Anno 2 - N. 5 / 2003
LA FIGURA DEL SACERDOTE GEOMANTE
GEOGRAFIA SACRA
Un caso: la mezzaluna fertile in Lombardia
di Diego Vaccai
(1) Tutto ciò configura nell’antichità la esistenza di quella che Guenon, con espressione fortunata, indica quale geografia sacra o geografia sacerdotale(1)
PREMESSA
La costruzione degli edifici più significativi per la vita religiosa dell’umanità è stata a lungo assoggetta al rispetto di precisi criteri inerenti tanto il momento costruttivo quanto quello decorativo, con i fecondi ricorsi alla simbologia, alla numerologia, alla astrologia, etc.
In realtà, preliminarmente alla costruzione e decorazione dell’edificio, una importanza rilevante, quasi decisiva, era riservata alla scelta del luogo.
All’operazione sovraintendeva la classe sacerdotale che con rituali codificati procedeva all’individuazione della posizione nello spazio in cui l’edificio avrebbe dovuto sorgere.
Tutto ciò configura nell’antichità la esistenza di quella che Guenon, con espressione fortunata, indica quale geografia sacra o geografia sacerdotale(1): insieme di regole e di leggi per l’individuazione dei luoghi sacri e quindi, per tale loro sacralità, deputati ad ospitare la città, il tempio, etc., evidenziando così la valenza “situazionale” della sacralità (ben lontano da quanto avviene oggi!).
Luogo, progetto e decorazioni: elementi tutti che mirano a fare dell’edificio un occasione di ammaestramento, una dimora filosofale e che costituiscono una vera e propria lingua: con una grammatica, una sintassi e regole ortografiche.
Lingua che, secondo alcuni autori, si arricchisce di un altro elemento: l’edificio sacro trova la sua ragion d’essere non solo nell’essere eretto in uno specifico luogo e costruito in un determinato modo e con precisi elementi decorativi, ma anche nella relazione topologica di vicinanza, di connessione, etc., con altri edifici, anche molto distanti.
Si configura quindi un percorso interpretativo nel quale le costruzioni, tra le quali sia possibile ipotizzare una relazione di omologia (o per epoca costruttiva e/o per tipologia dell’edificio), costituiscono, quando “lette” spazialmente assieme ad altre, una rete, una geometria, una configurazione dotata di un preciso significato.
A tutti gli effetti, l’allineamento delle cattedrali gotiche dedicate a Santa Maria Maggiore, del Nord della Francia, o gli allineamenti megalitici a Filitosa, costituiscono segni che rimandano ad un significato altro.
È come se si desse corpo ad una simbologia che interessa il piano territoriale e che l’oggi quasi invita a riscoprire, a soffermarcisi.
Perché infatti non raccogliere, da quanto succede sul piano essoterico in cui globalizzazione e crisi ecologica costituiscono momenti di consapevolizzazione di legami territoriali e diacronici che si estendono ben oltre quanto fino ad oggi considerato, l’invito ad indagare esotericamente le configurazioni territoriali create dalla posizione, non casuale, di particolari edifici?
LA GEOMANZIA
L’ipotesi che la collocazione di un edificio trovi il suo senso anche nell’appartenenza ad una configurazione spaziale, vero e proprio simbolo territoriale, trova supporto nella diffusione della geomanzia nell’antichità.
Essa si definisce quale arte che consente di stabilire il sito appropriato per costruirvi un tempio, una casa, una tomba, un villaggio, una città.
Arte ed anche forma di conoscenza praticata a lungo dall’umanità in virtù della centralità della Terra, quale ente animato dall’Assoluto, nel sistema di coordinate, intellettuali e spirituali: Terra vissuta pertanto come entità viva, animata dallo Spirito.
Ed è interessante notare i cambiamenti della geomanzia nel passaggio dalla dimensione nomade a quella stanziale.
I popoli erranti divinano il percorso dello spirito della terra, cercando i luoghi in cui esso si manifesta in modo diretto ed in tutta la sua valenza vivificante.
Compito del sacerdote geomante è quindi individuare alberi, fonti, pozzi e fiumi, rocce, etc., promuoverli a luoghi sacri, come tali assumerli a sede dei primi santuari, rappresentazioni del Centro del Mondo, punto di congiungimento attraverso l’axis mundi, delle forze del Cielo, della Terra e degli Inferi.
Questo è possibile perché, per parafrasare il detto indiano, ogni fiume è sacro come il Gange, poiché in ogni luogo la terra è pervasa dallo Spirito.
Con il passaggio alla dimensione stanziale, l’uomo restringe la sua prospettiva.
