Anno 10 - N. 29/ 2011


Grande bibliofilo e divoratore di libri, ebbe un’ampia produzione letteraria

TOMMASO CAMPAILLA tra Cartesio e Newton

Modica è, quando Campailla nasce, la terza città della Sicilia... Per le sue abitudini molto particolari viene ricordato come uomo bizzarro, atteggiamento arricchito da molti aneddoti...

di Euro Ponte e Mariahelga Sidoti



Tommaso Campailla (Modica, 1668 - 1740)



INTRODUZIONE
Tommaso Campailla fu un pensatore siciliano, vissuto a cavallo tra il Seicento ed il Settecento, uomo eccentrico ed eclettico, residente pressoché per tutta la sua vita nella contea di Modica. Curioso, poeta, filosofo, coinvolto nelle grandi mutazioni che al pensiero consolidato venivano dalle prime acquisizioni della scienza, allo sgretolarsi dell’aristotelismo, al fiorire del cartesianesimo sino alle innovazioni newtoniane.

Molto noto in vita a Modica, ricordato ancora per qualche decennio, successivamente quasi dimenticato per poi essere ripreso nell’Ottocento e in particolare da pochi decenni divenuto una gloria modicana, assieme a Salvatore Quasimodo.

È degno di ricordo anche nella Storia della Medicina per i suoi interventi all’Accademia Modicana degli Infuocati e per le celeberrime “botti di Campailla” per la cura della lue.
L’AMBIENTE GEOGRAFICO E STORICO
Il quadro dove si svolge, pressoché continuativamente, la vita di Tommaso Campailla è la Sicilia del sud-est, nell’area meridionale dei monti Iblei. Modica è, quando Campailla nasce, la terza città della Sicilia per numero di abitanti, capitale dell’omonima Contea. L’epoca è sicuramente travagliata, il dominio spagnolo castigliano viene interrotto dal Trattato di Utrecht, del 1713, mediante il quale il Duca di Savoia Vittorio Amedeo II diviene re di Sicilia.
Nel 1718 fallisce un tentativo militare di ritorno alla corona di Spagna, nel 1720 tutta la Sicilia passa a Carlo VI d’Austria ma, per motivi feudali, sino al 1729 il re di Spagna Filippo V è titolare della Contea di Modica. Gli Austriaci vengono sconfitti nel 1734, a Bitonto, da Carlo VI di Borbone, che venne incoronato re di Napoli e re di Sicilia nello stesso anno e re “delle due Sicilie” l’anno successivo. Quando, nel 1759, Ferdinando sale al trono di Sicilia, succedendo al padre, divenuto re di Spagna come Carlo III, Campailla è già morto.
Modica subì, nel periodo coperto dalla vita di Campailla, degli eventi tragici, terremoti e contagi, dai quali la città ogni volta si risollevò. Particolarmente devastanti un’epidemia di peste nel 1672, il terremoto del 1693 e l’epidemia del 1709, che causò 6000 morti.


L’AMBIENTE CULTURALE
Nel 600 e nel 700 i pensatori e i ricercatori, nella “lontana” Sicilia vedono di avvicinarsi, con il pensiero, l’osservazione e l’esperimento alla “conoscenza nuova”.
Il mezzo di trasmissione, più che le Università, è la comunicazione diretta, quella epistolare e quella nelle Accademie, fiorenti e molteplici all’epoca.
Si ravvisa la necessità di passare da una pura speculazione mentale e dalla contemplazione a qualcosa con più risvolti pratici, alla conoscenza della natura, vista, secondo il pensiero di Cartesio, come un qualcosa di conoscibile, come può essere conosciuta una macchina, pezzo a pezzo. Contemporaneamente in particolare nell’ambiente siciliano della seconda metà del Seicento, si avverte pienamente la necessità di non determinare rotture con la dottrina cristiana, a non suscitare conflittualità, eccetto in pochi casi.
A Modica la vita intellettuale era ricca, importante il Collegium Mothycense degli Studi Secondari e superiori, retto dai Gesuiti e fondato nel 1629, rilevante istituzione scolastica della città e della Contea di Modica. L’insegnamento era scolastico-aristotelico. Non ripeteremo certo l’esaustivo lavoro di Giovanni Criscione, a cui rimandiamo per i dettagli, essendo, il suo, un testo fondamentale per mettere a fuoco il rapporto tra Campailla e la sua città. Le influenze più notevoli provenivano da Messina, a sua volta in contatto con Napoli ed il continente. La didattica procedeva, per chi poteva permetterselo, in prevalenza in scuole rette da ordini religiosi, e/o con precettori privati. Vi erano poi delle possibilità di frequentare “corsi liberi” come quello, in ámbito naturalistico, di medicina tenuto da Diego Materazzo negli ultimi venti anni del Seicento. All’epoca erano notevoli i contributi delle Accademie, punti di riunione, discussione e comunicazione tra uomini di cultura. A Modica si ricorda l’Accademia degli Affumicati, fondata attorno al 1670. Il nome venne successivamente modificato in quello di Accademia degli Infuocati. Agli incontri il nostro Campailla partecipò attivamente.


