Anno 4 - N. 11/ 2005
La nobile città di Lione
" Lion, città grande come he Pavia, ma più spessa et più bella ; per mezzo li corre la Sona... "
(dal Diario di viaggio in Europa di un Anonimo Mercante di Milano, 1506)
Dai galli ai romani, dai barbari al medioevo, da enrico iv alla ricca borghesia, dalla rivoluzione ai giorni nostri una storia di grandi eventi e di grandi capacità imprenditoriali
di Jacques Pestre
Prospettiva della città di Lione all’inizio XVI sec. (incisione acquarellata).
INTRODUZIONE
La città di Lione, situata alla confluenza del Rodano e della Saône, costituisce un punto di incrocio tra Italia del Nord e Spagna. Originariamente essa fu deposito di mercanzie che attraverso la Saône raggiungevano l'Europa del Nord per via fluviale.
La sua origine è probabilmente gallica ed il villaggio più antico abitato da queste popolazioni si chiamava Condate. È ancora oggi incerto se la città che si sviluppò da questo villaggio originasse da popolazioni dette Seguviasi, provenienti dalla zona ad est dell'attuale Lione oppure dagli Eduensi, provenienti dalla zona a nord.
Questo borgo fu trasformato in una vera e propria capitale dagli occupanti Romani delle Gallie, sviluppatasi da un iniziale baraccamento militare in posizione più elevata sulla collina di Fourvière (Forum Vetus), che domina la parte bassa della città in prossimità della Saône. Il nome romano della città fu Lugdunum, divenuta ben presto un centro cosmopolita. Commercianti, militari in pensione, i "veterani", schiavi greci provenienti dall'Asia Minore, in realtà non solo greci, ma giudei, anatolici, egiziani...: assieme ai Galli essi finiranno per diventare Lionesi. Questo carattere cosmopolita della città è ancora oggi presente nella sua popolazione.
Inizialmente Lugdunum si converte al culto di Cibèle, culto taurobolico portato dall'Asia Minore dai militari romani, culto che perdurerà fino al IV secolo. In seguito gli schiavi, essi pure provenienti dal bacino orientale del Mediterraneo, inizieranno la diffusione del Cristianesimo.
Al pari di altre regioni di Asia ed Europa il culto verso la divinità femminile - ricordiamo qui ad esempio Iside - perdurerà a lungo nei riguardi di Cibèle e in seguito della Vergine Maria.
Grazie alla religiosità cristiana, al suo ruolo di capitale religiosa, alla tenacia ed al valore dei suoi Vescovi Lione riesce a superare un periodo medioevale non facile.
Con il Rinascimento la città si impadronisce nuovamente della sua vocazione commerciale, finanziaria e manifatturiera, dopo la Guerra dei Cent'anni.
Quando la Borgogna viene annessa al Regno di Francia si determina nuovamente un collegamento operativo, oltre che politico, tra Nord e Sud del Paese, del quale i Lionesi beneficeranno in larga misura: Fiorentini, Lombardi, gli Italiani in genere, attratti dalla capacità dei Lionesi di assimilare uomini e tecnologie, consentono alla città una grande ripresa economica ed imprenditoriale, della quale è testimonianza il Diario di un Anonimo Mercante di Milano, del 1506, recuperato in questi ultimi anni.
"Città ribelle e moderata" la chiama il suo attuale Sindaco Gérard Collomb, nell'introduzione ad una "Histoire de Lyon", un colpo d'occhio attraverso più di due Millenni.
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UNA BREVE STORIA DI LIONE
Le colline, due fiumi ed una vasta pianura, atti a proteggere i suoi abitanti dagli assalti dei nemici, favorendo inoltre gli spostamenti, furono i motivi che indussero i Romani ad impiantarvi un campo militare, destinato a diventare di li a poco Lugdunum.
Scavi archeologici recenti (1987) hanno permesso di evidenziare che nel 350 a.C. esisteva un impianto agricolo sulle rive della Saône nel quartiere di Vaise. Nello stesso quartiere sono state rinvenute anfore etrusche di 2600 anni fa, ceramiche greche e vasi portaunguento provenienti da Rodi. Il ritrovamento di tali oggetti di provenienza mediterranea mostra che, già sei secoli prima della nostra era, Lione era un centro di scambi commerciali tra il mondo mediterraneo ed i paesi del Nord Europa.