Individua uno spazio comunitario, rispetto al quale quanto è fuori si connota come qualcosa di estraneo (i termini foresta e forestiero hanno una chiara origine comune) e con cui ci si deve relazionare con attenzione e cura (storica in questa caso l’ospitalità data allo straniero), ma anche desacralizza luoghi ed aree della Terra, per stemperare (ma mai cancellare!) il sacrilegio del doverla violare con la fondazione della città, la costruzione di edifici, la coltivazione.
Ed il sacerdote geomante si adegua: non solo individua il luogo in cui fondare la città o costruire l’abitazione, ma ne definisce la struttura.
Gli insediamenti stabili, città ed abitazioni, si sviluppano secondo schemi cosmologici che rappresentano, in un microcosmo, l’ordine dei cieli e sono situati al “centro dell’Universo” ed orientati secondo gli assi cosmici.
In India il geomante indica il punto in cui si trova il serpente che sostiene il mondo ed in quel punto il capomastro pianta un picchetto affilato per immobilizzargli la testa e quindi la prima pietra, la pietra angolare, viene a trovarsi al centro esatto del mondo (2). Nella cultura islamica, il centro del mondo coincide con la meteorite nera della Mecca; nella Chiesa medioevale, la “pietra angolare” del mondo sta a Gerusalemme, il centro dell’Universo.
Di grande interesse, per l’elevato grado di sistematicità raggiunto, è poi quanto sviluppato in Cina, con il feng shui (la disciplina dei venti e delle acque).
Questa geomanzia cinese, che Joseph Needham qualifica come pseudo scienza proprio nel senso di pratica a metà tra una profondissima conoscenza della salubrità o meno dei siti ed una visione astronomica ed astrologica della vita, equipara l’energia vitale della terra a quella che scorre nel corpo umano: così come in questo essa scorre lungo i meridiani, in quella essa scorre nelle ”vene del drago”. Il geomante cinese, “l’uomo del drago”, rintraccia nei luoghi le forme del Drago e della Tigre e della loro interazione; tratta e manipola questa energia: deviandola e trasportandola lontano dal suo posto di origine per concentrarla in luoghi privilegiati. Se questo è il quadro di riferimento per la geomanzia, come collocare in esso la variabile topologica? Come si affianca alle altre? Con quale rituale viene “gestita” ed in quale momento?
In altri termini, sulla base di quali saperi e conoscenze, il sacerdote sciamano, nel posizionare sul globo terrestre un edificio, crea configurazioni che diventano comprensibili, limitandosi a considerare il piano cartografico, a scale ben più piccole di quelle gestibili dalla vetta di una collina o dalla cima di una torre?
Assumendo che anche in questo campo l’approccio del sacerdote/sciamano si rifacesse ad un sistema di conoscenze che potremmo definire completo, in cui cioè l’intuizione e la trance si affiancano ad elementi a noi più vicini, in quanto collocabili nella scia del metodo galileiano, rimane comunque di difficile comprensione l’ottenimento di tali configurazioni.
Di fronte a questo punto, potenziale condizione di empasse, è stata abbandonata la strada della comprensione del processo che ex-ante ha portato alla localizzazione, per imboccare quella che ex-post la valuta.
Partendo quindi dalla constatazione dell’esistenza di tali configurazioni, ci si è chiesto come leggerle, trovando un idoneo aiuto nel ricorso alla lettura analogica.
LA LETTURA ANALOGICA
Davanti alla straordinaria molteplicità della manifestazione, il pensiero umano si è sempre posto l’obiettivo di trovare una lettura “ordinante” che gli consentisse di non smarrirsi.
Semplificando al massimo la trattazione, si possono individuare due approcci: l’approccio che ricerca fattori unificanti tra individualità diverse ma con elementi in comune e l’approccio che ricerca fattori unificanti indipendentemente dalla esistenza o meno di elementi in comune.
Il primo è orizzontale, genera la suddivisione della manifestazione in più piani (il piano animale, vegetale, minerale, etc.); il secondo è verticale e genera catene interpretative.
Sono quindi complementari, anzi ortogonali.
Il primo è tipico della ricerca scientifica (3) ed ha una connotazione essoterica, il secondo, muovendo alla ricerca delle qualità primarie, le idee archetipiche, ha una chiara connotazione esoterica.
In altri termini, il chiedersi se esiste un legame tra il piombo, lo stambecco e l’edera, comporta il muoversi verticalmente tra i piani della manifestazione alla ricerca della idea prima, del principio uniformante.
Principio che costituisce per l’appunto l’informazione che ha configurato la materia, in piena adesione al fatto che “all’inizio era il Logos” e che idee e linguaggi sono stati presenti prima della loro materializzazione.
Il primo richiede capacità logiche, il secondo si appoggia alla analogia.
