Anno 1 - N. 1 / 2002


MEDICINA E INGEGNERIA NELL’ETÀ NAPOLEONICA

“Puor la Patrie, les Sciences et la Glorie”

di Raffaele Giovanelli



Triomphe de la petit verole


La Francia alla fine del XVIII secolo è il luogo in cui avvengono le trasformazioni che si incaricheranno di fondare l’attuale civiltà “occidentale”.
Con l’Enciclopedia, pubblicata sotto la guida di Diderot e di d’Alambert, oltre ad esprimere una nuova visione politica, vengono resi di pubblico dominio i segreti della tecnica e della tecnologia custoditi per secoli dalle corporazioni delle arti e dei mestieri nell’Europa cristiana. Per comprendere le violente contrapposizioni che avvennero è essenziale ricordare il carattere religioso e cristiano della società da cui infine nacque la Rivoluzione francese. Infatti la successiva scristianizzazione della Francia ha fatto dimenticare che in realtà fondatori del patrimonio di conoscenze tecniche dell’Europa erano stati principalmente gli ordini monastici, strutture “internazionali” molto potenti, diffuse nell’area delle popolazioni cristiane. Gli ordini religiosi, in sostituzione delle tecniche in uso nel mondo classico, crearono nuove tecniche per lavorare e produrre beni e servizi indispensabili per la vita delle società evolute come quelle occidentali. Il modo con cui gli ordini religiosi crearono e diffusero le nuove tecniche di lavoro viene ripetuto oggi dalle multinazio- nali, che sono fondate su una sorta di capitale che potremmo definire capitale tecnologico, un capitale che incorpora le conoscenze del saper fare, oltre che la proprietà dei mezzi di produzione e l’organizzazione del lavoro. Oggi le multinazionali sono vincenti perché attraggono adepti di grande valore con la prospettiva della ricchezza e del successo individuale. Egoismo e competizione sono le molle utilizzate per tenere uniti i quadri dirigenti e promuovere il lavoro creativo, sempre difficile da incanalare verso fini prefissati. Le multinazionali religiose del Medioevo puntavano sulla promessa di una vita spirituale piena ed ottennero il risultato di creare quasi dal nulla una civiltà.
La divulgazione dei se- greti dei processi di produzione ruppe il monopolio delle corporazioni e distrus- se dalle fondamenta tutta la struttura sociale ereditata dal Medioevo.
Le corporazioni erano riconosciute e legittimate dalle altre istituzioni pubbliche e dal potere politico ed erano consacrate dalla Chiesa. La nascita dell’economia capitalistica fu possibile dall’aver messo a dispo- sizione del capitale di rischio le conoscenze tecniche custodite dalle corporazioni e protette da antiche leggi, contro le divulgazioni di quelle conoscenze. Quindi l’economia capita- listica alla sua origine ha un colossale furto di “brevetti”: il sapere tecnico ereditato da secoli di studi, prove (oggi diremmo ricerca) e lavoro, un sapere che venne ceduto gratis all’intraprendenza del capitale ed allo sfruttamento senza regole dei lavoratori, diventati, da parte viva dell’impresa quali erano nella struttura corporativa, forza lavoro anonima, senza volto e senza anima. La Chiesa e gli ordini religiosi non ebbero personaggi da mettere in campo per contrastare la schiera dei filosofi illuministi, i quali, capeggiati dal grande pole- mista Voltaire, convinsero la borghesia ed anche alcuni nobili a distruggere dalle fondamenta il vecchio ordine sociale.
Il capitale ebbe così a disposizione cono- scenze tecnologiche e forza lavoro senza limite di sfruttamento, perché la soppressione degli ordini religiosi tolse di mezzo anche l’assistenza sociale, che questi fornivano in diverse forme.
