Anno 1 - N. 3 / 2002
MEDICI A BORDO
Un breve viaggio alla scoperta dei precursori della medicina navale
di Osvaldo Tagliabue
Enrico VIII e i Chirurghi Barbieri (1543 ca.)
HOLBEIN, Hans il giovane (Augsburg, 1497 – London, 1543) -
Royal College of Surgeons of England, Londra
Un breve viaggio nel blu marino alla scoperta
dei precursori della medicina navale
La "Letteratura Medica" nasce a metà del V secolo a. C. con il Corpus Hippocraticum, opera composta da una settantina di scritti di vari autori e di epoche diverse, riguardanti terapie per la cura delle malattie. Da allora e per tutti i secoli futuri la medicina accademica rimarrà separata e distinta dalla pratica medica esercitata di volta in volta da "maghi, saltimbanchi, ciarlatani, cerusici e barbieri". Col progredire delle conoscenze teoriche e con l'evolversi della struttura societaria anche la medicina navale ebbe i suoi antesignani .
Bisogna aspettare la fine del quattrocento per avere notizia della presenza di un barbiere (1) sulle navi.
Nell'ultimo decennio del XV secolo iniziò il periodo delle grandi scoperte. Con l'introduzione della bussola, sviluppata dagli Occidentali nello stesso secolo, ormai nella sua forma più evoluta e definitiva, si intrapresero lunghi viaggi che potevano durare parecchi mesi o anni.
Le nuove rotte tracciate da Vasco de Gama, Colombo, Magellano, Cartier e Caboto, per i citare i più noti, influenzarono in modo determinante l'economia della vecchia Europa.
Il Mediterraneo che da sempre deteneva il ruolo preminente nei collegamenti con il vicino Oriente venne relegato a mare interno di poca importanza. Per la Serenissima fu l'inizio di una lenta ma inesorabile decadenza.
L'equipaggio della prima spedizione verso le Indie Occidentali (Palos, 3 ottobre 1492) era composto da 87 uomini, di cui due medici, Juan Sanchez e Maestre Alonso più un "barbiere", Maestre Diego.
Per la cronaca, oltre a Cristoforo Colombo, altri tre italiani lo seguirono nella scoperta dell'America: Anton Calabres (calabrese) e Juan Veçan (veneziano) imbarcati sulla Pinta e Jacomel Rico (genovese) sulla Santa Maria. (2)
Cinque anni più tardi Giovanni Caboto, genovese di nascita, ma veneziano di adozione, salpò da Bristol a bordo del Matthew con diciotto uomini di equipaggio, alla scoperta dell'America settentrionale. Nella stiva per i marinai, carne e pesce salato, pane duro "biscotto", birra. Per gli ufficiali pollame, uova e vino.
Raimondo di Soncino, tramite lettera epistolare datata 18 dicembre 1697, ambasciatore a Londra per conto del Duca di Milano, informa Sua Eccellenza della scoperta fatta da Caboto e menziona un certo "barbiere" Castione, genovese "… di fronte a un'isola denominata Cipango (Giappone)… inoltre ho parlato con un Burgundian (Borgognone) che era compagno di Messer Zoanne che afferma tutto questo…. e che gli ha dato un'isola e una anche al suo barbiere di Castione (nota a piè pag. 5: forse Castiglione, vicino a Chiavari) che è un Genoese…"
Nomi di sconosciuti che si sono trovati partecipi di grandi imprese ma che non hanno lasciato traccia nella storia della medicina navale.
Di tutt'altro spessore l'apporto alla medicina di Giovanni Andrea dalla Croce (1515-1575), accolto a soli diciassette anni tra i membri del Collegio chirurgico di Venezia, figlio di un barbiere. Nel 1546 ebbe l'incarico di medico della flotta veneziana. Autore di una delle più importanti opere del Cinquecento (sette volumi sulla chirurgia). La pubblicazione, corredata da illustrazioni dello strumentario chirurgico e da esempi pratici, è stata tradotta in varie lingue, donandogli fama europea. L'esperienza a bordo gli consentì di approfondire le tecniche chirurgiche e di cura delle ferite provocate da freccia ed arma da fuoco.
