Anno 7 - N. 19/ 2008
STORIA ED ETICA DELLA “PALLA OVALE”
Il rispetto delle regole e degli avversari è considerato un valore fondamentale
Le legioni romane giocavano all’Harpastum portandolo nelle loro conquiste, in Gallia ad esempio, dove avrà larga diffusione diventando nel corso del medio evo la Soule. I Normanni di Guglielmo il Conquistatore esportarono, nel 1066, la variante del gioco romano in Gran Bretagna.
di  Giuliano Tessera
Rugby inglese
(1929)
Già dal 1V e V secolo a.C. erano in voga presso i Greci giochi collettivi con una palla, solitamente di forma sferica ricoperta di cuoio, che vedevano due squadre a confronto con lo scopo di sospingersi o di portare la palla appunto oltre la linea di fondo. Tali giochi erano denominati “Episkiros” e “Fenide”.
Tuttavia è all’”Harpastum” romano, termine di origine greca, che ci si deve riferire per attribuire la paternità più accettata per la quasi totalità dei moderni giochi con la palla. Era uno dei divertimenti preferiti dei legionari romani che lo avevano appreso probabilmente nelle colonie greche dell’Italia meridionale.
Ne abbiamo testimonianze in Galeno (II sec. d.C.) che da medico quale era, ne metteva in risalto le qualità terapeutiche derivanti dalla sua pratica; ne parla Sidonio Apollinare (V sec. d.C.) che lo definisce “gioco maschio e vivace” e addirittura è oggetto di un epigramma di Marziale (I sec. d.C.).
Il confronto veniva giocato in un campo di forma rettangolare, diviso da una linea mediana con lo scopo consisteva nel portare la palla dietro la linea avversaria. Come accadrà, molto più tardi, nel rugby.
Le legioni romane porteranno questo gioco nelle loro conquiste, in Gallia ad esempio, dove avrà larga diffusione diventando nel corso del medio evo la “Soule”, pratica molto violenta, diffusa soprattutto in Normandia, Piccardia e Bretagna.
La progressiva violenza del gioco, caratterizzato più da scontri fisici che incontri, diverrà oggetto di preoccupazione da parte delle autorità e dei sovrani come Filippo V (1319), Carlo V “il Saggio (1369) anche se sembra venisse tutelato da Enrico II (incoronato nel 1547).
Saranno i Normanni, probabilmente di Guglielmo il Conquistatore a portare nel 1066 in Gran Bretagna la pratica della “Soule”. Fatto è che dopo il 1200 questo gioco con la palla, detto “curling over country “ diventerà molto popolare oltre manica, ma la sua popolarità non ne fece diminuire la violenza, anzi. Quasi tutte le grandi dinastie dai Lancaster ai Tudor agli Stuart cercheranno di limitare gli aspetti più violenti, ponendo limiti e introducendo alcune regole. Se lo scopo del gioco consisteva nel sospingere in origine con ogni mezzo la palla al di là della linea difensiva avversaria, gli interventi legislativi e la differenziazione dei luoghi in cui aveva luogo il gioco, dalla piazze alle strade ai campi erbosi, produrrà una progressiva mitigazione della violenza e l’introduzione di vere e proprie regole.
Ciò accadrà a Rugby, Marlborough, Chartehouse, Eton dove prenderà consistenza la differenza tra il “diribbling game” giocato prevalentemente coi piedi e l’”handing game”, giocato soprattutto con le mani.
L’antico gioco del “football” si stava evolvendo da un lato con la nascita del “rugby-football” e dall’altra con la “football-association” (calcio o soccer).
Questa divisione produrrà, come vedremo, non solo due giochi con regole e tecniche diverse, ma anche due mentalità o, se si vuole, due concezioni anche della vita differenti, spesso anche contrapposte.
È comunque più all’harpastum che alla soule che bisogna guardare per ricercare l’origine del rugby moderno ma anche il “calcio in costume fiorentino può aver esercitato qualche influsso.
C’è poi una origine leggendaria che non può non venire ripresa. Il 1° novembre del 1823, nel prato della Public School di Rugby (circa 150 km a Nord Ovest di Londra), nel Warwickshire, un giovane studente, l’irlandese William Webb Ellis, impegnato in una partita di football con i compagni, “… con grande dispregio delle regole allora in vigore, prese la palla tra le braccia invece di calciare e, tra lo stupore generale corse con essa fino alla porta avversaria, tuffandosi per schiacciare il pallone a terra, determinando così l’origine di una delle caratteristiche essenziali e distintive del gioco di Rugby”.