TOMMASO CAMPAILLA: CENNI BIOGRAFICI
Nasce a Modica il 6 aprile 1668, figlio di Antonino e Adriana Giardina; la famiglia era di piccola nobiltà e originaria di Scicli. A 16 anni venne inviato a Catania a studiare nella locale Università giurisprudenza.
Rimase colà meno di un anno.
Ritornato a Modica non si mosse più dalla città. Autodidatta, si mise ad acquistare e leggere molti libri, cosa che continuerà a fare per tutta la vita.
Attorno ai venti anni si avvicinò alla filosofia aristotelica con la mediazione dell’Accademia Modicana dei Gesuiti. A 25 anni iniziò ad avvicinarsi al pensiero di Cartesio (1596 -1650). Interessato sia alla parte speculativa sia a quella fisica acquisì molti libri dei filosofi cartesiani, e li lesse avidamente, vivendo sempre più appartato nella sua dimora ma non per questo alieno da contatti con una cerchia di amici non solo di tipo letterario ma anche in area più vasta.
Piuttosto indifferente ai mutamenti dinastici, poco coerente in politica, con un comportamento peraltro comune nell’ámbito dei frequenti rivolgimenti dinastici; nato suddito del re di Spagna, nel 1713 esalta l’incoronazione di Vittorio Amedeo II di Savoia, nel 1716 loda Luigi XIV di Francia, nel 1728 dedica la sua opera maggiore, l’Adamo, a Carlo VI, re di Napoli e Sicilia, imperatore d’Austria, nel 1738 esalta, in occasione delle nozze, Carlo III di Borbone.
Grande bibliofilo e divoratore di libri, ebbe un’ampia produzione letteraria.
Tra tutta la vasta produzione, ben studiata dai biografi, edita ed inedita, ricorderemo necessariamente “L’Adamo ovvero il mondo creato”, in poesia, poesia ridondante e tipicamente inserita nelle abitudini dei dotti e dei poeti dei Seicento e della prima parte del Settecento.
Campailla si presentava aperto allo scambio culturale con amici e visitatori, e particolarmente interessato alla medicina. Uomo urbanissimo, improvvisatore di sonetti e di canzoni, ottimo intrattenitore degli amici, amatissimo dei giovani, traeva godimento dall’insegnare a loro, polemista corretto e ben educato.
Per le sue abitudini molto particolari viene ricordato come uomo bizzarro, atteggiamento arricchito da molti aneddoti: la sua vita era circoscritta a Modica, con non frequenti uscite di casa e solo in lettiga, aveva l’abitudine a stare in un ambiente domestico surriscaldato d’inverno, in una grotta d’estate, in giardino, fuori dai raggi solari con il capo, indossava sempre abiti pesanti, mangiava una sola volta al giorno, piuttosto monotonamente, andava tardi a letto e poco riposava di notte.
Era schiavo di rituali inusuali, come il procurarsi il vomito quotidianamente,al mattino, il distendersi bocconi; il carattere fondamentalmente ipocondriaco, le abitudini di vita, incuriosivano i concittadini e sono enfatizzati dai biografi, ma se improntarono il suo modus vivendi non gli impedirono plurimi contatti con dotti e studenti, il partecipare alla vita pubblica della città, il fare lezioni di fisica e di medicina.
Per quanto riguarda i suoi rapporti con la fede e la religione era credente sino al bigottismo e mai si distaccò o criticò il credo religioso dell’epoca e del luogo e fu sempre esente da critiche di questo tipo. Morì nel 1740, a 72 anni, nella sua casa, dopo poche ore di agonia, per verosimile ictus.
Sepolto nel duomo di Modica le sue ossa andarono disperse.