A parte gli arcinoti temi di dibattito politico sull’argomento, dibattito non ancora estinto ai giorni nostri, è interessante vedere che cosa realmente conteneva l’Enciclopedia. Essendo la storia scritta dagli storici, degnissime persone con una solida formazione umanistica ma di solito con scarsissime conoscenze di ingegne- ria, è accaduto che non siano comparsi, almeno a livello divulgativo, studi sul contenuto tecnico dell’Enciclopedia e sulle sue immediate applicazioni industriali. L’Enciclopedia contiene una parte importante riguardante la revisione della storia, della filosofia e di tutte le idee correnti, in modo da costituire un solido documento rivolto a distruggere la concezione dogmatica sostenuta allora dalla Chiesa. Questa parte storico-filosofica da due secoli è il pascolo prediletto di politici e pensatori soprattutto di sinistra. Ma la parte tecnica dell’Enciclopedia non è solo costituita da belle tavole, disegni ed incisioni. Ad un esame molto superficiale sembra di dover constatare come il contenuto dell’Enciclopedia, per questa parte, si discosti molto poco dalle conoscenze che gli ordini monastici, all’incirca alla fine del XII secolo, consegnarono alle corporazioni delle città di tutta Europa. Quindi per circa sei secoli e mezzo i pro- gressi compiuti dalle corporazioni erano stati molto modesti e questa è certamente la loro maggior colpa e la causa della loro rovina. Infatti la tecnica si fossilizzò, divenne oggetto di segreti ferocemente conservati, e quindi non fece grandi progressi. I pochi personaggi strani, alla Leonardo da Vinci, si mantenevano facendo ogni tanto qualche bel quadro ben pagato dai committenti, non appartenevano ad alcuna corporazione ma vivevano all’ombra delle corti dei principi e non avevano alcun obbligo di segretezza. Facevano schizzi e disegni di macchine nuove e mirabo- lanti, ma tutto finiva in mano a nipoti svogliati che cercavano di ricavarne un po’ di soldi. Non ebbero alcun seguito “industriale” proprio perché si trattava di disegni inopinatamente divulgati. Edgar Zilsel, uno storico degli aspetti so-ciologici della scienza e della tecnica, indica questi personaggi del Rinascimento come “artigiani superiori”. Egli è uno dei pochi tra gli storici che tenta di coinvolgere il pensiero del Rinascimento nella formulazione dell’idea di progresso così come si è affermata a seguito della Rivoluzione francese, ma non sempre riesce a convincere.
La trasformazione degli insegnamenti superiori ed universitari in Francia fu una conseguenza diretta e necessaria della Rivoluzione illuminista, che in pochi decenni darà un impulso enorme a tutti i campi della Scienza. Questa trasformazione ha fornito alla Francia, da allora, schiere di tecnici ad altissimo livello, oggetto di emulazione da parte di tutte le nazioni indu-striali. In questo quadro storico esaminiamo le vicende dell’École Polytechnique e dell’École de Medicine. Le due più prestigiose Università francesi si trovarono in contrapposizione soprattutto in riferimento allo sviluppo indu- striale ed alle necessità della Francia, impegnata ad esportare la Rivoluzione per creare un nuovo ordine mondiale, l’ordine che si sarebbe formato se le guerre napoleoniche avessero conseguito la vittoria finale. La Rivoluzione aveva eliminato collèges e vecchie universitès, destinate non tanto a creare e trasmettere cognizioni scientifiche ma piuttosto a consolidare e legittimare i principi di separazione delle classi e delle caste che costituivano la società francese prima della Rivoluzione. Per le immediate ricadute nelle arti della guerra e nella costruzione di grandi opere di ingegneria civile l’École Polytechnique (derivata nel 1795 dalla École Centrale des Travaux Publics, che era stata creata l’anno prima a Parigi) aveva un ruolo centrale ed era molto gradita al potere politico ed economico. Oltre a formare schiere di ingegneri regolarmente e brillantemente laureati, l’Ècole lasciò per strada molti che non riuscirono a conseguire la laurea. Paradossalmente questi ultimi non nutrirono verso l’École odio o risentimento ma, al contrario, per tutta la vita alimentarono il desiderio di operare nel senso di promuovere il progresso della tecnica così da essere degni delle grandi mete che l’ingegneria si riproponeva. Ed almeno sul piano della politica e dell’economia costoro fornirono un contributo maggiore di quello dato dagli ingegneri regolarmente lau- reati dal Politecnico di Parigi. L’École non era solo una scuola per formare ingegneri ma un centro di idee innovative e rivoluzionarie.
Alla vigilia dell’esame finale Auguste Comte venne allontanato dall’École Polytechnique per insubordinazione. Era il 1814 ed egli venne accolto in quella specie di scuola scientifico-filosofica creata da Saint-Simon (1760-1825) per offrire l’estasi contemplativa del futuro della Scienza, la prospettiva di porre termine alla Rivo- luzione (che rischiava di trasformarsi in una rivoluzione permanente) per riorganizzare la società su basi scientifiche ed infine dare ai suoi seguaci la forza di realizzare opere grandiose che trasformassero la Terra. Nello stesso anno dall’École usciva, senza aver terminato gli studi, Barthè- lemy-Prosper Enfantin (1796-1864) che sareb- be entrato nella schiera dei seguaci di Saint Simon guidando poi le idee del gruppo alle estreme conseguenze.