Una lapide posta sul muro di cinta del giardino privato del direttore della scuola di Rugby ricorda il fatto a metà tra storia e leggenda. Va ricordato infatti che a quei tempi almeno in Scozia e Cornovaglia era consentito correre in avanti con la palla in mano come appunto aveva fatto il sedicenne Ellis che poi, da Rugby si trasferì a Oxford e divenne pastore. Concluderà poi la sua esistenza a Mentone nel 1872, per riposare nel cimitero a picco sul mare, ricordato ogni anno, comunque, dalla Federazione francese.
Sarà soltanto nel 1880 che un articolo di certo Matthew Bloxam, anch’egli studente a Rugby, pubblicato sul “Rugby Meteor”, farà tornare a galla quello che probabilmente era stato un semplice episodio. Ellis afferrando la palla con le mani, come prevedevano le regole allora vigenti “… avrebbe dovuto correre all’indietro in quanto, per gli avversari, egli poteva avanzare solo sino al punto dove aveva afferrata la palla, e aveva il diritto di oltrepassare questo punto soltanto se calciava il pallone o se lo piazzava a terra perché fosse calciato da qualche compagno. Era infatti grazie a questi calci piazzati che si realizzava allora la maggior parte dei punti e gli avversari avevano il diritto di caricare dal momento che la palla toccava terra. Ellis, per la prima volta, ignorò questa regola e, afferrato il pallone, invece di tornare indietro –come si è detto- si precipitò in avanti verso il campo avversario”. Il rugby era nato. A Rugby.
Altri elementi concorsero ad alimentare la storia. Thomas Hughes, un altro allievo della scuola di Rugby descrive nel suo “Tom Brown’School Day” le caratteristiche di una partita giocata probabilmente nel 1835. Scopo del gioco era portare la palla oltre la linea di fondo della squadra avversaria, ciò che consentiva di tentare il calcio in porta e ciò determinava il punteggio. La palla calciata doveva passare al di sopra della barra trasversale della porta; i pali della porta dovevano essere lunghi 18 piedi, distanti 14 e la palla aveva sicuramente una forma ovoidale.
A Rugby, William Gilbert, noto artigiano, era molto abile nel rivestire di cuoio una vescica di porco, allora riempita di paglia o fieno, di forma appunto ovoidale. Sin dal 1800 era fornitore di palloni di cuoio per la scuola di Rugby. Tra l’altro aveva anche scoperto il sistema per gonfiare con l’aria la vescica.
Nel 1870, sempre a Rugby, Richard Lindon, costruì la prima camera d’aria di gomma, accentuando la forma ovale. In qualche misura la stessa forma del pallone, la palla ovale, influenzerà tutto il futuro moderno gioco del rugby per maggior facilità del maneggio con le mani a differenza della sfericità del pallone del “soccer”.
Il 7 settembre 1846, ancora a Rugby, un gruppo di allievi della scuola redassero il primo codice dell’”handling game”, un manualetto contenente le “Regole del Football così come è giocato nella scuola di Rugby”. 37 regole, alcune decisamente curiose come la XIX che dice che “… nessun giocatore può saltare sulla traversa per arrestare il pallone” o la XXXII : “… tutti gli incontri sono dichiarati nulli dopo cinque giorni o dopo tre giorni se nessun punto è stato segnato”.
Nell’ottobre del 1863 la Football Association venne formata con lo scopo di standardizzare le varie forme di calcio esistenti. Rappresentanti delle scuole pubbliche e delle università, con molti club indipendenti, si riunirono per sei mesi presso la Freemason’s Tavern di Londra per stabilire un singolo regolamento. Progressivamente vennero scartate le forme più violente presenti allora nel gioco fatto che provocò, nella riunione finale, l’uscita dall’associazione del club Blackheath a causa della rimozione della regola che permetteva il “backing”(calciare l’avversario negli stinchi). Negli anni precedenti la fine dell’800 si ebbe anche uno scontro di “culture” all’interno del gioco: i club del nord composti da lavoratori e quelli del sud composti da “gentelman”, sulla natura del professionismo. Il 29 agosto 1895 ventun club si separarono dalla RFU e, presso il George Hotel di Hudderfield, diedero vita alla Northern Rugby Football Union che sarebbe diventata la Rugby Football League (RFL).