In Inghilterra, durante il regno di Elisabetta I (1558-1603), l'economia e il commercio marittimo ebbero un forte sviluppo. Per ampliare e proteggere i traffici venne istituita la Royal Navy e la Regina non disdegnò di servirsi, per i propri i fini, della nascente pirateria.
Francis Drake, sir e pirata, passando dallo Stretto di Magellano, tra un saccheggio e l'altro approdò nella baia di San Francisco (1579) dandole il nome di Nuova Albione, in onore della sua patria. Nella baia, il fratello di Drake, morto di febbre epidemica, venne sottoposto ad autopsia dal "chirurgo" James Wood. (3)
A distanza di quasi un secolo, il "chirurgo" della filibusta, il francese Alexandre Olivier Exquemelin (1646-1707) si trovava in compagnia di Henry Morgan, sir e pirata anch'egli, partecipando ai saccheggii di Maracaibo (1669) e di Panama (1670).
Nel 1674 venne ingaggiato come capo-chirurgo dall'Ammiraglio De Ruyter in una spedizione di attacco alle Antille francesi.
A differenza del suo predecessore il chirurgo francese ci tramandò un "Giornale di bordo" pubblicato per la prima volta nel 1678 da un editore olandese. Il diario è una interessante e documentata testimonianza sulla vita dei bucanieri: "…curavano poco il loro aspetto fisico, con la pelle arsa dall'implacabile sole tropicale dovevano disdegnare per lunghi periodi l'uso del pettine o del rasoio, di acqua e sapone… si accontentavano di pantalonacci, casacche e a volte anche di stivali, che comunque curavano molto meno delle loro amatissime armi…Premi cospicui venivano rilasciati ai mutilati…"
Giovan Battista Bonomo (1663-1696) livornese, si addottorò nel 1681, in giovanissima età, a Pisa. Due anni dopo ricevette l'abilitazione all'esercizio dell professione medica. Francesco Redi (4), che era nella commissione d'esame, lo raccomandò al Graduca di Toscana che gli affidò l'incarico di "medico di galera" della proprio flotta. Dopo aver partecipato alla spedizione contro i Turchi promossa dal Papa Innocenzo XI, Bonomo, ritornato a Livorno malato, iniziò con Cestoni le ricerche sull'acaro della scabbia. Assieme allo stesso Redi, nel 1687 pubblicò le Osservazioni "intorno a' pillicelli del corpo umano". Tre anni dopo, trovandosi senza condotta, dovette riprendere il mare, non per scelta ma per necessità, come medico al seguito di una missione in Spagna. Di ritorno, dopo un anno, fu ancora per l'interessamento del Redi che ottenne l'incarico di medico personale di Anna Maria Luisa de' Medici, figlia del Granduca Cosimo III.
La permanenza per lunghissimi periodi su navi scoperte (la copertura della stiva avvenne solo nella metà del 1700) pose seri problemi di vettovagliamento e alloggiamento. Le condizioni igieniche e di mal nutrizione favorirono la nascita dello scorbuto, "la peste dei marinai", la febbre da tifo e la tubercolosi polmonare.
L'aumentare del volume degli scambi e l'allungamento delle rotte produssero un radicale cambiamento nella tecnica di costruzione delle navi. Le leggere Caravelle del XV e XVI secolo vennero rimpiazzate da navi a due o tre piani.
Il numero di imbarcati aumentò considerevolmente.
L'equipaggio alloggiava sotto coperta al piano più basso, appena sopra l'assistente del chirurgo.
L'insufficiente ricambio d'aria, mal garantito da botole e da piccole aperture, nonché dalle bocche di uscita dei cannoni, determinava una elevata percentuale di umidità.
