Anno 10 - N. 28/ 2011


STORIA DELLA MEDICINA

Girolamo Fabrici d’Acquapendente PRIMI PASSI DELL’EMBRIOLOGIA

L’origine delle forme e il loro rapporto con la funzione

di Francesco Piscitello



Ritratto di Girolamo Fabrici d’Acquapendente


Vi sono personaggi e opere, nella storia, di tale importanza da costituire la frontiera tra due mondi, quello che li precede e quello che li segue: nella medicina, uno di questi crinali è costituita da Andrea Vesalio e dal suo De humani corporis fabrica.
La parola chiara sulla morfologia del corpo e dei suoi organi, che conclude l’infanzia dell’anatomia, schiude la porta a nuove domande: come nasce quella forma? e qual’è la sua utilità? Le domande, cioè, che aprono la strada a discipline nuove come l’embriologia e ad una nuova, più complessa visione dell’anatomia stessa, quella dei rapporti morfo-funzionali.
Iniziatore e non soltanto precursore di questo nuovo corso della ricerca anatomica, al quale darà un impulso vigoroso l’Acquapendente, è senz’altro Gabriele Falloppia (Modena, 1523 - Padova 1562), sacerdote sospettato, forse ingiustamente, di simpatie per la riforma luterana. Studioso precoce e profondo, prima ancora di laurearsi (nel 1552 a Ferrara, dove ebbe Antonio Musa Brasavola e Giambattista Canano tra i suoi maestri), insegnava già “materia medica” - l’odierna farmacologia e terapia - a Ferrara e successivamente anatomia a Pisa, dove la ricerca era facilitata e protetta dall’illuminata dinastia medicea, allora rappresentata da Cosimo il giovane.
Nel 1551 gli viene assegnata la cattedra di Chirurgia con l’incarico di insegnamento anche dell’anatomia che terrà fino alla morte, nel 1562.

L’Acquapendente e l’anatomia patavina
Allievo del Falloppia, Fabrici d’Acquapendente (Acquapendente, 1533 - Padova, 1619) è considerato il maggiore anatomico del suo tempo.
Di nobile famiglia decaduta potè seguire i corsi della facoltà medica di Padova grazie alla protezione della casata veneziana dei Lippomano, laureandosi in medicina e filosofia nel 1559.
L’opera del maestro ebbe grande influenza sul Fabrici. Le numerose autopsie, eseguite dal Falloppia soprattutto nel periodo pisano non solo di uomini ma anche di donne gravide, bambini e feti, che gli permisero l’osservazione di corpi e organi tanto nel loro aspetto definitivo quanto nelle diverse fasi del loro sviluppo e accrescimento, mentre le molte dissezioni di cadaveri animali gli permisero il confronto delle forme degli organi nelle diverse specie, primo rudimento dell’anatomia comparata. Le Observationes anatomicae che ne seguirono, unica opera pubblicata in vita, integrano il lavoro di Vesalio alle cui descrizioni apportano numerose integrazioni e qualche correzione e preparano il terreno all’allievo che gli succederà, tre anni dopo la morte, alla cattedra di chirurgia con incarico di insegnamento dell’anatomia.
L’anatomia era considerata, all’epoca, disciplina di rango inferiore rispetto ad altre: tuttavia l’opera del Vesalio, di Realdo Colombo, del Falloppia, del Fabrici ne andava accrescendo l’importanza tanto che, nel 1594, l’Acquapendente riuscì a far costruire il celebre anfiteatro ligneo ancor oggi visibile. Anche la chirurgia godeva di minor prestigio, in ambito accademico, rispetto al altri insegnamenti come, ad esempio, la clinica medica: ma anch’essa, come l’anatomia, aumentava via via d’importanza grazie al contributo di molti che ne iniziarono l’esercizio con carattere di modernità (tra i quali spicca Ambroise Parè) tanto che Fabrici fu ammesso al Collegio di Filosofia e Medicina, dal quale fino ad allora erano esclusi i chirurghi e, ovviamente, anatomici.
Per parecchi anni il suo insegnamento non fu molto apprezzato dagli allievi tanto che i rappresentanti degli studenti tedeschi ebbero numerose occasioni di lamentela perché la sua didattica era “obscurissima et imperfectissima”(1) e non teneva o non portava a termine i corsi d’anatomia per i quali si era impegnato. Inoltre impediva ad altri anatomici di tenere lezioni private. Tuttavia, col tempo, i rapporti migliorarono tanto che, nel 1613, lo stesso rappresentante degli allievi tedeschi riconosceva pubblicamente nel Fabrici “il nostro comune Maestro” (2).

