Anno 9 - N. 27/ 2010


Giovanbattista Piranesi un visionario innamorato della Roma antica

“...il suo amore per le antichità di Roma è, senza dubbio, un unicum nella Storia dell’arte”

Piranesi era, a detta dei suoi contemporanei, un”pazzo” innamorato delle proprie idee e spinto da un amore irrefrenabile per Roma, le antichità ed il glorioso passato, egli ha dedicato tutta la vita [...]

di Giacomo Cortona



Ritratto di Giovan Battista Piranesi (Mogliano Veneto, 1720 - Roma, 1778)

Felice Francesco Polanzani (Noale, 1700 – Roma, 1783)


I Milanesi sportivi sono soliti identificare questo nome con la via ove si trova il Palazzo del ghiaccio, i più facoltosi con i Frigoriferi milanesi che ivi hanno sede e che hanno assunto la leadership della conservazione di beni preziosi.
I più colti sanno che Giovanbattista Piranesi è l’autore di una serie sterminata di acqueforti ove il soggetto dominante sono le antichità e quelle romane in particolare.
Questo figlio di un oscuro “tagliapietre” in realtà è stato un personaggio dal carattere bizzarro, ma artisticamente assai composito.
Giunto a Roma giovanissimo, dopo essere stato a bottega, come si diceva una volta, presso un architetto veneziano ove apprese i rudimenti del mestiere, si trasformò in ricercatore di reperti archeologici, in acquafortista di grido, in architetto, anche se solo per una committenza, giunse ad essere insignito da papa Clemente XIV del titolo di Cavaliere dello Speron d’oro: pubblicò un’opera, l’Arte di Adornare i Cammini, ove precorse di ben trent’anni il gusto per le opere egizie, incise acqueforti assai irriverenti e nelle Carceri precorse il gusto del moderno, mentre nelle Vedute di Paestum, sua ultima opera, annunciò con forza l’avvento del romanticismo nel campo dell’arte, come peraltro aveva già lasciato intendere tramite le grandi Vedute di Roma.
Piranesi era, a detta dei suoi contemporanei, un”pazzo” innamorato delle proprie idee e, spinto da un amore irrefrenabile per Roma, le antichità ed il glorioso passato, egli ha dedicato tutta la vita a disegnare, incidere, in sostanza mettere in scena un passato inimitabile.
Piranesi non solamente ha prodotto quasi mille acqueforti, la sua opera è convenzionalmente racchiusa in ventidue volumi in foglio atlantico, ma è stato autore di alcune opere teoretiche, la più importante delle quali è Della Magnificenza ed Architettura dei Romani ove tende a dimostrare che la perizia edificatoria di quest’ultimi deriva dagli Etruschi e non dai Greci, come pretendeva, nella sua opera più nota il Le Roy.

PIRANESI ANTIQUARIO

Il termine antiquario nel XVIII secolo non ha il significato attuale di mercante di oggetti d’arte antichi, ma di studioso di antichità. Piranesi esordisce alla fine degli anni 40 del ‘700 con un opera di piccole vedute di soggetto antico e moderno su Roma, ma ben presto le piccole vedute assumono una dimensione molto più estesa occupando l’intero foglio: è degli anni 50 la concezione e la nascita di un opera organica denominata Vedute di Roma che tra frontespizi e tavole vere e proprie assumerà la ragguardevole mole di ben 135 fogli incisi. È quest’opera il manifesto dell’opera piranesiana, il Nostro rappresenta sia Roma che alcune località dei dintorni, in particolare Tivoli, per quanto attiene il cosiddetto Tempio della Sibilla, sia per quanto attiene alle straordinarie antichità della Villa Adriana. Quest’opera trasuda un amore sviscerato e reverenziale nei confronti della città caput mundi. La diffusione delle vedute di Roma sia come complesso integro sia come tavole sciolte ha avuto un successo straordinario e non vi è stato viaggiatore che non se ne sia rifornito come vibrante souvenir de voyage.


