Anno 1 - N. 2 / 2002


“… VERGIN SACRA ED ALMA, NON TARDAR, CH’Ì SON FORSE A L’ULTIMO ANNO…”

PER PIERO

Suggestioni sulla vita e alcune opere di Piero della Francesca

di Giuliano Tessera



La resurrezione di Cristo (1463-65) Museo San Sepolcro


Gli occhi pieni di lacrime, non vedono più, incapaci, ormai, di mettere a fuoco il profilo della tanto amata città, del Borgo.
Le case, i campanili, le torri e, ancora più in là, la piana, il meraviglioso anfiteatro naturale che circonda l’alta valle del Tevere, teatro di tanto lavoro e di tante battaglie, passate e presenti.
La fine è vicina, ma nulla e nessuno possono impedire a Pietro di rivedere, con gli occhi della mente, se stesso, sua madre, suo padre, i suoi cari, la sua vita, la sua pittura, la sua luce.
Le immagini, prima sfocate e incerte si delineano progressivamente: dall’ombra alla penombra, dall’indeterminatezza ai contorni sempre più definiti. Dall’assenza di dimensioni alla prospettiva, dalla materia informe alla proporzione, divina.
Al di là delle colline, oltre i campi di guado che tanta fortuna hanno arrecato alla famiglia, ritorna con la mente e con il cuore alla Madonna incinta che aveva di -pinto, non molto tempo addietro, a Monterchi la latina Mons Herculis, alla Madonna del Parto. Rivede se stesso al- l’opera in quella cappellina da cui si può scorgere, in alto, Citerna, l’antica “Civitas Sobariae” con la sua corona di mura malatestiane, mentre dà vita all’immobilità del mistero della nascita. Così come Romana da Monterchi, sua madre, gli aveva sempre narrato collegando il culto cristiano con una antica tradizione pagana. “… O ventre maraviglioso che potesti ricevere lo Redentore… O ventre che non se’ ventre, ma se’ cielo…”. Impegnato nel ricordo di questa “reductio ad uterum”, mentre dipinge l’impassibile ma purissimo ovale del volto della Madonna, Piero si commuove, sino alle lacrime. Adesso la fine può anche arrivare.
Mentre questa immagine si pone in tutta la sua straordinaria evidenza, altri bagliori, a ritroso, gli si affacciano alla memoria. Le scene di morte della mattanza di Anghiari, la carneficina e tutta la violenza e lo stridore dello scontro feroce tra uomini, animali e cose, che ha sconvolto i dolci abituali contorni della valle del Tevere.
Ed è su questa scena di violenza e di sangue che si erge, maestosa, consolatrice e protettrice di tutto e di tutti, la Madonna della Misericordia.
Sotto il suo manto regna la pace, non può succedere nulla di male: Lei protegge, attiva, risoluta, rassicurante, senza paura. Il volto è essenziale e misterioso: l’ovale è perfetto, sublime espressione della legge dei numeri. La proporzione è esaltata al massimo livello.
Una canto simile a preghiera si diffonde. Piero ascolta.

“ Vergine chiara stabile in eterno,
di questo tempestoso mare stella,
d’ogni fedel nocchier fidata quida,
pon mente in che terribile procella
ì mi trovo sol, senza governo,
ed ò già da vicin l’ultima strida.
………………………………..
Vergin sacra ed alma,
non tardar, ch’ì son forse a l’ultimo anno…”