F. A. Hayek, nel suo “L’abuso della ragione” (Vallecchi editore 1967, titolo originale: The Counter-revolution of the Science: Studies on the Abuse of Reason - 1952) parla diffusamente di queste due Università. Descrivendo la figura dell’ingegnere “fabbricato” da questo Polite- cnico dice: “… lo specialista tecnico, che si considera istruito perché è passato attraverso difficili corsi scolastici, ma che ha scarsa o nulla conoscenza della realtà, della vita e della sua evoluzione, dei suoi problemi e valori, tutte conoscenze, queste, che soltanto lo studio della storia, della letteratura e delle lingue può fornire”.
Ma l’Ècole sin dall’inizio dispone del corpo insegnante più prestigioso che si possa immagi- nare. Lagrange, Monge, Carnot, Fourier, Prony, Ponsot sono tutti insegnanti in quegli anni della nascita di quella prima scuola di ingegneria. L’atmosfera di fanatico entusiasmo per la Scienza nella Francia del tempo portava gloria e finanziamenti, e lo sviluppo del “progresso” per proseguire doveva liberarsi di ogni critica. Fin dall’inizio si cercò di impedire che si formassero, sull’uomo, sulle scienze sociali e sulla medicina, orientamenti equilibrati e problema- tici. Il fanatismo divenne la norma e neppure se ne percepì la dimensione.
Una schiera di fisiologi, biologi e psicologi, prevalentemente legata alla Ècole de Medicine come Cabanis, Main de Biran con i loro amici Destutt de Tracy e Degérando, svolse un’analisi delle idee e delle azioni umane in relazione anche ai rapporti tra la costituzione fisica e quella mentale. A questa analisi dettero l’appellativo di “Ideologia” ed il gruppo si ispirò soprattutto a Condillac ed alla guida scientifica di Cabanis, uno dei fondatori della Psicologia fisiologica (Rapports du physique et du moral de l’homme - 1802). Ma non tutti i biologi francesi dell’epoca si dichiararono a favore della corrente di pensiero degli ideologi. Al Collège de France, Geoges Cuvier, il fondatore dell’anatomia comparata (nel 1801 aveva scoperto la legge della correlazione organica, nel 1812 pubblica: Recherches sur les ossements fossiles des quadrupèdes) era molto vicino ai così detti scienziati puri, cioè coloro che avevano una visione fanatica e quasi religiosa della Scienza.
I progressi che Cuvier fece compiere alle scienze biologiche contribuirono prepotentemente a rafforzare la convinzione che la Scienza fosse onnipotente ed avrebbe rapidamente chiarito tutti i misteri della vita. Gli altri due biologi Lamarck e Geoffroy St. Hilaire, che divennero anche più famosi di Cuvier, si allinearono con il gruppo degli ideologi ma furono piuttosto tiepidi nei loro convincimenti e non si occuparono molto dell’uomo come essere pensante. Invece, come si è detto, Cabanis, Main de Biran, Destutt de Tracy e Degérando fecero dello studio dei pensieri dell’uomo il tema centrale delle loro ricerche. E’ importante vedere come mutò il significato di “ideologia”, inizialmente con i connotati di un’analisi delle idee umane e delle azioni che da queste derivano. La maggior parte dei dibattiti e delle problematiche riguardava come si potessero applicare allo studio dell’uomo i metodi delle scienze della natura, collaudati con qualche successo nello studio degli animali e delle piante. Si trattava di studiare l’uomo sgomberando il campo dai pregiudizi circa il fine ultimo a cui l’uomo stesso sarebbe destinato. Essi non ebbero mai dubbi circa la legittimità delle loro indagini. Quanto a fanatismo non erano da meno dei loro colleghi ingegneri, matematici, chimici e fisici. Destutt de Tracy propose di considerare l’ideologia nel suo complesso come parte della zoologia, mentre Cabanis dichiarò che la fisica deve essere la base delle scienze morali. Oggi tutta questa materia è oggetto di esame da parte di discipline diverse. In quegli anni tutto si affollava e si confondeva in un entusiasmo delirante: l’uomo aveva la percezione di essersi affacciato su un mondo nuovo e sconfinato da conquistare, offrendo ai conquistatori una sorta di eternità, ciò che l’impoverimento della religione aveva fatto dimenticare. Nell’applicazione della tecnica delle scienze della natura ai fenomeni sociali si ebbe l’apporto dei membri della Société des Observateurs de l’Homme i quali sostennero la necessità di limitare lo studio sociale alla semplice registrazione di osservazioni come oggi si sostiene per non alterare il campo osservato. Gli ideologi si mantennero nel solco della tradizione dei philosophes del XVIII secolo.
Mentre quelli dell’altra fazione, i colleghi dell’Ècole Polytechnique, divennero ammiratori e seguaci entusiasti di Napoleone, ricevendone appoggi, favori e fama, al contrario gli ideologi restarono fedeli all’idea di libertà individuale incorrendo nella collera dell’imperatore. Nel 1800 Napoleone creò un premio di 60.000 Franchi per incoraggiare le ricerche sull’elettricità, ricerche che erano uscite dalla fase di semplice curiosità scientifica grazie alla pila, che Volta aveva scoperto lo stesso anno e che forniva una corrente elettrica continua e non scariche elettrostatiche come sino ad allora era stato possibile.
