Anno 10 - N. 30/ 2011


STORIA DELLA MEDICINA

EDWARD JENNER E LA VACCINAZIONE

Dal “metodo turco” di Lady Montagu al vaccino di Jenner I bovini del Gloucestershire. La sconfitta del vaiolo

di Francesco Piscitello



La “morte nera” dalla Bibbia silografica di Toggenburg (1411)


Il flagello del vaiolo non aveva rispetto per nessuno, nemmeno dei re: lo contrassero molti sovrani e alcuni ne morirono, come Luigi XIV di Francia e Maria II d’Inghilterra. Ma in oriente avevano imparato a difendersi. In Cina, fin dal XIII secolo, si usava ridurre in polvere le pustole essiccate degli ammalati e insufflarle, a scopo di prevenzione, nelle narici (la sinistra nei maschi, la destra nelle femmine), mentre gli indiani pungevano invece la cute del braccio con un ago previamente immerso nel pus vaioloso (1).
La pratica non era ignota nell’impero ottomano e fu a Costantinopoli che Lady Mary Wortley Montagu, figlia del Duca di Kingston e moglie dell’ambasciatore britannico in quella città, ne venne a conoscenza. Fatto praticare il trattamento ai figli Edward e Mary jr, al ritorno in Inghilterra nel 1721 convinse l’amica principessa di Galles e moglie del futuro Giorgio II a sottoporvi le due figlie. La principessa accettò il consiglio ma vi aderì, come riferisce Sterpellone (2), solo dopo che il trattamento fu applicato senza danno a sette condannati a morte e a sei orfanelli di un ospedale.

Edward Jenner
Ventotto anni dopo queste vicende, nel 1749, nasce a Berkeley, nel Gloucestershire, Edward Jenner, figlio del vicario del luogo. Rimasto orfano di entrambi i genitori a soli cinque anni, viene affidato al fratello maggiore, anch’egli pastore. Cresciuto e recatosi a Londra per studiarvi medicina (fu allievo di John Hunter, fratello del più celebre William titolare, all’epoca, di una delle più prestigiose cattedre di anatomia del mondo), tornerà a Berkeley nel 1772 come medico condotto.
Il “metodo turco” di Lady Montagu, dopo un iniziale entusiasmo, era stato poi soggetto a critiche da parte dei medici a causa della sua potenziale pericolosità ma fu tuttavia largamente praticato per la sua indubbia efficacia, tanto che lo stesso Jenner fu incaricato dal governo inglese, nel 1775, di eseguire la vaiolizzazione - come veniva chiamata questa pratica - nella contea di Gloucester. Risalgono a quest’epoca, e precisamente nell’adempimento di questo incarico, le prime ricerche sui bovini e sui mungitori e a partire da questa data la sua vita fu assiduamente impegnata nello studio e nella diffusione del suo metodo, sebbene trovasse tempo anche per ricerche di zoologia e per attività poetiche. Con la perdita della moglie, nel 1815, si chiuse però in un cupo isolamento, fino alla morte, sopraggiunta otto anni più tardi.