Durante la guerra gallica, i Romani vi stabilirono un campo militare. Nel 43 a.C. per decisione del Senato il legato di Roma Munatius Plancus fonda una colonia per accogliervi i cittadini romani di Vienne cacciati dagli Allobrogi. La volontà imperiale di trasformare Lugdunum in capitale sarà assai importante nel favorire lo sviluppo della città.
Sotto il regno di Augusto la parte alta della città, che sarà chiamata più tardi Fourvière (Forum Vetus) diventa sede di magnifiche ville: foro, teatri, terme, templi, una caserma e la zecca trovano posto in questa posizione dominante dalla quale si può vedere il fiume.
Lugdunum diventa la città più importante delle Gallie, simbolo del potere centralizzante coloniale che ne fa un avamposto naturale di Roma. Il genero di Augusto, Agrippa, costruisce grandi strade di comunicazione. Tale rete viaria consente il collegamento con tutte le principali città della Gallia. Sono così collegate l'Aquitania, la Bretagna, il Narbonese, nonché la Valle del Reno e la Germania. Immensi acquedotti assicurano il rifornimento idrico della colonia.
Druso, il figlio di Claudio, l'Imperatore nato a Lugdunum, farà costruire un altare dedicato ad Augusto ed al genio di Roma: la città viene proclamata capitale delle tre Gallie.
Nel mese di agosto di ogni anno Druso riunirà i sessanta dignitari delle tribù galliche: essi si riuniscono in un anfiteatro posto sulle pendici della Croix-Rouge nei pressi dell'altare meglio noto come Santuario del Confluente.
I Galli occupano le sponde del Rodano (Condate) e della Saône: essi sono divisi in Nautes, confraternite che assicurano il trasporto delle merci sui fiumi. La penisola, come è chiamata la porzione della parte alta della città compresa tra i due fiumi alla base della Croix-Rouge, verrà ben presto occupata da depositi di grano, olio e vino prendendo il nome di Canabae. Per due secoli la città vive nella pax romana. Sarà abitata da oltre 50.000 e, secondo altri, non meno di 100.000 abitanti che si romanizzano, acquisendo anche le credenze religiose dei Romani.
Alla fine del II secolo anche la Gallia e Lugdunum vanno incontro ad un periodo di lento declino, legato alla crisi economica che colpisce l'Impero Romano.
Nel 177, sotto il regno di Marco Aurelio, ha luogo uno degli episodi più penosi della vita della città, il massacro dei Cristiani. Quaranta tra essi vanno incontro al martirio: dati in pasto alle belve nell'anfiteatro, esposti più giorni su cataste di legna, furono bruciati e le loro ceneri disperse nelle acque dei fiumi.
Nel 197 una rivolta capitanata da Albinus contro Settimio Severo, risoltasi in un fallimento, priva la città della Coorte urbana, compromessasi nella ribellione, nonché della Zecca.
INVASIONI BARBARICHE
Quale conseguenza della ribellione la città perde il suo statuto di Capitale, mentre le famiglie romane ricche si trasferiscono altrove. La riforma amministrativa di Diocleziano riduce la città al rango di capitale della Provincia lionese. I martiri cristiani danno a Lione un ruolo importante nei riguardi dello sviluppo del Cristianesimo. Lione diventa così una grande città episcopale: essa accoglierà nel suo seno Ireneo, uno dei padri della Chiesa, successore di Potino, uno dei martiri del 177.
La città, ormai non più sicura, si sposta ai piedi di Fourvière, al riparo delle mura, abbandonando la collina ove Lugdunum aveva felicemente prosperato. Non molto si conosce di questo periodo, caratterizzato dalle invasioni barbariche, provenienti dall'Est, inizio della rovina dell'Impero.
Con un clero onnipotente ma incapace di fornire e organizzare una difesa militare, la popolazione deve subire condizioni precarie, oltre a inondazioni e pestilenze.
Il nuovo centro urbano, in seguito chiamato Saint-Jean, si sviluppa intorno alla sede dell'episcopio.