Lo spazio ravvicinato in cui erano costretti a vivere i bassi marinai, sporchi e sudici, la totale mancanza delle più elementari norme di igiene, la scarsa ventilazione, il cattivo olezzo e l'acqua stagnante nelle botti, erano fattori di diffusione e contagio della tbc polmonare e della febbre da tifo.
Con spirito di osservazione e perspicacia, il chirurgo navale James Lind (1716-1794) indicava che per prevenire le cause del contagio bisognava ancorare una nave alla fonda per accogliere i marinai sospetti di malattia, prima di imbarcarli: "… questa nave dovrebbe essere rifornita di vestiti, lenzuoli e coperte pulite… e tutto ciò che può essere indispensabile per lavarsi… Di una stanza per far asciugare i vestiti…".
Nello stesso periodo, il 18 settembre 1740, il Commodoro e bucaniere George Anson salpava dall'Inghilterra per Juan Fernandez (Cile) con sei navi da guerra e due di appoggio. Anson lasciò le isole cilene per Macao con solo tre navi: il Centurion, l'ammiraglia, il Gloucester e il Tryal. L'equipaggio iniziale di queste era di 913 uomini. Al momento di fare rotta per Macao, dopo un anno dalla partenza dall'Inghilterra, l'equipaggio si era ridotto del 67% a causa dello scorbuto e di altre malattie. É noto che Anson ritornò in patria nel giugno del 1744, con il solo Centurion, riportando pochi marinai, ma con un ricco bottino valutato in 800.000 sterline di allora.
La spedizione guidata da Anson fu l'ultima di questo genere voluta dal Comando della Marina Inglese
Le condizioni proibitive della vita di bordo, ma in particolare la carenza di vitamine nella dieta erano i fattori scatenanti della "peste del marinaio". Per tutta la metà del secolo XVIII i rimedi, le cause e la prevenzione furono oggetto di discussione e di disaccordi all'interno della Marina Navale inglese. La frutta fresca era gia in uso su alcune navi, grazie all’iniziativa illuminata di Ufficiali esecutivi, ma senza obbligo alcuno. Il primo "Trattato sullo scorbuto" era stato pubblicato nel 1754, dove l'autore James Lind raccomandava l'uso di agrumi e come conservare i succhi di frutta ed altri cibi nelle stive. Per quanto Lind si battesse affinché queste regole fossero adottate dall'Ammiragliato, bisognerà aspettare la fine del secolo perchè Sir Gilbert Blane, medico navale e pioniere della medicina preventiva sulle navi, ottenesse che la spremuta di cedro fosse obbligatoria a bordo della flotta inglese.
Ai marinai era distribuito, come razione giornaliera, un'oncia di succo di cedro zuccherato mescolato al grog o al vino. L'obbligatorietà fece diminuire in modo sensibile i casi di scorbuto. Non così per la Tbc e la febbre epidemica. Nel 1830 il dott. Blane denunciava che le malattie polmonari e in particolare la tbc erano le principali cause di morte sulle navi.
Sempre nello stesso anno nel suo "Breve statistica dei miglioramenti della salute in mare", indirizzata a Guglielmo IV, scriveva: "Lo scorbuto è stato sconfitto e i modi per neutralizzare la febbre sono stati raggiunti grazie alla vigilanza, allo zelo e l'intelligenza dei comandanti e degli ufficiali medici che appartengono al sevizio navale".
Dall'altra parte della Manica Dominique Jean Larrey (1766-1842), orfano di entrambi i genitori all'età di tredici anni, fu adottato dallo zio Alexis Larrey, anziano medico di Tolosa, che gli trasmise l'interesse per la chirurgia. Dopo alcuni anni di apprendistato a Parigi, dove si arruolò nella Marina Militare e superati gli esami, si recò a Brest. Nel porto bretone gli fu assegnata la fregata Vigilante, in partenza come scorta alla flotta da pesca francese per Terranova. Un viaggio semplicemente disastroso per l'intraprendente chirurgo, sofferente di mal di mare. La Marina perse uno dei più significativi ricercatori e promotori di una nuova visione della medicina a favore delle forze di terra napoleoniche. Fautore della precocità della prestazione, osservando la modalità di soccorso dei feriti in battaglia, dove rimanevano senza cure fino al termine e trascurati prima dell'arrivo in ospedali, progettò un mezzo di trasporto leggero detto "ambulanza volante" che stazionava ai margini del campo con un corpo permanente di chirurghi, al fine di soccorrere i feriti nel corso della battaglia. Napoleone Bonaparte gli conferì la direzione sanitaria della Campagna d'Italia.
