Anno 5 - N. 15/ 2006


Nell’Adriatico il primo lazzaretto in assoluto venne attivato nel 1377 dalla Repubblica di Ragusa

L’AUSTRIA POTENZA MARITTIMA epidemie e lazzaretti

I commerci dai Balcani e dalla costa orientale del mediterraneo passano per Trieste, si apre il canale di Suez. questo ultimo evento non può non avere ripercussioni sulla possibilità di aprire vie a nuove patologie. sarà l’epoca del colera

di di Euro Ponte



Il porto di Trieste sotto Maria Teresa: sulla punta in basso, a destra, è segnato il Lazzaretto di San Carlo. Cartolare del Kandler. (Civici musei di Storia ed Arte di Trieste)


Talvolta alcuni eventi appaiono strani, quasi inspiegabili. L’Austria sino alla fine del 1700 era un paese continentale e, dopo la perdita dei Paesi Bassi, privo di una flotta, di grandi porti e di tradizione marinara.

Le coste italiane, piatte e a nord del canale d’Otranto, eccetto Ancona, Bari e Brindisi, poco adatte ad accogliere grandi flotte, appartenevano ai Borboni ed al Papa; sopra il delta padano imperava Venezia, potenza marinara da secoli. Il dominio di Venezia si fermava a Trieste, allora piccola città del Sacro Romano Impero, per poi proseguire lungo tutta la costa istriana, gran parte di quella dalmata, isole comprese, sino alle Bocche di Cattaro e, a sud aveva potestà sulle isole Ionie. Con l’esclusione della Repubblica di Ragusa e di alcuni possedimenti ungheresi si poteva parlare del golfo di Venezia che di fatto aveva il monopolio del commercio che, dal canale d’Otranto, si rivolgeva al Mediterraneo orientale e centrale e da lì al centro ed al nord Europa.

Oggi l’Austria, parte integrante dell’Europa, è nuovamente un Paese geograficamente piccolo, senza interessi sul mare e senza flotta. Eppure gli eventi della storia hanno, per un secolo, fatto dell’Austria una potenza marittima, con una flotta d’alto mare e con predominio su tutto l’Adriatico orientale. Flotta da guerra potente e temuta, flotta mercantile con traffici elevatissimi e economicamente molto ricchi. Il crollo economico della Repubblica veneta, la cessione di Venezia e dei suoi domini all’Austria, fatta da Napoleone nel 1797, la politica dell’Impero, disegnata a tavolino ed iniziata già decenni prima, di privilegiare i piccoli porti in proprio possesso rispetto ad altre vie mercantili, l’apertura del canale di Suez, l’indubbia capacità organizzativa della burocrazia imperiale, permisero un controllo dell’Adriatico ed uno sviluppo dei traffici e della ricchezza, impensabile solo il secolo precedente. Sarà necessario il crollo bellico del 1918 e la finis Austriae per far svanire il sogno e far implodere il Paese nei suoi confini attuali.

Il sogno dell’Impero nasce dai possedimenti più antichi degli Asburgo (Stiria, Carinzia, Carniola, Trieste e Gorizia), la cosiddetta Innerösterreich, territori attualmente frazionati tra Austria (Stiria e Carinzia), Slovenia (Stira meridionale e Carniola) Italia (Trieste e Gorizia). La posizione centrale di questi territori è data dalla Stiria, con capitale Graz, grande punto di confluenza di vie commerciali e grande mercato in rapporto con l’Adriatico ed alcune province della Monarchia, altamente produttive come la Boemia, l’Ungheria e la stessa Vienna. Il processo inizia con la politica protezionistica di Carlo VI, sacro-romano Imperatore, che nel 1716 dichiara che debbano essere privilegiate le vie commerciali verso Trieste e Fiume, allora piccole città di pescatori, con scarso e limitato commercio, costituendole, poco dopo, in porti franchi. Nel contempo pone ostacoli doganali per le tradizionali vie verso la Repubblica Veneta.
L’Imperatore, cogliendo il precipitare economico della Serenissima, volle interromperne il monopolio politico e mercantile nell’Adriatico e proclamò, nel 1717, la libera navigazione in questo mare. L’intento era di promuovere ed incrementare il commercio nei propri stati ereditari, in particolare quelli dell’Austria Interiore, con i suoi porti marittimi. Fu tuttavia Maria Teresa ad istituire la Provincia Mercantile del Litorale commerciale, che comprendeva i porti di Aquileia, Trieste, Fiume, Buccari, Portorè, Segna e Carlopago. Come si è detto Venezia, che regnava dall’Adda all’Isonzo, da Capodistria all’Albania, alle isole Ionie, scompare come entità politica nel 1797. Le truppe imperiali entrarono in Venezia il 18 gennaio 1798 e il 25 febbraio sfilarono, fanfara in testa, per San Marco.
Durante la seconda occupazione francese Napoleone entra in Venezia il 28 novembre 1807. Breve fu l’appartenenza di Venezia al Regno d’Italia mentre le terre dalmate passano sotto il dominio delle Province Illiriche, con Lubiana capitale e con Ragusa. Il 15 maggio 1814 il generale principe Reuss, entrava a Venezia, ove infuriava il tifo. Il 7 aprile 1815 prende vita il Regno Lombardo-Veneto, con capitale Milano.