Nel 475 Lione dovrà sottomettersi ai Burgundi che, installati nella Franca Contea, ne faranno la loro capitale per quasi un secolo per poi entrare a far parte del Reame Franco o Borgogna, che l'amministrerà attraverso Chalon prima e Autun in seguito.
Fortunatamente Lione resterà capitale episcopale con grandi nomi quali Nizier (533-573), conservando così un certo prestigio.
MEDIOEVO
Nel secolo VIII il lionese è invaso dai Mori. Di questa invasione non resta alcuna testimonianza diretta; Carlo Martello li respinse in battaglia, utilizzando peraltro i beni del clero per pagare i propri soldati.
È un periodo di decadenza per la città. Le chiese vengono trascurate, per decenni non viene eletto il Vescovo. I cittadini si spostano verso la campagna e la popolazione dell'abitato cade a 8.000 abitanti.
La salvezza della città avviene sotto i Carolingi con Carlo Magno, il quale ripristina ordine e legittimità dell'Impero innanzitutto con la presenza religiosa e vi invia due Vescovi di grande valore: Leidrado e Agobardo, il quale ultimo sarà il primo Arcivescovo di Lione. Si restaurano le chiese, vengono recuperate le terre ed i beni dei quali la Chiesa era stata privata, mentre si ristabiliscono imposte e decime e si aprono scuole per formare il clero.
Alla morte dell'Imperatore Lione si trova sballottata tra Borgogna e Provenza, tra i Signori di Beaujeu e del Forez. La città subisce gli assalti dei Saraceni, Ungheresi e persino dei Vichinghi. La lingua romanza sostituisce ora il latino. Il mondo sta cambiando: i secoli a venire saranno caratterizzati dalla scomparsa della Cavalleria che ha contrassegnato i secoli del Medioevo. A partire dal 1079 l'Arcivescovo di Lione assume il titolo di Primate delle Gallie, estendendo la sua giurisdizione episcopale fino alle province di Tours, Sens e Rouen. È in questo periodo che vengono costruiti il Palazzo arcivescovile ed il Castello di Pierre-Scize, residenza dei prelati, che verrà abbattuto durante la Rivoluzione. Viene costruito sulla Saône un ponte, in sostituzione di uno romano, che resterà in luogo fino al 1846.
La città è lacerata tra due giurisdizioni amministrative, una reale e l'altra imperiale, separazione che segnerà la vita lionese, almeno come mentalità, fino al XIX secolo. La parte di città ad est della Saône è sotto la giurisdizione del Conte di Forez, alleato del Re di Francia, e pertanto sottomessa al Reame di Francia, mentre la parte ad ovest è sotto il dominio della Borgogna che si è integrata nell'Impero germanico. L'Imperatore riconosce Lione come principato ecclesiastico con tutti i poteri regali, inclusa la possibilità di armare un esercito.
Nel 1173 l'accordo tra l'Imperatore ed il Conte di Forez concede alla Chiesa di Lione il diritto di amministrare la città che diventa così una Signoria ecclesiale indipendente, con analogia ai Principati-vescovati presenti in Svizzera ed in Italia.
In questo periodo, corrispondente alla Crociata di Riccardo Cuor di Leone, vengono costruite l'Abbazia di Ainay e la Manécanterie del complesso episcopale, a Sud-Est della Primazia Saint-Jean, che è il refettorio dei monaci e che oggi conserva il tesoro della Cattedrale.
Alla fine del XII secolo la città ha 20.000 anime, un quarto delle quali costituite da religiosi. Il XIII secolo, quello di San Luigi, segna la fine dell'indipendenza di Lione. Priva di Università, senza un vero esercito capitanato da un valente uomo d'armi, senza una vera e propria vita culturale ma città di nascente prosperità, Lione attira l'attenzione sia del Papato sia del Re di Francia. Le mire imperiali sull'Italia costringono Innocenzo IV (1243-54) a rifugiarsi a Lione nella cui Cattedrale si terrà in seguito un Concilio per ordine di Gregorio X nel 1274.
La presenza del Papato favorirà la formazione in Lione di una nuova forza politica: la borghesia.
La città si arricchisce, anche se Arcivescovi e Canonici tendono a fare una politica di conservazione dei beni da loro amministrati.
