Anno 11 - N. 31/ 2012


IL MAESTRO DI LEIDA

COMMUNIS TOTIUS EUROPAE PRAECEPETOR

L’ippocratismo eclettico di Boerhaave

di Francesco Piscitello



Hermann Boerhaave


Clinico e maestro di medicina più importante della prima metà del settecento se non di tutto il secolo, noto in tutto il mondo, onorato in vita e universalmente compianto dopo la morte - le esequie ebbero un carattere veramente regale - medico di pazienti illustri come lo zar Pietro e Guglielmo III, Hermann Boerhaave costituisce una pietra miliare nel passaggio della medicina alla modernità sia per quanto riguarda la concezione del sapere medico che il suo insegnamento.
LA VITA E L’OPERA DI BOERHAAVE
Nato l’ultimo giorno dell’anno 1668 a Voorhout, presso Leida, in quell’università compie studi di filosofia e teologia con l’intenzione di seguire le orme paterne come pastore della chiesa riformata olandese. Si laurea nel 1690 discutendo la tesi De distinctione mentis a corpore nella quale critica profondamente Epicuro, Hobbes e soprattutto Spinoza.
Già durante questo periodo, tuttavia, nutre interesse per la medicina tanto da iscriversi a questa facoltà nell’università di Hardewijk, l’attuale Gheldria, dove si laurea nel 1693.
Tornato a Leida esercita privatamente la professione ed acquista in breve tempo una buona fama professionale tanto che, nel 1701, l’università di Leida lo nomina lettore di istituzioni di medicina, ossia la medicina teorica, alla quale si aggiunge, nel 1709, l’insegnamento di botanica fin che, nel 1714, viene nominato professore di clinica medica. Nel 1718 consegue anche la cattedra di chimica.
Nel 1728 viene accolto come membro dalla parigina Académie des sciences e, nel 1730, come fellow della Royal Society londinese.
Una grave e dolorosissima artrite gottosa, a causa della quale dovette abbandonare nel 172 l’attività didattica, ne funesterà le giornate fino alla morte, il 23 settembre 1738 (1).
Tante e tanto diverse attività di studio e di insegnamento, oltre che di pratica clinica, ne aumentano considerevolmente la reputazione tanto che iniziano a convergere verso Leida studenti da ogni parte del continente: communis totius Europae praeceptor lo chiamerà Albrecht von Haller, il più noto dei suoi allievi (2).
La fama di cui fu circondato al suo tempo si deve, oltre che alle grandi capacità cliniche, all’azione didattica e all’opera di sistematizzazione del sapere più che a qualche importante scoperta: le uniche di rilievo infatti, nel campo della medicina, sono la descrizione delle manifestazioni della rottura spontanea dell’esofago, detta sindrome di Boerhaave (3) e l’isolamento e la descrizione di una sostanza presente nell’urina che più tardi, quando la chimica avrà fatto sufficienti progressi, verrà identificata come urea (4).
Nella pratica clinica non si affida totalmente ad alcuna delle due concezioni che, al suo tempo, si fronteggiano, quella iatromeccanica e quella iatrochimica, ma assume, di volta in volta, la posizione che meglio gli sembra spiegare le cose. Interpreta molti fenomeni vitali con una visione meccanica (importanza della velocità del sangue, delle dimensioni e delle angolature dei vasi nei quali scorre, della forma delle particelle che vi sono contenute; derivazione della febbre da un aumento dell’attività cardiaca e dalla contrazione dei vasi capillari) e altri con un’idea decisamente chimica (molte malattie deriverebbero da disturbi digestivi che provocano una “acrimonia”) mentre in altre occasioni ancora i fenomeni avrebbero un carattere misto: l’infiammazione, ad esempio, deriva al tempo stesso da una contrazione delle piccole arterie e da un’alterazione dell’umore sanguigno.
Un grande maestro
Amatissimo dalla sua cosmopolita studentesca, Boerhaave è un professore affascinante. Espone con grande chiarezza non priva di grazia avvincente e di grande vivacità, è garbato e gentile. Il suo metodo didattico consiste di aforismi: descrizioni a stampa assai sintetiche e facili da memorizzare che vengono poi approfondite accuratamente, commentate, ampliate oralmente durante le lezioni teoriche. Tuttavia preferisce far lezione direttamente al letto del paziente, dove mostra le stesse doti di chiarezza e di rigore nel ragionamento diagnostico e, nei casi di decesso, si fa seguire dagli studenti al tavolo autoptico dove confronta le osservazioni necroscopiche con i sintomi e i segni rilevati clinicamente per trarne la dovuta esperienza. All’inizio del XVIII secolo la medicina si trova come sospesa tra due posizioni. Il grande prestigio degli antichi - Ippocrate, Galeno, Celso - fa sì che la loro opera non sia soltanto onorata per il valore storico ma venga ancora più o meno integralmente accettata nelle sue implicazioni scientifiche, le quali invece vanno perdendo credibilità di fronte a nuove osservazioni e scoperte: valga per tutte l’opera di Harvey sulla circolazione del sangue. In questo clima, Boerhaave si assume un onere che ricorre più volte nella storia della medicina e della stessa scienza. Come nel medioevo Pietro d’Abano, che per analogo motivo fu chiamato “Conciliator”, Boerhaave tenta proprio di costruire una nuova dottrina medica che tenga conto sia dell’insegnamento ippocratico - soprattutto nella concezione della malattia come di un fenomeno naturale dal quale è esclusa qualsiasi influenza sopra- o preternaturale, esclusione tutt’altro che scontata a quel tempo e non del tutto tramontata ancor oggi - che delle teorie scientifiche della sua epoca, nei confronti delle quali ha un approccio fondamentalmente eclettico.
Fortemente interessato agli aspetti metodologici dell’insegnamento pubblica, tra le altre opere, un Methodus discendi medicinam nel quale raccoglie le indicazioni propedeutiche allo studio (geometria, meccanica, idraulica...) e vasti suggerimenti bibliografici relativi a queste materie e alla medicina stessa. Il piano di studi che il docente di Leida concepisce come necessario alla formazione del medico sarà di ispirazione per gran parte delle università europee Edinburgo, Göttingen e, soprattutto, Vienna, la cui facoltà medica fu completamente riorganizzata da Gerard Van Swieten, che di Boerhaave fu allievo, su invito di Maria Teresa nel 1745.
BIBLIOGRAFIA
Il Maestro di Leida
(1) L. Sterpellone: Stratigrafia di un passato. Punto e Linea, Milano - 1990.
(2) A. Castiglioni: Storia della medicina. A. Mondadori, Milano - 1948.
(3) L. Sterpellone: op. cit.
(4) J. Golinsky: voce "Boerhhave" in Dizionario biografico di storia della medicina e delle scienze naturali, a cura di R. Porter. Franco Maria Ricci, Milano - 1985.