Nel 1814-17, a Venezia si verificano terribili carestie, epidemie di pellagra e tifo. Nell’ottobre del ‘17 si ha l’ultima, tragica, epidemia di peste. Nel ’35 compare il colera, particolarmente virulento: la mortalità fu di circa il 50% degli infettati. L’epidemia si ripresenterà durante l’assedio del 1848.
La storia della sanità marittima muterà profondamente in questo arco di tempo. Decaduto il prestigio veneziano Trieste diviene il centro dei commerci e del controllo sanitario, Pola centro della marina militare: nel contempo i porti delle isole del Quarnero e quelli della Dalmazia si affrancano dall’abbraccio soffocante di Venezia. I commerci dai Balcani e dalla costa orientale del Mediterraneo passano per Trieste, si apre il canale di Suez. Questo ultimo evento non può non avere ripercussioni sulla possibilità di aprire vie a nuove malattie contagiose. Sarà l’epoca del colera.

È l’ora dell’Austria: le sue coste si estendono dalla foce del Po, lungo tutto l’arco dell’alto Adriatico e, quasi senza continuità, scendono alle Bocche di Cattaro. L’Imperatore Francesco, sulle orme di Carlo VI, può ipotizzare l’Austria come grande potenza marittima. Regnante Francesco Giuseppe, l’esito, disastroso per l’Austria, della campagna del 1859, faceva uscire per sempre il Veneto e la Lombardia dall’orbita asburgica. Rimane però all’Impero tutta la costa, da Trieste sino alle Bocche di Cattaro. Pola e Cattaro saranno le sedi della flotta militare, flotta derivante dalla defunta Armata Veneta. Gli ufficiali e marinai erano tutti di estrazione veneta, istriana, dalmata o corfiota,
Dopo il 1848 la marina prendeva ufficialmente il nome di K.K. Kriegsmarine. Il veneto-dalmato restò lingua di bordo, i comandi, dati da ufficiali austriaci, erano comunque in italiano, mentre la corrispondenza per Vienna era in tedesco. L’arruolamento degli equipaggi avveniva sempre nella fascia marittima dell’Impero, in prevalenza nell’antico territorio della Serenissima.




epidemie e lazzaretti

L’Adriatico era da sempre un importante via di transito e di arrivo. Il contatto con i porti e le vie di terra verso la Russia, i Balcani, la Turchia e la costa sud del Mediterraneo orientale e centrale: ciò significava immediato pericolo di epidemie. Ad esempio i traffici con l’Egitto costituivano un rischio costante di peste bubbonica, che “aveva culla perpetua nel Delta nilotico”.
Di qui la necessità di rigorose misure di controllo e di intervento sanitario attivo.
Le strutture sanitarie, di vario livello, venivano coordinate dal Governo marittimo del Litorale ampliato con i territori costieri già veneziani, con sede a Trieste. Dal 1814 al 1822 al Governo di Trieste era sottoposto un territorio molto vasto, corrispondente ai circoli di Gorizia, dell’Istria, di Fiume e di Karlstadt (Karlova?). Nel 1822 Fiume e Karlova? vennero restituite alla corona ungherese e la struttura del Litorale rimase, da allora, fondamentalmente la stessa sino al 1918.

Presso il Governo di Trieste (See-und Sanitäts-Zentralbehörde) veniva tenuto il protocollo delle patenti di navigazione, con i dati relativi alle navi facenti capo a tutti i porti austriaci dell’Adriatico sino all’Albania turca, con un limitato decentramento a favore della Dalmazia.
Nel 1851 venne disegnato lo schema del servizio portuale e di sanità marittima per tutti i porti austriaci e lungo tutta la costa vennero costituiti i distretti sanitari.
Nell’Adriatico il primo Lazzaretto in assoluto venne attivato nel 1377 dalla Repubblica di Ragusa che era indipendente dal 1358. La sede contumaciale venne inizialmente situata in un’isola vicina, poi su un promontorio ed infine nel sito definitivo. Dopodiché, nel 1403, la Serenissima Repubblica di Venezia edificò un suo Lazzaretto. Altri Lazzaretti, oltre a quelli citati, vennero attivati in epoche diverse, sotto diversi governi. Quello delle Bocche di Cattaro, della fine del XVI secolo, a Spalato, del 1592, a Castel Nuovo (Herzeg Novi) del 1770, a Fiume, nel 1726 e nel 1833.
Durante il dominio asburgico era quindi in funzione un articolato sistema di Lazzaretti, che partendo da Trieste, veniva incontro alle esigenze dell’Istria, delle isole del Quarnero e della costa dalmata.

