingen o di Heidelberg, nel corso delle loro bevute nelle osterie oppure durante le scorribande notturne, inneggiavano alla felicità ed all’allegria, ma che talora avevano anche, come si è visto, una vena malinconica.
Nota Rostand che la forma della composizione non corrisponde ad alcuno schema classico e ciò da parte di un compositore che pur in un’epoca di arti “decadenti” fu sempre fedele al classicismo: egli ritiene che il titolo più adatto e per nulla classico sarebbe stato quello di rapsodia. Da giovane Brahms a Göttingen e poi a Detmold aveva appreso queste canzoni goliardiche: il ricco materiale tematico è infatti tratto dagli Studentenlieder.
Quattro sono le canzoni che Brahms ha introdotto nell’opus 80: innanzitutto
“Wir hatten gebauet ein stattliches Haus”.
La seconda titola “Melodie des Landeswaters” mentre la terza è “Was kommt dort von der Höh” detta anche “Fuchslied”: nel linguaggio della goliardia il termine Fuchs, cioè volpe, sta ad indicare la “matricola”, perciò Canzone della matricola.
Riportiamo qui a fianco i temi delle canzoni, l’ultima delle quali è il celebre Gaudeamus igitur.
Esso chiude, come un finale maestoso, l’opus 80, la mirabile composizione di Brahms non riconducibile, come si è visto, a qualsiasi schematismo musicale.
L’opus 80 avrà il merito di diffondere in tutta Europa il Gaudeamus igitur che da allora diventerà l’inno per eccellenza degli studenti universitari, il canto di varie generazioni di studenti che hanno fatto la storia della cultura umanistica di questa vecchia e sempre giovane Europa, dura a morire, a dispetto di ogni indecente tentativo di certi cultori dell’incultura.