Pur continuando a farsi incoronare in Saint-Jean a Lione, i Papi sceglieranno la più tranquilla Avignone che resterà ai Papi fino al 1791.
Non potendo diventare città dei Papi, Lione diventerà città dei Re. La città ora prospera: è il periodo del gotico. Si completa in gran parte la Primaziale di Saint-Jean, vengono edificate in questo stile le chiese di Saint Nizier e di San Bonaventura.
Per banali motivi l'Arcivescovo chiede l'intervento del Re Filippo il Bello che invia a Lione il figlio il quale riesce ad impossessarsi del potere e Lione viene proclamata una "buona città" del Re.
Nel 1320 le proteste anche violente della borghesia lionese obbligano le autorità ecclesiastiche ad accordare una certa indipendenza: è il Comune con 12 Consoli eletti per un anno dai capi dei mestieri, sei dell'Impero e sei del Reame, mentre all'Arcivescovo restano solo i compiti della giustizia.
Inizia ora la Guerra dei Cent'anni alla quale i Lionesi non prendono parte anche se subiscono invasioni del territorio e fa la sua comparsa la peste.
IL RINASCIMENTO
Il XV secolo segna il passaggio tra Medioevo ed Evo Moderno. La scomparsa dell'Impero bizantino, l'arrivo degli Ottomani, la scoperta del Nuovo Mondo stanno trasformando il mondo occidentale in senso geografico e filosofico, un secolo di invenzioni e di innovazioni.
È il secolo della razionalità, il secolo del Rinascimento. Diventa irresistibile l'attrazione dell'Italia. Lione in un primo momento lascia passare le truppe francesi in marcia verso l'Italia, ma nel contempo accoglie Fiorentini, Milanesi, Lucchesi e molti altri.
Pur essendo ancora al servizio dei religiosi, sia pure in misura inferiore che nel passato, Lione si giova del suo sostegno al Re. Infatti la Guerra dei Cent'anni ha provocato nel nord del Paese distruzioni gravissime. Borgogna e Champagne, luoghi di fiere, sono totalmente devastati tanto che nel 1420 il Re promuove la istituzione di fiere regolari per risollevare l'economia del Paese. La enorme quantità di merci dei più vari generi che transitano nella città consente a Lione di recuperare la sua condizione di grande centro di commercio. Il ritorno della pace, la capacità professionale dei suoi mercanti, la qualità dei suoi artigiani, la capacità di assimilare uomini e tecnologie, i contatti commerciali con varie città industriali, in particolare Milano, determinano uno straordinario sviluppo della città.
L'invenzione della stampa determina verso la fine del XV secolo una nuova vocazione per la città di Lione, che diventa il terzo centro europeo di arte libraria.
La presenza dell'industria determina di fatto importanti cambiamenti: mercanti e finanzieri di tutta Europa convergono verso la città, nella quale l'attività bancaria è particolarmente attiva. Bisogna riconoscere che Lione ha mutuato la capacità di fare affari da Ginevra, altra città di fiorenti mercati e fiere, e l'appoggio reale le consente di mantenere il primato.
Nel 1464 e 1466 una quindicina di imprese lucchesi, fiorentine e milanesi abbandonano Ginevra per stabilirsi a Lione. La città godeva di una specie di extraterritorialità che consentiva ai mercanti di acquistare o vendere i loro beni con pagamento in moneta di loro scelta. Inoltre Lione si trova al centro di una regione di vivace attività: concerie, pelletterie, arazzi ma anche metallurgia e fabbriche di carta si sviluppano nelle borgate che circondano la città. Si riprende lo sfruttamento minerario (argento, rame), si esportano sale, manufatti di seta (Avignone) ecc.
Luigi XI tenta di impiantare a Lione una industria della seta, contro un'imposta di 20.000 lire, ma i Lionesi rifiutano l'offerta. Occasione perduta dato che il Re impianta la fabbrica a Tours: non sempre i Lionesi si comportano in modo intelligente nella cura dei loro affari. Parimenti è rifiutata l'apertura di un'Università e di un Parlamento. Nondimeno il XVI secolo si apre sotto buoni auspici, dato il numero di artisti, pittori, architetti, tra i quali Philibert Delorme, ma soprattutto grandissimi uomini di lettere quali Erasmo, Rabelais e Louis Labé, per tacere di eminenti giuristi.