Il rugby è oggi definito sport di contatto e di situazione. Di contatto perché il confronto fisico tra i giocatori è una costante del gioco ma anche sport di situazione perché nella sua evoluzione diventa sempre più importante la capacità di comprendere il contesto momentaneo in cui ogni fase della partita si sviluppa concretamente. Gli stessi ruoli dei giocatori sono messi in discussione in quanto ogni giocatore deve sapersi adattare a ogni posizione in campo e a ogni fase di gioco. Il rugby ha però nobili origini e il rispetto delle regole e soprattutto degli avversari è considerato un valore fondamentale.
è vero che Oscar Wild ha detto che “… il rugby è il modo migliore per tenere trenta energumeni lontano dal centro delle città durante il fine settimana”, ma H. Blaha ha ribadito che: “rispetto al calcio, che è uno sport da gentiluomini giocato da bestie, il rugby è uno sport bestiale giocato da gentiluomini”. Emerge pertanto un’etica della “palla ovale” in qualche modo unica nel panorama degli sport: “nel rugby si gioca con un avversario, non contro un avversario”; “Il rugby è un gioco per gentiluomini di tutte le classi sociali, ma non lo è per un cattivo sportivo, a qualsiasi classe appartenga” (W. J. Carep, vescovo inglese che stabilì con questa frase il codice morale dei Barbarians).
Le leggi del rugby sono dunque la lealtà, il coraggio, l’abnegazione, lo spirito di collaborazione, la fiducia reciproca ed è per questo che in Inghilterra dove è nato, per definire un uomo, nel vero e proprio senso della parola, si usa dire “rugbyman”, perché il rugby, oltre che uno sport, è un modo di essere.
I RUOLI
Nel rugby a 15, la tipologia piu’ diffusa nel mondo (esistono infatti anche il rugby a 13 e quello a 7), i ruoli dei giocatori in campo sono i seguenti (inglese-italiano):
15 - Fullback - Estremo
14 - Right wing - Tre quarti ala
13 - Outsider center - Tre quarti centro
12 - Inside center - Tre quarti centro
11 - Left wing - Tre quarti ala
10 - Fly-half - Mediano d’apertura
11- Scrum-half - Mediano di mischia
8 - 8th man - Numero 8
7 - Flanker - Terza linea
6 - Flanker - Terza linea
5 - Lock (2nd row) - Seconda linea
4 - Lock (2nd row) - Seconda linea
3 - Prop- Pilone destro
2 - Hooker - Tallonatore
1 - Prop - Pilone sinistro
Le caratteristiche principali comuni ai tre tipi di rugby sono il pallone ovale e il fatto che è vietato passare il pallone in avanti, determina che il terreno può essere guadagnato solo correndo con il pallone o calciandolo.
Nel rugby a 15 esiste: la mischia, dove raggruppandosi i giocatori avversari si spingono uno contro l’altro per conquistare il possesso della palla e la touche, dove due file di giocatori antagonisti tentano di afferrare la palla che viene rimessa dalle linee laterali.
Il CALCIO FIORENTINO
Solitamente le partite venivano organizzate nel periodo del Carnevale e la piu' famosa è sicuramente quella del 17 febbraio 1530, quando i fiorentini, assediati dalle truppe imperiali di Carlo V, diedero sfoggio di noncuranza mettendosi giocare a palla in Piazza Santa Croce. Nei secoli successivi il gioco subì un progressivo declino rimanendo, tuttavia, vivo nella memoria dei fiorentini che lo riporteranno in auge nel corso del XX secolo. I ventisette calcianti ricoprono i seguenti ruoli : quattro Datori Indietro (portieri), tre Datori Innanzi (terzini), cinque Sconciatori (mediani), quindici Innanzi o Corridori (attaccanti). Il Maestro di Campo sorveglia lo svolgimento regolare della partita, mentre il Giudice Arbitro con sei Segnalinee dirige l'incontro.
La partita ha inizio con il lancio del pallone (rotondo) da parte del Pallaio: un colpo di colubrina saluta l'apertura delle ostilità. Da questo momento in poi i calcianti cercheranno di portare il pallone nel campo avversario e di depositarlo tra la rete e la palizzata, segnando così una caccia (goal). Un colpo di colubrina convaliderà il punto ottenuto. Se il pallone supererà la rete, perderanno mezza caccia. I calcianti potranno usare ogni mezzo per vincere la gara, calciare il pallone, portarlo con le mani, scontrarsi fisicamente, gettarsi a terra, avvinghiarsi…, lacerare le divise degli avversari. Il campo di gioco diventa così un vero e proprio campo di battaglia. A ogni caccia ottenuta le squadre si cambiano il campo. Vincerà la squadra che al termine di cinquanta minuti di gioco (e di lotta) avrà segnato il maggior numero di cacce.
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