Il paese dei Cavalli





  La grande parata di tutti i quattrocentoventi soggetti presenti quest’anno. Ai puledri fino ai cinque anni per l’occasione viene tradizionalmente rasata la criniera, onde render l’incollatura più elegante






di  Maria Cristina Magri


Nell’immaginario italico la Svizzera è un paese di banche, cioccolata ed orologi: ma nel cantone del Jura , una regione verdissima di boschi e pascoli dolcemente ondulati dove sono nati e prosperano i Franches Montagnes c’è un paese di cavalli, Saignelégier.
Qui da più di cento anni si tiene la Mostra Concorso della razza autoctona, e visitarla nella “settimana santa” dell’evento è un’esperienza imperdibile.
Normalmente la zona è un paradiso per i cavalieri: tutte le strade secondarie sono in terra battuta e molte sono riservate ai soli cavalli permettendo così escursioni magnifiche nei boschi circostanti caratterizzati da una singolare ricchezza e varietà di specie arboree. Moltissimi alberghetti e bed & breakfast di campagna hanno le camere al primo piano con sotto le scuderie per i cavalli degli ospiti, i cancelli per il passaggio da un pascolo all’altro hanno chiusure pensate per chi è in sella.
Ma quando c’è il Marchè Concours la festa è assoluta, non esistono altro che loro, i cavalli: le poste delle halles si riempiono di fattrici e puledri appena arrivati dai pascoli, gli stalloni nei box in legno aspettano di farsi ammirare. Le bandiere colorano le ombre quasi gotiche degli alti soffitti in legno ed i protagonisti sembra che abbiano ricevuto solo un tipo di addestramento: quello per essere simpatici e socievoli. Centinaia di nasi morbidi ti si infilano nelle tasche o ti annusano il collo e le mani mentre passi nel corridoio, si concentrano sui visitatori e li puntano con le orecchie tese in avanti, i labbroni che cercano di brancicare amichevolmente chiunque arrivi a tiro.

Gruppo di famiglia




I Franches Montagnes (o Freiberger, per gli svizzeri di lingua tedesca) oltre che per il loro aspetto piacevolmente compatto di cavalli selezionati per il tiro leggero agricolo impressionano per il loro equilibrio. A parte l’evidente savoir faire equestre degli allevatori, anche l’essere lasciati liberi nei pascoli per sei mesi l’anno ha un’importanza notevole nella formazione di un’indole così serena. E durante l’inverno che da queste parti è lungo e freddo, raggelato dalla brize che penetra ovunque, i cavalli non sono lasciati a languire soli al chiuso: vengono ricoverati in grandi scuderie comuni, chiuse su tre lati e aperte sul quarto, che dà su di un recinto.
Torniamo al Marché, alla festa dei solidi e volenterosi tuttofare elvetici a quattro gambe motrici: c’è lo spettacolo di un solo tipo di cavallo che viene allegramente usato per tutto. Attacchi, salto, corse al galoppo, passeggiate, dressage: con un oculato accordo tra federazioni sportive ed allevatoriali si ha la possibilità di dedicarsi alla disciplina preferita senza dover ricorrere al cavallo milionario importato da chissà dove per emergere a tutti i costi. Si incentiva così l’allevamento locale e ci si può concentrare sulla qualità del lavoro svolto ed il miglioramento delle proprie capacità per soddisfare una sana spinta agonistica. La correttezza dell’ambiente sportivo diventa palese grazie ad un piccolo episodio: il vincitore di una delle corse al galoppo riservate ai ragazzi è stato squalificato subito dopo l’arrivo per uso eccessivo della frusta, ed invitato a presentarsi davanti alla Giuria. Nessuna protesta, nessuna recriminazione, è giusto così per tutti.
A Saignelegiér chi ama i cavalli respira aria buona, ogni cosa sembra vivere per loro e ci si possono lustrare gli occhi con tutto un assortimento di gare e spettacoli, finimenti luccicanti e coccarde colorate, costumi locali romanticissimi, attacchi sobri e corretti o infiocchettati come un albero di Natale, corse al galoppo sfrenato con pazienti FM che macinano la pista coscienziosamente, con la loro falcata che più che radere le margherite sembra arare il terreno e l’aria soddistatta di chi si sta impegnando a fare un lavoro al meglio delle sue possibilità.
Ma il momento più bello è forse il più semplice, la Gran Parade: nel grande prato all’interno della pista del galoppo sfilano i cavalli della manifestazione, proprio tutti e portati sottomano entrano uno dopo l’altro, in sottofondo c’è una melodia dolce che sa di panorami azzurri e lontani: le fattrici accompagnate dal loro ultimo puledro che se ne sta tutto composto e incollato al loro fianco, i cavalli più giovani si guardano incuriositi attorno, i veterani spesso hanno appeso dall’altra parte della longhina un bimbetto che non gli arriva nemmeno alla grassella.
Uno dietro l’altro, senza nitriti né litigi disegnano una grande spirale che si avvolge e poi si svolge senza interruzioni, niente di più: ma sembra per un poco che abbiano messo lui, il cavallo, al centro del mondo e noi tutti intorno, felici ed incantati per il solo fatto che esista.