PIRANESI ARCHITETTO

Il nome di Piranesi non solo viene accostato all’opera qui sopra brevemente descritta, ma nel campo degli artisti allora operanti egli si distinse anche come architetto. In seguito all’elezione a Papa di Clemente XIV, di famiglia veneta, riuscì ad ottenere due commissioni: la prima relativa al rifacimento della zona absidale di San Giovanni in Laterano, la seconda l’intera ristrutturazione di Santa Maria al Priorato. Mentre la prima committenza rimase allo stato larvale in quanto i lavori non ebbero corso per mancanza di fondi e della stessa rimangono solo dodici splendidi disegni del nostro autore, la seconda lo impegnò in modo rilevante e fu portata a termine con grande profusione di bizzarria.
Piranesi trasformò una chiesetta umile, che raccoglieva le sepolture di alcuni cavalieri morti dopo il ritorno dalla Terra Santa, in un fastoso edificio di grande eleganza, sia all’interno che all’esterno, sia per quanto attiene al piazzale antistante sia per quanto attiene alla vera e propria scenografia del luogo, totalmente trasformato.
Alla consacrazione della Chiesa intervenne il Papa e la sua soddisfazione fu tale che insignì Piranesi del titolo di Cavaliere dello Speron d’oro: il figlio di un umile tagliapietre era ora anche Cavaliere, oltre ad Accademico di San Luca, ormai il suo successo era assicurato così che il suo nome si avviava a diventare immortale nel campo della storia dell’arte.



PIRANESI VISIONARIO

Per quanto le Carceri, una serie di quattordici tavole in prima edizione, cui ne vennero aggiunte due nella seconda definitiva, non sollecitino il mio interesse precipuo che è rivolto all’archeologia, sono considerate il suo capolavoro.
In tale opera l’autore si astrae dal tempo e dallo spazio e inventando sia l’uno sia l’altro con una modernità che non si era ancora vista nel diciottesimo secolo, salvo alcune intuizioni di Goya, riesce a creare un nuovo genere di opera d’arte così proiettata nel futuro da stupire ancor oggi e, se non fosse noto l’autore, potrebbero sembrare esercizi degli anni Trenta del secolo scorso di Sironi tanto sono oscure e drammatiche.
Non si collegano all’arte del capriccio così in voga già un secolo prima con Giovanni Benedetto Castiglione detto il Grechetto, Stefano della Bella o Jaques Callot o, nel medesimo periodo, con Tiepolo padre ma rappresentano quasi un unicum nel campo dell’arte.
Non a caso un altro visionario assai più vicino ai nostri giorni cioè Salvador Dalì nella sua casa - museo di Figueras le esibì nella scala che conduce alle grandi stanze ricche di quadri, come un prodromo ideale alla propria opera.

PIRANESI PRECURSORE

Dotato di una sensibilità fuori dal comune Piranesi è colui che oltre trent’anni prima della campagna napoleonica d’Egitto, che rese noto all’Europa questo paese negletto e misterioso, ha mostrato al mondo la bellezza ed il fascino di questo antichissimo paese.
Occorre premettere che Roma, sin dall’epoca imperiale, aveva rapporti strettissimi con tale civiltà: non solo arrivava il grano, come da tutti i paesi del Mediterraneo, ma soprattutto erano gli scambi assai vivaci sia sotto il profilo culturale che religioso ed artistico.
Roma antica era assai ricca di opere di scultura, prova ne siano gli obelischi di cui ancor oggi è ricca: si tratta di manufatti qui trasportati in epoca classica, per non parlare della diffusione del culto di Iside che era attestato praticamente ovunque nel mondo romano da Pompei a Milano.
Da questo humus Piranesi trasse ispirazione e pubblicò multilingue una delle sue opere più curiose: l’Arte di Adornare i Cammini ove dedica numerose tavole ad illustrare sia camini di gusto egizio sia a riprodurre vere e proprie ambientazioni in tale stile; tali illustrazioni fanno riferimento al Caffè degli Inglesi sito in Piazza di Spagna a Roma.
L’edificio ove si trovava tale locale sopravvisse sino ai primi del Novecento.
La sensibilità per il gusto egizio e la pubblicazione di tale opera sono stati il primo esempio in Europa di interesse evidente per tale antica civiltà.
Piranesi inoltre era probabilmente massone e quindi vedeva nell’esoterismo e nella simbologia degli Egizi un rapporto con questa sua inclinazione che tutt’oggi si nutre di una certa dose di mistero.