La vaccinazione: studi, riconoscimenti e polemiche

Nel corso di questa e delle successive numerose campagne di vaiolizzazione Jenner si accorse che, in alcuni soggetti, l’inoculazione non produceva la consueta reazione di malessere e febbricola, pur trattandosi di persone che non si erano, in precedenza, mai ammalate di vaiolo conseguendone l’immunità. Apprese però dalla voce dei contadini che coloro che avevano contratto il cow-pox non incorrevano nell’infezione vaiolosa. Il cow-pox è un’infezione pustolosa della mammella bovina che si trasmette al mungitore, sulle mani del quale si formano analoghe pustole accompagnate da una blanda sintomatologia febbrile. Riflettendo su questa cognizione popolare Jenner si convinse che, avendo questa infezione un carattere estremamente blando forse il materiale pustoloso del cow-pox poteva sostituire quello, proveniente da autentico vaiolo umano, della vaiolizzazione. Quest’ultima infatti non era scevra di pericoli giacché talora il soggetto inoculato sviluppava un vero vaiolo, cosa che aveva indotto i medici alla severità di giudizio cui si è accennato sopra.
Nel 1796 un’epidemia che aveva colpito una mandria di buoi delle sue contrade gli diede l’opportunità di sottoporre a esperimento la sua idea. Il 14 maggio di quell’anno inoculò in un ragazzo di otto anni, James Phipps, del pus prelevato da una pustola della mungitrice Sarah Nelmes: l’eruzione in sede di inoculo e la lieve manifestazione febbrile guarirono in pochi giorni. Dopo sei settimane fu inoculato al piccolo James del materiale vaioloso (un’operazione del genere oggi non sarebbe in alcun modo permessa!) senza che si manifestasse alcun segno di malattia. Due anni più tardi una nuova epidemia di vaiolo bovino gli permise di ripetere l’esperienza, allargando grandemente la casistica(3).
Nel 1798 pubblicò a sue spese An Inquiry into the Causes and Effects of the Variolae Vaccinae dove riferiva delle sue ricerche. Il successo fu enorme e la pubblicazione vide numerose edizioni e la traduzione in molte lingue. Da allora il metodo Jenner, battezzato “vaccinazione” nel 1801, conobbe un’amplissima diffusione in tutto il mondo.
Il lavoro scientifico lo rese ricco e famoso: dal solo Parlamento inglese, nel 1802, gli furono assegnate diecimila sterline e altre ventimila quattro anni dopo, quale segno pubblico di gratitudine per il suo lavoro; nel 1803 fu fondata la Royal Jennerian Society; nel 1808 fu varato un piano nazionale di vaccinazione; il Re d’Inghilterra lo nominò suo medico straordinario e persino lo stesso Napoleone, per quanto in guerra con la Gran Bretagna, coniò una medaglia in suo onore, rilasciò su sua richiesta alcuni prigionieri di guerra e rese il vaccino obbligatorio nell’esercito francese(4). In compenso ebbe molti denigratori che enfatizzarono oltre misura il fatto che la sua non fosse una vera e propria scoperta ma la razionalizzazione di fatti già conosciuti, amareggiandone gli ultimi anni.

I meriti di Jenner
È indubbio che, come argomentarono i suoi detrattori, quella di Jenner non fu una scoperta originale. La nozione che il contatto con materiale infetto (secondo modalità finalizzate, sia pur rudimentalmente, a ridurne l’efficacia patogena in modo da evitare - anche se non sempre - la malattia) poteva proteggere dall’infezione era largamente diffusa in oriente e nella stessa Europa, per merito della Montagu. Non è raro però, nella storia della scienza, che importanti ritrovati abbiano come punto di partenza l’osservazione di fenomeni occorsi del tutto casualmente o fatti più o meno superficialmente già conosciuti.
È il caso di Jenner che era a conoscenza del “metodo turco” ed era stato informato della resistenza al vaiolo di quanti avevano contratto il cow-pox. La sagacia del ricercatore, tuttavia, consiste nell’intuire quanto di scientificamente importante e innovativo può nascondersi in quei fatti, in quei fenomeni, tanto da dedicarvi tempo, lavoro, energie fino al conseguimento dei risultati intravisti. È questo il vero significato di tutta l’opera del medico di Berkeley al quale non può essere negato il merito di aver elaborato non solo il più efficace e sicuro strumento di lotta al vaiolo ma di aver aperto la strada ad un nuovo, promettente cammino della medicina: quello dell’immunologia.

Il cuculo da Aristotele a Jenner
Le più antiche osservazioni del comportamento, opportunista e proditorio, del cuculo risalgono ad Aristotele: ma la prima spiegazione, ampiamente dettagliata, si deve a Jenner, grande appassionato di scienze naturali. Le sue osservazioni, presentate alla Royal Society nel 1789 gli valsero, con l’appoggio del vecchio maestro Hunter, l’accoglimento come fellow nella società stessa.
Virus
Jenner chiamava “virus” l’agente infettante che dà luogo al vaiolo. A questo termine però non dava il significato che gli diamo noi (non poteva conoscere i virus), bensì quello latino, assai generico, di “veleno”.

IMMAGINI
Ritratto di Edward Jenner
Ritratto di Lady Mary Wortley Montagu
Medaglia commemorativa della scoperta del vaccino contro il vaiolo (1796)
I meravigliosi effetti dell’inoculazione (caricatura del 1801)