Ma verso i medici l’atteggiamento di Napoleone fu molto diverso. Fu lui a mettere in circolazione il termine “ideologo” con una connotazione negativa, servendosene come espressione di disprezzo verso quanti osavano difendere la libertà. Napoleone mise in pratica la sua “ripugnanza per ogni discussione e per l’insegnamento delle materie politiche” vietando la diffusione delle idee degli ideologi e perseguitando i personaggi più rappresentativi.
Nel 1806 Destutt de Tracy si appellò al presidente degli Stati Uniti Jefferson per poter pubblicare in inglese il suo Commentaire sur l’Esprit des lois. Le materie di scienze morali e politiche furono escluse dai programmi dell’Institut il Tableau de l’état et des progrès des sciences et des arts dopo il 1789. Anche nelle applicazioni militari della medicina ci furono problemi con il potere politico. Nel 1803 il Conseil de Santé (fondato nel 1772 e riordinato nel 1790) veniva soppresso dopo che fino al 1798 il personale ed i mezzi a disposizione dell’assistenza medica civile e militare si erano costantemente accresciuti.
Molto del patrimonio di conoscenze e di personale specializzato andò disperso.
Dal 1798 si svolse una sorta di epurazione tra i medici e gli infermieri per il sospetto di atteggiamenti antirivoluzionari. Anche il progresso nell’assistenza medica ai feriti sui campi di battaglia venne ostacolato. Larrey nel 1792 poté organizzare un sistema di assistenza basato su ambulanze mobili che stazionavano nelle immediate retrovie del fronte. Il sistema era articolato come unità indipendenti, ciascuna composta da quindici chirurghi e dodici vetture leggere. Percy trasformò i lunghi cassoni dell’artiglieria in riserve mobili di materiale sanitario; sopra i cassoni si sistemava il personale medico. Gli ospedali francesi erano pieni di feriti delle armate nemiche. Ma quando Percy chiese nel 1800 ad un comandante austriaco di non sparare sulle ambulanze ricevette un rifiuto. La nascita della Croce Rossa venne dopo parecchi anni! Napoleone dovette attendere i fasti dell’Impero per poter accrescere il servizio sanitario dotando in particolare la Guardia Imperiale di un suo servizio sanitario. Tutto ciò che riguarda la medicina ebbe quindi alterne vicende a seconda degli umori politici e non poté sempre seguire liberamente lo sviluppo che era consentito alle altre scienze.
Ma la storia del partito degli ingegneri sarebbe incompleta se non si accennasse ad un personaggio che in realtà ebbe un ruolo centrale nella Rivoluzione illuminista, così come trasmessa ai secoli futuri, da quegli anni tumultuosi: il conte Henri de Saint-Simon, che debuttò andando con La- fayette in America a combattere contro gli inglesi durante la guerra di indipendenza.
Tornato in Francia si trovò in pieno nella Rivoluzione e dovette rinunciare al titolo nobi- liare per diventare il cittadino Bonhomme, politicamente un sanculotto estremista. Quindi ebbe una vita rocambolesca, passando da spe- culatore finanziario spericolato a ostinato e povero seguace delle idee più avanzate. Saint-Simon, del quale abbiamo già detto all’inizio, è stato il personaggio più confuso, contraddittorio ed insieme geniale che sia emerso da quel periodo. A dispetto della confusione ed inconsistenza logica delle sue idee egli ha lasciato un segno profondo nel pensiero filosofico, scientifico e politico di tutto il secolo XIX. In un intervallo di tempo che arriva appena a mezzo secolo la storia politica e militare e tutto il patrimonio di idee della civiltà occidentale furono trasformati e rifondati. Ci furono errori tragici, guerre e stermini, sopraffazioni e distruzioni, il paesaggio mutò in pochi anni, l’Umanità sembrò volersi rinnovare. È molto difficile avere una descrizione fedele di ciò che avvenne pur limitandoci ad ambiti molto ristretti, come ad esempio la rivalità tra due università: l’École de Medicine e l’École Polytechnique.
Si è trattato in realtà dello scontro tra due ideologie che a ben vedere differivano solo per qualche dettaglio, essendo in realtà accomunate da un’eguale fanatica convinzione di arrivare rapidamente a conoscere e governare tutto il reale, un delirio di onnipotenza che oggi per fortuna è in gran parte tramontato grazie alle sconfitte della civiltà che furono le guerre di massa, scatenate anche con il contributo di questo delirio.