L'attività economica si mantiene florida essendo basata su danaro e commercio.
Lione è città di transito di merci che provenendo dal Nord Europa sono destinate al Mediterraneo (tessuti e metalli) e da est ad ovest (seterie e tessuti dall'Italia e spezie dall'Oriente).
La popolazione della città passa da 40.000 a 60.000 abitanti in meno di cinquant'anni.
La città attira sempre più gli stranieri, tra i quali spiccano i banchieri italiani, che finanziano gli stampatori, e tedeschi. Il centro-città, la zona tra Rodano e Saône, quella che i Lionesi chiamano "penisola" diventa un quartiere opulento, anche se i ricchi preferiscono sempre i quartieri Saint-Jean e Saint Paul, ai piedi della Fourvière.
Il peso degli stranieri è rilevante: su 169 case di commercio presenti nella città, 143 sono italiane e 15 tedesche. Un figlio di un fiorentino nato a Lione, Giovanni da Verrazzano, navigatore, partito per l'America fonderà una città, Nouvelle-Angoulême, in onore di Francesco I Conte di Angoulême. Questa città cambierà nome ed oggi è New York.
Nel 1535 Francesco I viene convinto ad installare in Lione una manifattura di seta, esente da tasse: l'impresa ha uno sviluppo incredibile come anche i prestiti ad interesse dei banchieri italiani, in particolare dei Medici, che introducono l'uso della lettera di credito, della girata, delle fideiussioni e di altre pratiche fiduciarie.
Le operazioni militari contro la Lombardia trasformano in pratica Lione nella capitale del Regno di Francia, una vera e propria retroguardia militare, diplomatica ed economica del Paese. Nel 1564, dopo un periodo di carestia legato ad una calura eccezionale, compare la peste che riduce la popolazione a 40.000 anime alla fine del Cinquecento.
LE GUERRE DI RELIGIONE
Il problema delle "indulgenze" che Leone X, Papa Medici, crea per necessità finanziarie, determina, come è noto, la vivace reazione di una parte del clero germanico, che auspica un ritorno alle fonti del Cristianesimo. Nasce così il Protestantesimo che dividerà profondamente l'animo anche dei Francesi.
All'inizio la repressione è limitata, anche se nel 1530 alcuni dissidenti finiscono sul patibolo.
A Lione circa un terzo della popolazione si converte alla nuova confessione, alla cui diffusione contribuiscono in modo determinante gli stampatori tedeschi.
Intellettuali ed operai qualificati, oltre a convertirsi, riescono ad impossessarsi nel 1562 della città di Lione.
Le due comunità per alcuni anni convivono senza incidenti, anzi con buoni accordi circa la sistemazione dell'arredo urbano, non troppo dissimile da quello attuale. La famosa notte di San Bartolomeo purtroppo portò ad un massacro dei Protestanti anche a Lione. Oltre un migliaio di essi vennero sgozzati dai fanatici. I sopravvissuti ai "Vespri Lionesi" abiurarono la loro fede e migrarono a Ginevra.
Lione ha ritenuto di poter essere una capitale, svolgendo un ruolo politico e religioso indipendente e persino opposto rispetto a Parigi, quando i Re vi si sono stabiliti: all’opposto essa ha perduto la propria indipendenza.
Il Re Enrico IV ne fece al contrario una città di provincia come qualsiasi altra, riservandosi di nominare personalmente il Prevosto dei Mercanti, in pratica colui che amministrava la città, il quale era assistito da quattro scabini, nominati dai Maestri dei Mestieri.
Il Re controlla finanze, traffico, polizia ed esercito. La giustizia stessa è sottratta alla Chiesa che perciò è limitata al dominio spirituale.
Si assiste così ad un esodo delle élites protestanti anche straniere ed alla conseguente decadenza della città che durerà fino al XVII secolo.
A partire da allora, anche per merito di prelati tanto validi quanto di polso, si assiste ad una ripresa della città, anche in virtù dell'applicazione ferma, ma non violenta, dei principi della Controriforma e si determina una proliferazione di ordini religiosi: gesuiti, oratoriani, cappuccini, carmelitani... e così pure orsoline e carmelitane.