Al medico avventuriero e a quello militare, all'inizio dell'800 si aggiunse il medico navale civile in concomitanza con l'inizio delle grandi emigrazioni e le deportazioni, oltre oceano, dei condannati. Il tempo medio di traversata dall'Inghilterra a Sidney, per la deportazione dei condannati nella nuova colonia australiana, nei primi dieci anni del secolo, era di sei mesi che si ridusse negli anni cinquanta-ottanta ad appena 88 giorni. I primi chirurghi imbarcati dovevano essere preposti alla istituzione sanitaria della nuova colonia. Viceversa, vennero obbligati dai comandanti alla sorveglianza e cura dei prigionieri.
La difficoltà nel reperire medici qualificati e la poca autorevolezza di quest'ultimi rendeva il rapporto con il comandante di fatto conflittuale, a scapito dei passeggeri il cui tasso di mortalità si aggirava intorno al 15%.
Chi riusciva a sopravvivere sbarcava cagionevole, debole, emaciato, soffrendo gli effetti dello scorbuto o del tifo.
Per porre rimedio o quantomeno per arginare le perdite, nel 1814 venne istituita la figura del chirurgo sovrintendente, con l'obbligo di far rispettare le misure di prevenzione in materia di sanità e di controllare la cura dei deportati.
Il 7 settembre1878 il tre alberi Opawa salpava da Plymouth per Lyttelton con 290 immigrati.
Al suo arrivo, dopo tre mesi di navigazione, il Lyttelton Times pubblicò un dettagliato resoconto del viaggio. Il capitano Friston, con manifesto compiacimento, dichiarava: "Siamo felici di affermare che nessuna morte è avvenuta durante il viaggio e che le malattie sono state combattute con successo dal sovrintendente Dr. R. Bowen Hogg... Tre nascite si sono avute durante il viaggio… solo un marinaio è caduto in mare… ed è stato dato per disperso… la pertosse si è manifestata dopo quattro giorni dall'imbarco e sia il bambino che la madre sono stati isolati, ogni mezzo è stato preso per impedire l'infezione… il Dott. Hogg è dell'avviso che il Governo debba provvedere affinché gli immigrati siano meglio vestiti per combattere il freddo…"
Le condizioni di vita degli imbarcati migliorarono con l'avvento, nel XIX secolo, delle navi a vapore, che permisero di accorciare i tempi di traversata e quindi il rischio di contrarre malattie.
Altri personaggi meritano di essere citati, anche se non determinanti nella storia della medicina navale.
Arthur Conan Doyle, creatore di Sherlock Holmes, nel 1880 prestava servizio come chirurgo su una baleniera in rotta per la Groenlandia e in un secondo tempo costeggiò il litorale ovest dell’Africa come Ufficale Sanitario. Archibald Joseph Cronin si laureò all'università di Glakow nel 1919. L'autore di "La cittadella" e di "Le stelle stanno a guardare" amava principalmente due cose: la medicina e la letteratura. All'inizio prevalse l'arte medica. Durante la guerra mondiale prestò servizio, come chirurgo, nella Marina Navale inglese. Finita la guerra fu sempre come chirurgo che lavorò sulle navi che facevano rotta verso l'India.
Jan Jacob Slauerhoff, olandese di Leeuwarden, poeta della disillusione, fu medico di bordo in un perenne vagabondare per i mari dell'estremo Oriente. Autore inquieto scrisse la raccolta di poesie "Arcipelago" e i romanzi “Il regno Proibito” e “La Rivolta di Guadalajara”.
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