Trieste venne protetta, in tempi successivi, da tre Lazzaretti ben attrezzati, il primo, detto Lazzaretto di S. Carlo o Vecchio, con edificio centrale ancora in essere, era situato in prossimità del porto più interno. Un secondo, del 1768, detto di Maria Teresa, più grande, con ampio e protetto bacino, verso la zona di Barcola, interrato poco dopo la costruzione della ferrovia per Vienna, poteva contenere 60-100 bastimenti e dare ospitalità a “600 forastieri”. La costruzione della ferrovia per Vienna, la cosiddetta Ferrovia Meridionale, inaugurata nel 1857, importante opera di ingegneria, comportò un ulteriore sviluppo del porto ma si inserì, materialmente, entro il perimetro di questo Lazzaretto, con problemi non indifferenti per la sanità. Il Governo quindi decise di demolire la struttura edilizia del Lazzaretto e di costruirne ex-novo un altro. Venne scelta una sede un po’ discosta dalla città, in vicinanza della cittadina di Muggia, che proprio in quel periodo vedeva il suo sviluppo, da paese di pescatori ad attività cantieristica. Intanto era intervenuta un’altra importante novità, la costruzione del Canale di Suez, inaugurato nel 1867.
Il 19 marzo 1869 l’Imperatore Francesco Giuseppe visitava il nuovo Lazzaretto.

Nel 1726 inizia ad essere operativo un Lazzaretto a Fiume: nel 1812, sotto il dominio francese, il Lazzaretto fu soppresso e la contumacia fu trasferita a Portorè ma, nel 1814, al ritorno degli austriaci, esso fu riattivato, mentre quello di Portorè, rimasto agibile sino al 1818, fu poi riconvertito in Ospedale per gli infetti del male sifilitico detto di “skarljevo”.
Se era innegabile la riduzione del rischio di epidemie mediante l’uso delle misure di isolamento delle persone nei Lazzaretti per la debita quarantena, il danno economico che conseguiva il blocco delle merci determinò il ricorso a procedure di esposizione delle medesime all’aria ed al sole, fumigazioni e, quando possibile, alla immersione in acqua di mare.
Interessanti anche le procedure per la bonifica della corrispondenza, il cui inoltro era spesso più importante di quello delle merci. Non raramente si trattava di carta moneta o di denaro metallico.
Per quanto riguarda la corrispondenza, dopo perforazione delle buste, si procedeva a suffumigi con vapori prodotti con una miscela di un quarto di zolfo, un quarto di nitro e due quarti di crusca; la moneta mettallica attraverso l’immersione e sciacquamento nell’aceto, sistema che veniva proprio in quegli anni sostituito da disinfezione mediante calore alla temperatura dell’acqua bollente, combinato con i vapori di acido fenico. Infatti il Bussolin, nella sua relazione sul Lazzaretto di Muggia, scriveva “…la disinfezione mediante calore alla temperatura dell’acqua bollente, combinata con i vapori dell’acido fenico.” Il cenno all’acido fenico ci riporta a Joseph Lister (1827-1912) che nel 1865 segnalò l’acido fenico per il trattamento antisettico.

A conclusione ci sembra di un certo interesse ricordare le epidemie di colera che raggiunsero Trieste sotto il dominio asburgico. Al declino del vaiolo e della peste subentrò la patologia da vibrione. Infatti, nell’Ottocento, era sostanzialmente il colera ad essere particolarmente temuto nell’Adriatico. Come fattori favorenti vanno ricordate l’apertura del canale di Suez e le nuove rotte del Mar Rosso.

Il colera, endemico in Oriente, e nell’ampia fascia mediterranea dell’Impero ottomano, si estese verso l’Europa nel 1835. La propagazione del contagio non avvenne per mare ma, da Kiev e dai domini dello Zar, nel regno d’Ungheria. Dal 1835 al 1886 Trieste venne attraversata per dieci volte dal morbo, sempre per periodi brevi ogni volta ma sempre con ampio corredo di dolori e lutti. Nel 1836 il colera fu segnalato, per la prima volta, a Fiume. Si osservò che “ne rimanevano vittime per lo più persone di forte e sana costituzione”. I porti erano comunque affollati da navi, in arrivo ed in partenza. Anche quelle in partenza potevano essere fonte di contagio. A Trani, nel 1836, il morbo giunse, infatti, portato da una nave partita da Trieste.
Una nuova epidemia a Trieste si manifestò, particolarmente virulenta nel settembre del 1848, anche in relazione all’arrivo in città di truppe austriache provenienti dal Veneto, reduci dalla repressione dell’indipendenza veneziana; l’epidemia si esaurì in novembre. Risultarono colpite più di 5.000 persone su 82.000 cittadini. I deceduti superarono il 40%. degli infetti. L’ultima epidemia iniziò nel 1885, per diffondersi ed esaurirsi tra il giugno ed il novembre del 1886 e fu la più devastante, nonostante la maggiore esperienza raccolta nei decenni precedenti.

Il viraggio stagionale verso l’inverno, segnalato dalla comparsa e dall’intensificarsi della bora, vento a raffiche, freddo, proveniente dalla città dalmata di Senj, segnava usualmente la fine delle epidemie di colera. Questo fu uno dei motivi per cui a Trieste, la bora, contrariamente alla verità, venne (e viene) vista come vento “sano”.