La circolazione e l’embriologia
Già sommariamente descritte dal Canano, da Silvio e dall’Estienne, le valvole venose furono studiate con grande accuratezza dal Fabrici. Coerentemente col suo disegno di delineare la funzione delle strutture anatomiche egli ipotizzò - in accordo con la concezione galenica di un percorso venoso centrifugo del sangue - che le valvole regolassero il flusso venoso sanguigno agli organi secondo il loro bisogno.
Pur non rispondendo a verità, quest’idea influenzò grandemente il pensiero del più importante dei suoi allievi, William Harvey: questi interpretò le valvole venose come un dispositivo che impediva, anziché regolare, il flusso sanguigno agli organi, mantenendone invece la direzione centripeta, dagli organi verso il cuore.
La nozione, rivelatasi esatta, è una tappa fondamentale dell’elaborazione del meccanismo della circolazione sanguigna.
Pur essendo convinto che almeno alcune specie di insetti potevano formarsi per generazione spontanea dalla materia in decomposizione, la maggior parte degli animali, con esclusione dei mammiferi, doveva provenire da un uovo (“ex ovo omnia”, avrebbe detto Harvey anche in questo influenzato dal maestro), la cui formazione ed evoluzione descrisse nel De formatione ovi et pulli, ovviamente con grandi imprecisioni ed errori ma riconoscendo l’importanza dell’ovario nel nutrimento e nell’accrescimento dell’uovo. In accordo con Aristotele riteneva che la femmina fornisse la materia (la calaza alla base dell’uovo: tuorlo e albume sarebbero pure sostanze nutrienti) e il maschio la forma: agente formativo, attraverso una forza di natura spirituale, è il seme del gallo che si accumula nella borsa cloacale (la borsa di Fabrici).
Per quanto riguarda i mammiferi, l’esistenza di un uovo - le cui dimensioni sono microscopiche e occorrerà attendere una cinquantina d’anni prima che Leeuwenhoek metta a punto il microscopio che ne permetterà la scoperta - non è neppure ipotizzata e circa la formazione del feto è ancora molto aristotelico.
Le osservazioni anatomiche sono operò accurate e precise: nel De formatu foetu descrive i vasi ombelicali, le membrane fetali, l’uraco, il dotto venoso, il foro ovale, il dotto arterioso: di questi ultimi due segnala anche la chiusura dopo la nascita.

IMPORTANZA DELL’OPERA DI FABRICI
Il merito principale dell’Acquapendente anatomico (che ebbe anche grande reputazione come chirurgo e come autore di testi chirurgici: il Pentateuchos Chirurgicum - pubblicato senza il suo permesso - e le Operationes Chirirgicae)consiste fondamentalmente nell’idea guida della sua ricerca. Seguendo un percorso già delineato in qualche modo nell’opera del Falloppia egli intendeva completare il lavoro di Vesalio- limitato alla descrizione, pur rigorosa, degli organi e degli apparati - con lo studio della funzione e dell’utilità degli organi stessi, argomento di un’opera monumentale che avrebbe dovuto chiamarsi Totius animali fabrica etheatrum ma di cui riuscì a realizzare solo alcuni frammenti.
Le sue acute osservazioni, ispirate a quel principio, aprirono la strada all’estendersi dello studio anatomico dalla descrizione alla formazione degli organi: nasceva l’embriologia e si cominciava a intravvedere all’orizzonte il sorgere dell’anatomia comparata.

DA FALLOPPIA A FALLOPIO
Latinizzato in Fallopius, secondo la frequente usanza di un’epoca nella quale il latino era la lingua non solo della liturgia ma anche della medicina e del diritto, il cognome - Falloppia - dell’anatomico che ha descritto le tube uterine, è più conosciuto nella forma re-italianizzata di Fallopio.

PROFESSORE PER ACCLAMAZIONE
Nel 1555 l’Università di Padova, allo scopo di porre in particolare evidenza l’importanza dell’anatomia, considerata fino ad allora (nonostante l’opera del Vesalio, anch’egli docente patavino) una disciplina di minor importanza rispetto ad altre, ne affidò l’insegnamento a Vettore Trincavella, affiancato da un giovane lettore - che aveva il compito di leggere pubblicamente l’opera di Mondino de’ Liuzzi - e da un tecnico della dissezione nella persona del Falloppia, che già insegnava chirurgia e materia medica nella stessa Università.
In occasione di una di quelle autopsie il Trincavella fu contestato dagli studenti al grido di “vogliamo il Falloppia!”: da allora l’anatomico e chirurgo modenese ebbe l’incarico ufficiale dell’insegnamento anche dell’anatomia (*).

(*) Palmer R.: Voce “Falloppia” in DIZIONARIO BIOGRAFICO DELLA STORIA DELLA MEDICINA E DELLE SCIENZE NATURALI, a cura di Porter R. - Franco Maria Ricci, Milano - 1987.
CAVALIERE
La fama di chirurgo di Girolamo Fabrici e la provata efficacia delle sue cure a Paolo Sarpi dopo l’attentato alla sua vita gli valse il conferimento, da parte del Senato di Venezia, del titolo di cavaliere di San Marco.