PIRANESI POLEMISTA

Come si è detto Piranesi era dotato di un temperamento bizzarro e di non facile compagnia: persino Robert Adam suo amico e sodale che si era interessato con successo per farlo nominare socio della Reale Accademia degli Antiquari di Londra, lo definiva “un pazzo” al quale non era facile, per non dire impossibile, far cambiare idea.
La sua vis polemica lo portò ad avere contrasti con Mariette il grande collezionista e critico d’arte francese, contro le idee del quale compose una piccola opera nota come Osservazioni di Gio. Battista Piranesi sopra la lettera di M. Mariette, ebbe contrasti con lord Charlemont in merito al supporto finanziario alla pubblicazione de le Antichità Romane, ma il suo più grande esercizio teorico e polemico fu la pubblicazione di un libro oggettivamente corposo, magnifico per illustrazioni che titola Della Magnificenza ed Architettura dei Romani.
In tale opera Piranesi, in oltre duecento pagine, si impegna a fondo nella contestazione dell’opera del Le Roy Les Ruines des plus Beaux Monuments de la Grèce uscita in quegli anni, dove veniva non solo fatta conoscere l’architettura greca - non va dimenticato che in quegli anni la Grecia era difficilmente visitabile in quanto soggiogata dall’Impero Ottomano - ma soprattutto veniva sostenuto che l’architettura greca era stata l’ispiratrice di quella romana.
A ragione Piranesi sostiene che non vi sia nulla di più falso, che l’architettura romana non ha nulla da invidiare a nessuno, ma ammette, bontà sua, che tutt’al più un apporto è dato dall’architettura etrusca e per dimostrare la superiorità di quella romana sulla greca enumera la grande quantità di manufatti ancora in piedi e soprattutto in funzione come grandi templi, convertiti certo in chiese cristiane ed acquedotti, mentre in Grecia i residui del passato erano già allora pochi e malamente conservati.

PIRANESI ROMANTICO

Giunto a Roma poco più che adolescente Piranesi concepisce subito dopo le prime serie di acqueforti, in genere di piccolo formato, una raccolta di vedute in-folio che inizia ad incidere intorno ai primi anni quaranta del Settecento e che continuerà per tutta la vita.
Tutte assieme le acqueforti delle Vedute di Roma ammonteranno a ben centotrentacinque, si tratta di un’opera importante, costosa già al momento della pubblicazione, ma soprattutto un’opera ove il nostro autore sa infondere e dimostrare visivamente il suo amore per Roma e la sua perduta grandezza, di cui le antichità residue sono mute testimoni.
Nelle Vedute la visione di Piranesi assume toni lirici e crepuscolari, il suo occhio deforma artisticamente la realtà, una veduta del Colosseo sembra una veduta aerea, gli acquedotti scheletri di dinosauri, gli archi onorari il fondale di un teatro.
La luce è soffusa, le rovine irte di personaggi, viandanti con picche e bastoni, gentiluomini e carrozze, le strade piene di fango, i camini fumanti ed il cielo frastagliato di nuvole, una dolcezza lontana avvolge tutto e tutto si trasforma in immagine ideale e non reale.
Goethe, nel suo Viaggio in Italia dedica alcuni pensieri alle Vedute di Piranesi che suo padre aveva portato dal proprio Grand Tour e che stavano appese in bella mostra nella casa di Weimar.
Piranesi, la sua visione, il suo amore per le antichità di Roma sono, senza dubbio, un unicum nella Storia dell’arte.

IMMAGINI A COMMENTO
Ritratto di Giovan Battista Piranesi
(Mogliano Veneto, 1720 - Roma, 1778)



Ritratto di Giovan Battista Piranesi
Felice Francesco Polanzani
(Noale, 1700 –
Roma, 1783)

Santa Maria di Loreto, Nome di Maria e la Colonna Traiana (1762)
(acquaforte, Focillon 819 - Le vedute di Roma)

Veduta del Ponte Salario (1750)
(acquaforte, Focillon 744 - Le vedute di Roma)

Abside Laterano (disegno)

Della Magnificenza ed Architettura dei Romani

Tempio di Vesta - Le vedute di Roma

Veduta dell’Anfiteatro Flavio, detto il Colosseo (1757)
(acquaforte, Focillon 758 - Le vedute di Roma)

Carceri d’invenzione
(particolare, Focillon 37)

Carceri d’invenzione
(acquaforte, Focillon 35)

Fontana di Trevi (1773)
(acquaforte, Focillon 734 - Le vedute di Roma)

San Paolo fuori le mura (1749)
(acquaforte, Focillon 792 - Le vedute di Roma)