IL PENSIERO DI CAMPAILLA E LO SVILUPPO “MEDICO-SCIENTIFICO”
La nozione di “medicina scientifica” è molto nota. Sfortunatamente l’uso di questo concetto risulta molto variabile ed impreciso quando ci si rivolge nel periodo da noi trattato. Anche il termine “medicina” è infatti storicamente relativo, oltre che indeterminato. L’aggettivo “scientifico” ci sembra, per l’epoca e per il luogo, ancora prematuro, e si rivolge a metodologie molto diverse. Da poco si è usciti dalla medicina dogmatica, ancora trionfante con la Scolastica, e da poco si procede con l’empirismo in medicina. Con il pensiero cartesiano la visione della natura come macchina si confronta con la realtà matematica. L’ordine meccanico è anche ordine matematico, geometrizzante. Si iniziano ad usare strumenti per quantizzare e misurare. Filosofo ma non più aristotelico se non proprio antiaristotelico riconoscendo che la filosofia aristotelica “dal moderno Secolo sbandita, sta refuggiata ne’ Chiostri”. Evidente riflesso delle regole cartesiane: non doversi “precipitare il giudicio né determinare prima d’aver ben esaminate le Materie”.
Nell’ámbito della medicina ricorderemo che le malattie iniziano ad essere classificate appena nella seconda metà del XVIII secolo da François Boissier de Sauvages de La Croix (1706 -1767), Karl Linné (1707 - 1778), William Cullen (1710 - 1790) e che la diffusione degli studi non fu immediata in Sicilia. Campailla appare in questo senso ancora al di fuori di un progresso via via più tumultuoso. Importanti sono i suoi rapporti con Diego Materazzo, Protomedico Generale della Contea, nato a Modica nel 1642 e morto nel 1702, che aveva studiato medicina a Messina, laureandosi a Catania in filosofia e medicina. Verso gli anni ottanta del Seicento un suo corso di medicina costituì il primo nucleo della “Scuola medica modicana”. In tale Collegio veniva conferito un diploma abilitante all’esercizio della professione medica; parecchi studenti dopo l’abilitazione proseguivano gli studi in altra sede, come da più documenti che attestano il proseguimento degli studi al di fuori dell’isola, come a Napoli e Montpellier. Le botti di Campailla, come attestato da due lavori su Historia Medicinae, hanno rappresentato un unicum per il successo attribuito al metodo di terapia mercuriale della lue, questa patologia maledetta giunta dal Nuovo Mondo. Le famose stufe per la cura mercuriale della sifilide vennero costruite nel 1698, nell’Ospedale di Santa Maria della Pietà, ospedale fondato nella metà del XIV secolo. Rispetto a strutture analoghe si favoleggia che parte dell’azione terapeutica fosse dovuta al legno di guaiaco che costituirebbe il materiale interno di costruzione delle “botti” stesse.
CONCLUSIONI
Quando Campailla nasce a Modica, nel 1668, Cartesio era morto da 18 anni. Isacco Newton nasce 7 anni prima della morte di Cartesio e muore 13 anni prima di Campailla. Prima e durante la vita di Campailla ambedue i grandi pensatori avevano pubblicato tutto il loro pensiero, derivante dal loro cammino filosofico e scientifico. Il Nostro visse pressoché tutta la sua vita a Modica e, grande acquirente di libri e loro grande divoratore, conobbe solo di riflesso i loro scritti. Scritti che per Cartesio precedettero quelli di Newton e che segnarono il pensiero del Campailla, mentre lo sviluppo in tutta Europa delle novità portate da Newton non riuscirono o non ebbero il tempo di modificare la posizione fondamentalmente filocartesiana di Campailla. La fisica cartesiana offre uno schema interpretativo della realtà secondo termini matematico-meccanici, la fisica newtoniana ha carattere matematico e sperimentale. Per ambedue i pensatori rimane fondamentale l’idea di Dio, in Cartesio l’autonomia del pensiero rispetto alla res extensa e l’importanza della presenza di Dio sono i cardini per una posizione apologetica del Cristianesimo, dopo la crisi della filosofia aristotelica e scolastica. Campailla, educato dai Gesuiti in un dominio del re di Spagna non poteva sicuramente neanche pensare ad un mondo senza Dio per cui le conclusioni metafisiche che gli giungevano sia da Cartesio sia da Newton era sicuramente per lui accettabili e tranquillizzanti.
È interessante riportare dall’Adamo i versi che si riferiscono alla prova cartesiana dell’esistenza di Dio, sia per vedere la corrispondenza dei concetti sia per notare il modo, ai nostri occhi convoluto e barocco “è del poeta il fin la maraviglia” diceva Giambattista Marino (1569-1625):

Ma finito son io: né può riflesso
Causar d’Ente infinito Ente finito.
Dunque infinita è fuor di me sostanza,
S’in me d’Ente infinito è la sembianza.
(Adamo, canto I, 60a ottava)

Molto reputato durante la vita, rapidamente dimenticato, poi rivalorizzato specialmente dagli studiosi della cultura locale, ma non solo, seguace di Cartesio, ma non appiattito sul suo pensiero, ci è sembrato interessante in questo contributo rivedere alcuni aspetti dell’Uomo, degno a nostro parere di ricordo.

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