Anno 4 - N. 11/ 2005


IL SANTO CHIODO E LA “NIVOLA”

Sant’Ambrogio nell’orazione funebre, avvenuta il 25 febbraio 395, per la morte dell’imperatore Teodoro, testimoniò per primo dell’esistenza del Santo Chiodo

di Rosanna Veronesi



Il Santo Chiodo


La reliquia del Santo Chiodo, custodita nel Duomo di Milano, è composta da tre elementi costituiti nell’ordine: da una verga di ferro a forma di morso per cavallo con le due estremità piegate ad anello; da una sottile verga di ferro a sezione circolare, ripiegata su se stessa e attorcigliata in quattro cerchi irregolari ed infine l’elemento più importante: il vero Santo Chiodo composto da un ferro forgiato a mano a sezione quadra con punta ripiegata ad uncino entro l’anello del morso e con testa a forma di grosso chiodo.
È tradizione secolare far vedere la “nivola” da vicino allestita al centro del coro cinquecentesco, sopra il quale sono anche esposti i grandi quadri delle Storie della Croce e del Santo Chiodo.
Dieci quadri sono visibili dall’interno della cappella feriale, mentre i restanti cinque si possono ammirare dall’esterno del tornacoro.

LA STORIA DEL SANTO CHIODO

Sant’Ambrogio nell’orazione funebre, avvenuta il 25 febbraio 395, per la morte dell’imperatore Teodoro, testimoniò per primo dell’esistenza del Santo Chiodo, riconducendo da parte di Elena la storia del ritrovamento e della trasformazione di due chiodi della croce, uno in morso o freno per cavallo e l’altro inserito come diadema nell’elmo del figlio di Costantino, che poi li ebbe in dono.
Costantino folgorato dall’evento, accolse questo segno come segno di devozione e grazia divina per poi tramandarli a tutti i suoi successori. Tale possesso attribuiva agli imperatori un carattere sacrale in quanto il “Sacro Diadema” dava sicurezza nel guidare e moderare le popolazioni sottratte al paganesimo, al giudaismo, all’arianesimo.
Molti studiosi restano assai scettici su tale tradizione che ribadisce alcuni concetti contrastanti.
Il primo sostiene che fu proprio Teodosio a donare il Santo Chiodo forgiato a morso di cavallo al vescovo Ambrogio; mentre altri sostengono che la preziosa reliquia arrivò a Milano al tempo delle crociate (sec. XII).
Poiché Teodosio risulta l’ultimo imperatore cristiano dell’Impero Romano unito, assai vicino al Vescovo Ambrogio, la chiesa Ambrosiana ritiene corretta la prima versione.
È certa invece la permanenza ab antiquo nella basilica di Santa Tecla; atto del Registro di Provvisione del 1389, in cui il Santo Chiodo è ritenuto tra i titoli conferiti di maggior prestigio. In seguito Santa Tecla venne abbattuta e la reliquia venne traslata con grande solennità nella nuova cattedrale.
Il 20 marzo 1461 fu collocata alla sommità della volta del coro, in quella nicchia-reliquiario a circa 42 metri dal pavimento, decorata da una croce d’oro e dipinta da Cristoforo de Mottis.
Nel coro in passato ardevano grossi ceri e nel Cinquecento vennero aggiunti gli angeli adoranti; successivamente e sotto l’episcopato di Federico Borromeo la piccola nicchia divenne il centro di una più grande croce a raggi con voli d’angeli che si allargano quasi a toccare la quattrocentesca serraglia absidale raffigurante il Padre Eterno (opera incantevole di Jacopino da Tradate del 1424, e ora conservata nel Museo del Duomo).
Da quel tempo rimane accesa perennemente una lampada rossa, segno tangibile per il visitatore più distratto.
Nell’intersecazione della croce, lo sportello in cristallo di rocca, protetto da una grata metallica, cela il Santo Chiodo.
È un parallelepipedo ottagonale legato in argento e ornato da pietre preziose e fu donato dal Cardinale Federigo Borromeo nel 1624. Opera eseguita da Guido Mangone su disegno del Cerano.


CALAR GIÙ DALLA NIVOLA

La nivola è una specie di ascensore mosso da un sistema geniale di funi e carrucole a capo di due argani situati sopra le volte del coro. La tradizione attribuisce a Leonardo l’originario meccanismo (anche se negli archivi non c’è traccia dei disegni preparatori). È certa invece l’opera dell’apparato dovuto a Giovan Battista Crespi detto il Cerano a cui il cardinale aveva commissionato l’opera; la navicella a forma ellissoidale in legno rivestito di tela con angeli in volo tra nuvole e cielo è opera di Giovanni Battista Mandriano detto il Duchino ed è datata 1612.
Nel 1701 la navicella venne decorata da quattro statue lignee di angeli e apparata dal baldacchino e decori in seta con frange oro.
L’ascesa della “nivola” dura sei minuti e durante la cerimonia viene aperta la porticina, prelevata e inserita la teca nella grande croce lignea che l’arcivescovo innalza e offre alla vista e alla devozione dei fedeli.

Nel Distinto ragguaglio dell’ottava meraviglia del mondo o della gran metropolitana dell’Insubria, volgarmente detta il Duomo di Milano, …1739, Pier Antonio Frigerio… elenca per la prima volta i quadri di dimensioni eccellente, sistemati da poco nella cattedrale e dedicati alle “Storie della Santa Croce e del Santo Chiodo”.

Ne vengono elencati ventidue, ma nel tempo, composti e ritrovati tra le volte del Duomo, ne vennero recuperati solo 15 (circa venticinque anni or sono).

L’intero ciclo veniva esposto in occasione della festività detta “L’Invenzione della Croce” che cade secondo il calendario ambrosiano il 3 maggio.
L’archivio storico della Fabbrica rivela che le tele vennero offerte intorno al 1708, dalle Università professionali delle Corporazioni d’arte e mestieri. Mancano precisi riferimenti ai temi e agli autori, anche se gli artisti legati ai virtuosismi del barocchetto milanese e anticipatori del neoclassicismo risultano F. Porta, Andrea Lanzani, Antonio Lucini, P.Atonio Ma gatti, Ambrogio Bellotti, Pietro Maggi e Francesco Abbiati.

IMMAGINI
Il Santo chiodo
La Nivola