Anno 10 - N. 28/ 2011


FEDERICO MARCHESINI

Un pittore umbro del nostro tempo.

Soggetto dominante nelle sue composizioni è la figura umana, ma vista quasi in trasparenza…

di M. Giuseppina Malfatti Angelantoni



“ A nostra immagine e somiglianza” (2010)


Sfondi dallo sfavillio d’oro e d’argento da miniatura antica, immagini inusitate su materiale vissuto, di recupero, che ne determina la forma: nascono dal cuore e dalla mente di questo pittore candido e sognatore opere originali, legate alle correnti artistiche contemporanee, ma permeate di cultura antichissima, quella della terra umbra e del Mediterraneo. è infatti dalla terra tuderte, ma anche dalla terra d’elezione, la Sardegna, che traggono origine composizioni figurative nelle quali traspare il mito e il sogno.
Federico Marchesini, uomo schivo, dall’animo gentile, ingenuo e romantico, nasce a Todi da famiglia contadina; pur esercitando nella vita altra attività, seguendo la forte vocazione artistica, frequenta i corsi di pittura presso l’Istituto d’Arte di Perugia, conseguendo la Maturità Artistica e diplomandosi poi presso la locale Accademia di Belle Arti. Tornato a vivere nella campagna umbra presso Todi, trae ispirazione e forza dal contatto con la natura, dalla consuetudine quotidiana con la vita dei campi, fra gli ulivi, la vigna e gli alberi da frutto, che cura con le sue mani.
Soggetto dominante nelle sue composizioni è la figura umana, ma vista quasi in trasparenza, è necessario spesso cercarla, indovinarla in un gioco di disvelamento che corrisponde alla ricerca della conoscenza dell’altro. Temi apparentemente semplici, come quelli degli innamorati o del paesaggio, sono in verità complessi e carichi di simbolismo, sottolineato dalla cromia accesa e vivace nei toni dell’arancio e del giallo, o fortemente evocatrice e tenera nei toni dell’azzurro e del turchese. Nei suoi dipinti irrompono le accensioni alla Odilon Redon che trasformano l’immagine in fiaba, anche quando le figure, spesso nascoste, tagliate e delineate, anzi incise, da un segno forte, vorrebbero solo raccontare una storia.
I dipinti di Marchesini, ad olio o con tecnica mista, sono realizzati per la maggior parte su supporto di legno, qualche volta di sughero, ed è affascinante scoprirne l’origine , sono tavole dalla lunga vita, tavole che hanno vissuto come porte, ante o parte di mobili, sono anche pezzi di legno portati dal mare, veri superstiti da naufragi, in senso reale e metaforico. Marchesini compie lo stesso percorso che altri pittori già avevano sperimentato, da Rauschenberg, a Burri, a Rotella: il materiale usato è tormentato, ha già vissuto, conosce l’essenza della vita, ne trattiene il dolore, ma può tornare a vivere sotto forme nuove. Affinità di sentire, più che citazione colta, hanno portato il nostro pittore agli stessi esiti di questi grandi artisti innovatori. Uno dei formati più usati, specialmente per i ritratti, è quello rotondo, quasi sempre su tavola, e uno dei motivi ricorrenti, una sua cifra potremmo dire, è la decorazione con tanti piccoli cerchi incisi, “le rotelle”, che definiscono l’immagine o riempiono le campiture un po’ come facevano, con le “magete” metalliche su tessuti preziosi, i ricamatori lombardi del Quattrocento.
Tra le opere recenti particolarmente interessante è lo straordinario e forte “Ritratto” del 2008 che al suo interno ne nasconde altri; è su legno di recupero, un’anta di finestra forse, invano la cornice, intenzionalmente di maniera, tenta di togliere il vago senso di inquietudine che l’immagine polisemantica, definita da “rotelle” metalliche, suscita. è una sorta di riflessione sulla sfuggente realtà della natura umana.
Segue il tondo su legno “Il Carro delle Delizie” del 2009 che nel titolo fonde due famose opere del luciferino Jheronimus Bosch. In questa composizione, silhouttes inazzurrate, danzanti contro uno sfondo di fuoco, testimoniano l’inquietudine femminile nella moderna “città di Prometeo”. Il supporto, materiale di recupero, è decorato lungo il bordo da “rotelle” che qui ricordano il pavese delle navi. E qui, accennando alla cornice, è giusto rilevare quanto nei dipinti di Marchesini, questo "contorno" abbia un ruolo primario di necessità e indissolubilità dal soggetto rappresentato, è quasi un'introduzione e una conclusione.

Su un altro tondo, “Cristo abbraccia l’Umanità”, anch’esso del 2009, su uno sfondo rosso - arancio dalle dorature bizantine, si staglia una Crocifissione potente composta dai tanti piccoli cerchi delle “rotelle” che qui non hanno funzione decorativa, ma strutturale.

Infine la tela “A nostra immagine e somiglianza” del 2010, nella quale le trasparenze e le accensioni cromatiche intorno ad una figura, appena delineata, evocano trascendenza e spiritualità.
Al termine di questa rapida ma partecipata analisi dei dipinti di Federico Marchesini, al di là dei contenuti sempre affascinanti e velati di mistero che essi propongono, si deve convenire che è però soprattutto grazie ai colori della vita e della tenerezza che essi danno gioia alla vista e in verità, questo è il primo compito della pittura.