L'organizzazione della architettura degli edifici ad uso abitativo è quella che ancor oggi possiamo vedere ed ammirare, caratterizzata da due corpi di edificio con una scala centrale, assolutamente peculiari dell'architettura lionese. Alla fine del XVII secolo la popolazione è raddoppiata e tocca i 100.000 abitanti. Parimenti raddoppia il numero delle chiese.
LA RIVOLUZIONE
All'inizio della Rivoluzione gli abitanti sono 150.000: città importante ma senza ruolo politico. Ora però gli stranieri sono pochi ed il centro di gravità dell'Europa si sposta verso il Nord. Lione, tagliata fuori dalla politica pone le basi della sua industrializzazione.
I Montgolfier inventano l'aerostato che da essi prenderà il nome, mentre il Marchese Jouffroy D'Abbans sulla Saône fa navigare il suo Piroscafo a vapore.
E non bisogna certo dimenticare la seta che è un affare assai redditizio con una occupazione diretta di 30.000 addetti del settore.
Lione attraversa quello che è stato definito il suo "grand siècle". Le seterie lionesi sono esportate in tutto il mondo. Un certo disagio si ebbe nel 1744 quando un editto del Consiglio di Stato obbligò i produttori diretti, in gran parte operai, a vendere i loro prodotti solo attraverso i negozianti, che in pratica diventano i loro datori di lavoro, o che perlomeno vengono vissuti come tali. Di qui scioperi e relativa repressione dei medesimi attraverso l'uso delle armi. Nel 1786 si hanno tumulti con numerosi morti.
Inoltre il cambiamento della moda determina una grave crisi economica e disoccupazione: la città vive dei soli consumi della borghesia e della corte.
Tutto questo condiziona l'entusiasmo da parte dei Lionesi per la Rivoluzione dell'89, speranza di una migliore condizione economica da parte del ceto operaio.
Il peso delle decisioni del potere centrale parigino, in mano ai Montagnardi, e l'esclusione da ogni reale partecipazione dei deputati lionesi fa si che Lione favorisca il movimento federalista dei Girondini.
La protesta giunge alla Convenzione che invia un'armata e Lione cade nel 1793 con inevitabile repressione: oltre 1.800 cittadini sono ghigliottinati per ordine di Fouché. La Convenzione giunge a decretare la distruzione della città che dovrà chiamarsi "Città Affrancata". Fortunatamente le distruzioni sono solo parziali, limitate a ricche case della borghesia.
L'anno successivo la città recupera il proprio nome, ma i rapporti con Parigi sono definitivamente guastati.
Nel 1798 Lione, considerata dal Direttorio "realista e fuorilegge" subirà nuovamente un assedio.
Lione sarà liberata da Bonaparte alla fine del 1799 e da allora il nome del Primo Console sarà per sempre legato alla città. Meno felice sarà il rapporto durante l'Impero e si ricorda che il corpo dell'Imperatore, di ritorno da Sant'Elena in viaggio verso Parigi, fu camuffato.
Dopo la caduta dell'Impero la città, la cui popolazione era ridotta a 90.000 abitanti, è travagliata da una serie di scioperi. Agli inizi dell'800 Jacquard inventa una tecnica che farà rifiorire l'industria della seta a scapito tuttavia dell'occupazione operaia: di qui nuovi periodi di scioperi dei "canuts" come venivano chiamati i setaioli.
Con il secondo Impero la città si trasforma in una metropoli. I confini della città si allargano attraverso opere di bonifica delle zone paludose, con la creazione di un nuovo quartiere detto "les Brotteaux". Questi lavori consentiranno di proteggere la città dalle inondazioni. Alla metà dell'800 i sobborghi (Vaise, Croix-Rousse, Guillotière) vengono assorbiti dalla città.
Al contempo si osserva una ripresa del Cattolicesimo, con la costruzione della Basilica di Fourvière e di numerose altre chiese nei nuovi quartieri: non ci si limita a costruire ma si organizza un'attività missionaria ed evangelizzatrice per i paesi dell'Africa e dell'Asia, numerosi dei quali colonie francesi.
Il XIX secolo vede anche l'apogeo degli inventori e degli uomini di scienza, dal fisico Ampère, al grandissimo fisiologo Claude Bernard, ai fratelli Lumière inventori del cinema.