La lettura analogica si configura quindi come una trivella, una sonda, che consente, creando “catene analogiche verticali” di decifrare e di comprendere (nel senso etimologico della parola di prendere dentro, di far proprio, non solo intellettualmente) quanto indagato, decifrando rapporti altrimenti incomprensibili.
Sintetizzando è così possibile definire una “matrice della realtà”(4), matrice che riportando nelle righe i piani della manifestazione ed in colonna le idee archetipiche, consente di individuare le correlazioni che esistono tra le forme del rappresentante ed il rappresentato.
La matrice, nel caso della catena, piombo ® stambecco ® edera, si configura nel modo seguente:
È forse ora intuibile il ricorso alla lettura analogica.
Se infatti si accetta di definire l’ulteriore livello, che potremmo chiamare “architetture tracciate”, cui ricondurre le configurazioni territoriali, la loro lettura e comprensione è avvantaggiata dalla possibilità di utilizzare le catene analogiche.
È in questo senso che il costruito si armonizza con il luogo in cui si trova.
Se si postula l’esistenza di un legame tra tutti i piani della manifestazione (ed a tale proposito l’estratto della tavola smeraldina di Ermete Trismegisto è significativo), è facile farne l’estensione anche ai luoghi in cui l’uomo nasce, vive e lavora, definendo di conseguenza la correlazione, per così dire profonda ed esoterica, tra il luogo e lo sviluppo di particolari attività umane.
In altre parole: la ricerca e l’individuazione del principio universale che connota un luogo, diventa possibile anche attraverso le forme in esso leggibili ed i modi della produzione, della vita.
Per ancorare quanto ipotizzato e cercare conferma a quanto teorizzato, si è approfondito un caso di configurazione territoriale: l’allineamento delle chiese dedicate a San Pietro nell’area tra Varese e Lecco.
UN CASO DI STUDIO:
la mezzaluna fertile in Lombardia
È qui ripreso, approfondito ed ampliato uno spunto comparso sulla rivista Kemi-Hathor (5).
Nell’articolo citato si evidenzia la singolarità data dalla presenza in un’area ristretta, quella che approssimativamente va da Varese a Lecco, di chiese dedicate a San Pietro (a Gemonio, Albese con Cassano, Civate, Agliate, Gallarate), coeve (la data di fondazione arriva attorno al 1030), di origine longobarda ed architettonicamente simili – di stile romanico, piccole, disadorne.
La singolarità poi aumenta quando si scopre che esse non sono disposte casualmente ma la loro posizione genera la forma della mezzaluna.
A partire da questa segnalazione, si è provveduto dapprima a riportare, sulla cartografia ufficiale della Regione Lombardia alla scala 1:10.000, la posizione delle suddette chiese e successivamente a verificare con un idoneo software la esistenza della mezzaluna.
I risultati, sintetizzati nella cartografia riportata (Fig. 1), sono sorprendenti.
Considerando tre alla volta le chiese di San Pietro a Gemonio, Gallarate, Agliate e Civate e tracciando le circonferenze che raccordano le singole terne(6), è sorprendente constatare che i rispettivi centri sono così “vicini” da consentire l’individuazione di un punto, situato nel Canton Ticino nei pressi del confine (Fig. 2), da cui disegnare l’unica circonferenza che contemporaneamente raccorda le suddette quattro chiese, confermando così, geometricamente e cartograficamente(7), l’ipotesi dello studio citato.
Inoltre, tracciando anche la circonferenza che raccorda i punti rappresentativi delle chiese di San Pietro a Gemonio, Albese con Cassano e Civate, si individua la mezzaluna.
È casuale tale configurazione? Come interpretarla?
Prescindendo da come sia stato possibile tracciarla, la configurazione a mezzaluna si “armonizza” con altri elementi presenti?
Interessante notare che Como, in epoca preromana, organizza il proprio territorio di competenza in 28 castelli, rappresentativi dei distretti religiosi e politici, ed il numero 28 rimanda alla simbologia lunare.
Ma Como è indicativamente al centro del territorio considerato.
Tale territorio è stato interessato dalla cultura detta di Golasecca, dal nome della località vicino al Ticino in cui sono stati trovati per la prima volta manufatti e suppellettili che, per la loro singolarità, hanno portato a postulare la esistenza di una nuova “cultura”.
E le successive ricerche archeologiche hanno verificato che il territorio della cultura di Golasecca interessa l’area submontana che va dal Ticino al lago di Oggiono (Lecco), indicativamente l’area in cui è stata disegnata la mezzaluna.
Inoltre, le suppellettili di Golasecca sono riccamente decorate con simbologie lunari.