Ripercorrendo questi momenti im-magina l’evento della sua nascita, proiettato nella “Natività”.
Alla Vergine con il corpo tornato alla sua delicatezza e al suo meraviglioso splendore, inginocchiata davanti al Bambino che giace nudo e immacolato sul terreno, fanno cerchio angeli cantori che su plettri perfettamente accordati intonano musiche celestiali. Sullo sfondo si innalza netto, come sempre, il profilo della tanto amata città natale.
Ora alla mente ritorna un’immagine di un uomo che dorme. Lui solo, Costantino, riesce, nel sogno a vedere ciò che a noi e gli astanti è impossibile: la luce divina emanata dalla croce che l’angelo, in picchiata sul cono della sua tenda, fa promanare da una piccola croce dorata. È questo che Costantino vede nel sonno come narra la “Legenda Aurea”.
E ancora una volta, ma mai come ora tutta la tensione il pathos e il mistero sono dati dalla luce stessa. Il sonno eterno sembra a Piero ormai prossimo.
Le pareti di San Francesco ad Arezzo, cui per tanto tempo e con immane fatica ha lavorato appollaiato, sdraiato, incatenato, si fanno più lontane e lasciano il posto a immagini che lo vedono cavalcare sulle balze appenniniche, per raggiungere la corte di Federico Montefeltro e della sua sposa, la “Comitissa” Battista Sforza, a Urbino. Corte che come tutte le corti, compresa quella papale, che mai riuscirono comunque a richiudere e soprattutto a condizionare lui, uomo libero.
Con un complicato ma geometricamente perfetto sistema di prospettive, luci e ombre, richiami, allusioni, scenografie e ambientazioni, nasce la “ Flagellazione ”. E suoi misteri.
Lo scenario classico e maestoso, sia pur condotto da diverse prospettive è tuttavia unitario, subordinato all’esigenza narrativa.
Anzi, la prospettiva aiuta la narrazione. Stile classico e ambienti coevi si uniscono. Il loggiato del Pretorio di Ponzio Pilato, presentato con eleganti ornamenti marmorei che, come Luca Pacioli diceva, “rendono completa la decorazione”, si affianca a scorci familiari che non possono non far venire in mente proprio ciò che dal suo studio Piero vedeva: le case, i palazzi a ridosso della Badia, tra i quali la via Buia… che, come nel “Ritrovamento e verifica della vera croce” ad Arezzo, lasciano intravvedere sullo sfondo le torri gemelle. Care visioni.
Gerusalemme è minacciata dai Turchi ed ecco che un emissario bizantino discute della difesa con un potente, alla presenza di un angelo che forse ha ricevuto lo speciale incarico di mantenere le nazioni nella fede autentica ed è lì presente con distacco e dignità.
Immagini più lontane si accavallano nella sua mente: Firenze, il Concilio, i Greci, i loro mantelli intessuti d’oro, l’oriente con le sue fogge e i suoi simboli, il suo apprendistato… .
Ma la scena precedente incalza e ritorna e, al centro, si delinea incredibilmente bianca e luminosa, contornata da una foschia dorata, la figura del Cristo. “…il più bello tra i figli dell’uomo”.
Incorruttibile, senza lividi e deturpazioni, tra gli uomini e le cose, ma al di là degli uomini e delle cose.
La visione di questo insieme di elementi “complicati” ed “espliciti” , di verità nascoste e palesi, di enigmi spontanei o voluti, lentamente sfuma … per lasciare il posto, contornata dalla Curia Coeli intenta a giudicare le anime, alla “Madonna in trono con Bambino”.
Siamo nella dimora del Re dei Cieli, simile alla basilica romana, sede di giustizia, del Giudizio Finale: “Davanti al fulgido trono della maestà eterna preparaci la via alla pietà divina…”.
Appena alle spalle della Vergine, non sopra di Lei, nella nicchia absidale, da una conchiglia rovesciata, pende, appeso a una catena d’oro, l’uovo, simbolo di vita eterna, di Resurrezione. E su ciò Pietro si concentra…
Ora le forti mani di Pietro, che tanta materia hanno trasformato in immagini regolate da perfette proporzioni e in luce, si distendono. Stanno ormai per lasciare la presa della vita. Un sobbalzo.
Orgoglio e passione si ridestano per un attimo, ancora sorretti dalla speranza: di fronte è l’immagine della Resurrezione.
Gli occhi scuri del Cristo restituito alla piena maestà della sua umanità, con l’abito e il vessillo del vincitore, vittorioso sul peccato, sul mondo, sulla morte, inseguono Piero, fissandolo intensamente.
Lo sguardo del Cristo imperioso e invincibile poi, fisso e immobile, va oltre i limiti del finito, oltre il dolore oltre la morte.
Ai suoi piedi “riversi come quattro spicchi di frutto” i soldati dormono.
Piero è appagato, soggiogato: definitivamente.
Anche la vallata e il Borgo coi suoi palazzi, i campanili, le torri, sono sotto la protezione invincibile del Cristo-Re. L’antica Liturgia, il “Vicus Sancti Sepulcri”, il “Burgum Sacti Sepulcri”, i santi pellegrini Egidio e Arcano che reduci da Gerusalemme lo fondarono, sono pronti ad accogliere Piero, definitivamente. Si spegne.
E proprio mentre al Vecchio si sta aggiungendo un Nuovo Mondo, “Il dì dodici di ottobre 1492 maestro Pier dei Franceschi, famoso “pictore”, fu sepolto in Badia”.


Immagini a commento:
Madonna del parto Monterchi (1450 c.)
Madonna della Misericordia, polittico della Misericordia, parte centrale (1445-60), San Sepolcro, Museo Civico
La natività (1470), Londra, National Gallery
Il sogno di Costantino (1455), Arezzo, Chiesa di San Francesco
La flagellazione (1455 c.), Urbino, Palazzo Ducale
Ritrovamento delle tre croci e verifica della vera croce (1460 c.), Arezzo, Chiesa di San Francesco
La resurrezione di Cristo (1463-65), San Sepolcro, Museo Civico
Madonna in trono con bambino (1472-74), Milano, Pinacoteca di Brera