La proclamazione della Repubblica nel 1870, vede Lione sì repubblicana ma non rivoluzionaria, con tendenze autonomiste tosto represse.
Il 24 giugno 1894 viene assassinato a Lione, per mano dell'anarchico italiano Caserio, il Presidente della Repubblica Sadi Carnot.
IL XX SECOLO
Nel XX secolo Lione sarà amministrata dal centrosinistra (radicali e socialisti), il cui interesse parimenti è quello di trasformare la città in una metropoli regionale.
Un Sindaco caratterizzerà la città dal 1905 al 1957 e sarà Edouard Herriot. Egli aprirà la Fiera Internazionale di Lione e, da uomo saggio, durante la guerra del 1914-18, organizzerà l'approvvigionamento alimentare della città a prezzi controllati.
Dopo la Prima Guerra Mondiale l'industria lionese si diversifica nel campo chimico ed in quello della meccanica (e dell'automobile) né mancano iniziative sociali, con ospedali, scuole, abitazioni per le classi operaia ed impiegatizia.
Durante l'occupazione tedesca della Seconda Guerra Mondiale, Lione resta relativamente libera fino al 1942, diventando rifugio di intellettuali fuggiti da Parigi. Dopo la nomina del Maresciallo Pétain (1940), Lione diventa la capitale della Resistenza francese. In questo periodo non pochi cittadini sono alla fame, malgrado l'esistenza, come nel resto d'Europa, del "mercato nero".
Nel 1942 anche Lione ed il Sud della Francia saranno occupati dai Tedeschi timorosi di un'invasione attraverso la Provenza. Tristi eventi per Lione e per la Resistenza furono la morte di Jean Moulin, capo del Maquis, le persecuzioni ad opera della milizia di Vichy, nonché i bombardamenti aerei americani e la distruzione, ad opera dei Tedeschi, dei ponti sulla Saône e sul Rodano.
La ricostruzione post-bellica e nuove infrastrutture ridisegnano ampliandolo l'arredo urbano della città: viene anche costruito il nuovo aeroporto, dedicato a Saint-Exupéry: e poi il Centro Congressi, la Biblioteca Municipale...
Successivi abbellimenti sono continuati dal 1980 ad oggi, in particolare sul Lungo Rodano: sull'area della vecchia Fiera di Lione, Renzo Piano ha realizzato per incarico della municipalità la Città Internazionale che si completerà con un anfiteatro da 3.000 posti. Sono stati realizzati centri di studio sulle biotecnologie di livello internazionale (Istituto Merieux e Pasteur) e la sede dell'École Normale Supérieure, centro di studi di altissimo livello culturale.
E fortunatamente è stata conservata e restaurata la "Vecchia Lione" con i suoi meravigliosi edifici del XV e XVI secolo oggi dichiarata dall'Unesco Patrimonio dell'Umanità.
Oggi la città supera il milione di abitanti, inclusa la periferia, ed è la capitale della regione Rhone-Alpes: essa rappresenta, dal punto di vista economico, un decimo di tutta l'attività francese.
Città di transito tra il Nord ed il Mediterraneo, Lione tende ad ottenere quel grado di autonomia che le consentirebbe di rinnovare quei legami culturali ed economici che hanno favorito il suo sviluppo nei secoli e che sono alla base della sua prosperità.
All'alba del terzo millennio Lione spera e crede di avere i numeri per giocare un ruolo di primaria importanza nelle relazioni con le città sue naturali partners nello sviluppo quali Barcellona, Monaco, Milano e Ginevra.
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Un cordiale invito a visitare la nostra "nobile citta" di Lione.
IMMAGINI
pag.45
Mosaico dei due Fiumi (inizio del III sec.) Museo Archeologico di Saint Romain en Gal.
pag. 46
Prospettiva della città di Lione all’inizio XVI sec. (incisione acquarellata).
Antico refettorio della chiesa di Saint-Jean (XII sec.).
Tipica architettura del XV sec. con scala centrale.
Tipica architettura di casa privata (XVI esc.).
La Cattedrale vista dalla Saône.
Il palazzo di Enrico IV.
Il teatro romano (II sec.).
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