Ed è casuale che una forza politica che è nata nel territorio considerato abbia scelto come colore rappresentativo il colore lunare: il verde(8)?
Quanto quindi diventa plausibile l’ipotesi che per il territorio considerato, il principio informatore, l’idea archetipica sia quella del principio femminile, della Grande Madre?
L’articolo avrebbe voluto presentare una riflessione “conclusa”.
In realtà, giunti al punto di trarre delle conclusioni, ci si è trovati di fronte a domande che anziché diminuire sono aumentate.
Lo stesso caso di studio, che avrebbe dovuto costituire una soddisfacente applicazione dei concetti e dei metodi teorizzati, ha evidenziato tra l’altro la necessità di approfondire la ricerca di linee e forme simboliche nel territorio indagato, indipendentemente dalla tipologia degli edifici qui considerati, disvelando così un affascinante e promettente campo di studio.
DEFINIZIONE DEL PRINCIPIO
Pianeti
Minerale
Vegetale
Animale
Corpo umano
Malattie
Ambiente
Località
Stato sociale
Colore
STRUTTURA, FRENO, RESISTENZA, TEMPO
Saturno
Piombo, calce
Edera, cardo, agrifoglio, equiseto
Corvo, stambecco
Scheletro, denti
Malattie degenerative,
calcificazione, formazione di calcoli
Prigione, convento, ricovero, cimitero
Montagna, deserto freddo
Minatore, persone anziane
Nero, blu scuro, indaco
NOTE
Geografia sacra
1) Renè Guenon, Il re del mondo, trad. it., ed. Adelphi, Milano, 1994
2) Mircea Eliade, “Il Sacro ed il Profano”.
3) Almeno ciò è valido fino alla fine del XIX° secolo, quando gli studi sul magnetismo danno l’avvio, partendo dalla fisica, ad un filone di ricerca di leggi unificanti.
4) La definizione è tratta dal testo di Thorwald Dethlefsen, Il destino come scelta, trad. it., ed. Mediterranee, Roma, 1997, cui l’autore è grandemente debitore per la comprensione del pensiero analogico.
5) Mara Mitzchar, Mezzaluna fertile in Lombardia, Kemi-Hathor, n° 2, ed. Riza, Milano, febbraio 1983
6) Si ricorda che se geometricamente per tre punti è sempre tracciabile la circonferenza che li unisce, nel caso di quattro punti, non è assicurata l’esistenza di una tale circonferenza.
7) L’affermazione è cartograficamente rigorosa assumendo come centro il baricentro del rettangolo che inscrive i quattro centri, come raggio la media geometrica dei quattro raggi e come scala di rappresentazione il valore 1:400.000.
8) Relativamente al piano “Colore” ed alle associazioni ai livelli archetipici, tra le tante riflessioni a diverso livello di organicità, l’autore si è “sentito” più vicino a quella di Denise Madin Gentile. Per la studiosa, i sette colori dell’iride, che si compongono nella luce bianca, il colore del Sole, centro di elargizione della luce dell’Assoluto, rappresentano ciascuno una parte dell’energia dell’Assoluto: i tre colori primari (rosso, azzurro e giallo) esprimono le tre sfaccettature primordiali di questa energia: il rosso per l’energia creativa, l’azzurro per l’energia ricettiva, il giallo per l’energia spirituale; i tre colori derivati dalla mescolanza a due a due dei colori primari (verde, violetto, arancione), esprimono una energia composta da due potenzialità diverse: il verde indica l’equilibrio esistente tra la pura spiritualità (il giallo) e la totale ricettività (l’azzurro), colore quindi della manifestazione dualistica; il violetto indica la forza nata dalla ricettività (l’azzurro) unita alla potenza creativa (il rosso), colore quindi della espansione; l’arancione, quale composizione di due energie attive: l’energia creativa (il rosso) e l’energia spirituale (il giallo), costituisce l’espressione più totale e perfetta della spirito del mondo manifestato; l’indaco, colore nè primario nè derivato, risultante di violetto ed azzurro, quindi con una predominanza dell’azzurro, accenna alla discesa delle potenzialità creative dell’Assoluto negli strati più bassi della natura, a densità maggiore, è quindi rappresentativo di una funzione di congiunzione, di passaggio da un livello di coscienza a quello superiore.
Il dottor guillotin
1) Luciano Sterpellone, Stratigrafia di un passato, Punto e linea,1990.
2) Rivista Ciba, n°8, gennaio 1948.
3) ibid.
4) ibid.
5) Pierre Germa, Depuis quand (??) les origines des choses de la vie quotidienne, Berger-Levrault, 1979.
6) ibid.
8) Pierre Germa, op cit.
9) Rivista Ciba. (??)
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